2009-11-17 14:56:35

“Autismo informatico”, uno dei disagi giovanili da non sottovalutare


Ottocentomila minori in Italia sono senza cittadinanza; nella regione Lazio il 56,6% delle famiglie afferma di arrivare a fine mese con difficoltà. Sono solo alcuni dei dati emersi nell’incontro di lavoro voluto dalla vicepresidente del parlamento europeo, Roberta Angelilli, con il mondo dell’associazionismo italiano, per fare il punto sulla condizione delle famiglie e sul disagio minorile. C’era per noi Fausta Speranza:RealAudioMP3

 
Capire la condizione dei minori in Italia e in Europa: questo l’obiettivo di un incontro durante il quale hanno preso la parola la Comunità di Sant’Egidio e l’Associazione nazionale famiglie numerose, ma anche tante altre associazioni che si occupano da vicino di disagio e di minori. Emerge un quadro in cui a preoccupare sono le nuove forme di povertà di un’immigrazione mal gestita o di famiglie toccate dalla crisi, ma anche i disagi da eccesso di benessere: l’on. Roberta Angelilli sintetizza così:

“Abbiamo molto da fare per quanto riguarda la lotta alle nuove povertà, all’emarginazione, all’esclusione sociale. Ci sono persone che davvero soffrono e a volte non hanno neanche nulla da mangiare, famiglie che stentano ad andare avanti quotidianamente. Ma abbiamo anche bisogno di contrastare quella che il Papa ha definito una povertà in termini valoriali, in termini educativi, formativi. Noi abbiamo tanti giovani allo sbaraglio perché le famiglie - prese purtroppo da tante problematiche - non riescono a dare risposte. Abbiamo quindi fenomeni come il bullismo, in crescente aumento, ma abbiamo anche tanti ragazzi che soffrono di psicopatologie e di deviazioni del comportamento caratterizzati da ansia, stress, ma anche da bulimia ed anoressia e quindi da disturbi alimentari. Un altro fenomeno sottovalutato è quello dell’obesità, che sta diventando una vera e propria emergenza. Questi sono tutti sintomi conclamati di un forte disagio interiore”.

 
Per affrontare concretamente tutto ciò l’impegno non può essere solo nazionale ma a livello europeo. Ancora Roberta Angelilli:

 
“Ci vuole un grande sforzo da parte delle istituzioni, cercando di mettere anche a disposizione delle risorse finanziarie: le leggi sono importanti, ma bisogna poi sostenere i progetti. E’ necessario mettere in rete tutti gli operatori e le figure attive che sul territorio sono tanti: le grandi associazioni, ma anche le associazioni più piccole di volontariato, che cercano quotidianamente di dare delle risposte. Sicuramente, quindi, è necessario un budget più importante a partire dall’Unione Europea e una compartecipazione, una governance di questi processi”.

Non si può dimenticare, osserva inoltre l'on. Angelilli, il ruolo troppo spesso inadeguato o negativo dei media:

“Purtroppo, soprattutto i minori e i problemi dei minori sui media o vengono banalizzati o l’obiettivo è soltanto quello, come si dice, di sbattere il mostro in prima pagina. Quando c’è il dramma, quando c’è l’emergenza, quando muore qualcuno o quando c’è qualche scandalo, i media sono attentissimi a demonizzare i minori. Noi i minori invece li dobbiamo aiutare, dobbiamo accompagnarli in un processo di crescita formativo e quindi ci vuole più attenzione, più ascolto e meno demonizzazione”.

 
Tra le forme di disagio dei giovanissimi c’è “l’autismo informatico”: in pratica la dipendenza da video, che sia Internet, videogiochi o chat. A denunciarlo è il prof. Vincenzo Mastronardi, presidente dell’Osservatorio sui comportamenti e la Devianza dell’Università La Sapienza di Roma:

“L’autismo informatico ha a che fare con il mono-ideismo, nel senso che una sola idea possiede la propria mente e si entra in una nevrosi ossessiva. Il rapporto è unicamente con lo schermo ed è un rapporto peraltro virtuale. Ci si priva di vere possibilità emozionali, quali quelle che realmente si possono avere a livello interpersonale. Detto questo, però, non possiamo pretendere di cancellare Internet, di cancellare tutta quella che è l’evoluzione tecnologica. L’uso equilibrato di questi mezzi va fatto tenendo presente l’evoluzione fisiologica e positiva e non l'involuzione. Non bisogna lasciarsi prendere la mano dai mezzi, ma condizionare positivamente i mezzi”.







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