L'annuncio evangelico non sottovaluti la cultura relativista che manipola le coscienze:
così il Papa alla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli
La priorità pastorale è mostrare il volto vero di Cristo, unico Redentore dell’uomo:
è quanto scrive Benedetto XVI nel messaggio inviato in occasione della plenaria della
Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che si è aperta oggi a Roma presso
la Pontificia Università Urbaniana. L’assemblea si svolge sul tema “San Paolo e i
nuovi areopaghi”. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Come San
Paolo annunciò Cristo nell’areopago, ad Atene, con un linguaggio “inculturato” in
un contesto molto lontano dal Vangelo, così oggi la Chiesa è chiamata a proclamare
la Buona Novella con coraggio nell’attuale società che cambia. Benedetto XVI ricorda
le confortanti parole rivolte da Gesù all’Apostolo delle Genti: “Non aver paura; continua
a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male”
(At 18,9-10). E cita Paolo VI il quale ebbe a dire che non si tratta soltanto di predicare
il Vangelo, ma di “raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i
criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero,
le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la
Parola di Dio e col disegno della salvezza” (Insegnamenti XIII, [1975], 1448).
Occorre
– afferma - “saper valorizzare gli ‘areopaghi’ di oggi, dove si affrontano le grandi
sfide dell’evangelizzazione” con un realismo sorretto dallo spirito di fede, che vede
la storia alla luce del Vangelo, e con la certezza che aveva San Paolo della presenza
di Cristo risorto”. “L’attività missionaria della Chiesa va pertanto orientata verso
questi centri nevralgici della società del terzo millennio”. Tuttavia – prosegue il
Papa - non va sottovalutato “l’influsso di una diffusa cultura relativista, il più
delle volte carente di valori, che entra nel santuario della famiglia, si infiltra
nel campo dell’educazione e in altri ambiti della società e li contamina, manipolando
le coscienze, specialmente quelle giovanili. Al tempo stesso, però, malgrado queste
insidie – sottolinea il messaggio del Pontefice - la Chiesa sa che è sempre in azione
lo Spirito Santo. Si aprono, infatti, nuove porte al Vangelo e si va estendendo nel
mondo l’anelito verso un autentico rinnovamento spirituale e apostolico”. E così,
“come in altre epoche di cambiamento, la priorità pastorale è mostrare il volto vero
di Cristo, Signore della storia e unico Redentore dell’uomo”. Ciò esige – rileva il
Papa - che i cristiani “offrano una testimonianza di fedeltà a Cristo, costruendo
pazientemente quell’unità” che renderà “più facile l’evangelizzazione”.
Benedetto
XVI esorta a imitare lo “spirito” apostolico di San Paolo “incentrato totalmente in
Cristo” e capace di “trasformare anche le difficoltà in possibilità di evangelizzazione”.
Quindi conclude con un appello a “recuperare l’attenzione alla vita spirituale”, la
“fiducia in Dio” l’affidamento alla Provvidenza e il perdono nell’auspicio che “tutta
la famiglia umana possa invocare Dio come «Padre nostro!»”.