Il Papa alla Fao: riconoscere il valore trascendente di ogni persona è il primo passo
per sradicare la fame e la miseria. La Terra può nutrire tutti i suoi abitanti
C’è cibo a sufficienza per tutti, dobbiamo unire gli sforzi per sconfiggere la fame:
è il pressante appello di Benedetto XVI, rivolto ieri mattina al Palazzo della Fao
in Roma, nella sessione di apertura del Vertice Mondiale sulla Sicurezza Alimentare.
Il Papa ha sottolineato che per vincere la fame va riconosciuto il valore trascendente
della persona umana. Lo storico intervento del Pontefice è avvenuto alla presenza,
tra gli altri, del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e del direttore generale
della Fao, Jacques Diouf che ha rivolto l’indirizzo d’omaggio al Papa. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
L’impegno
a sradicare la fame inizia con la conversione dei cuori, bisogna dimostrare concretamente
la comune appartenenza alla famiglia umana: è l’accorato appello di Benedetto XVI
rivolto a tutti gli uomini di buona volontà dalla sede della Fao:
“ La
faim est le signe le plus cruel et le plus concret de la pauvreté... La
fame – ha detto – è il segno più crudele e concreto della povertà. Non è possibile
continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni
sempre maggiori”. Il Papa ha ribadito l’impegno della Chiesa
cattolica a sostenere tutti gli sforzi volti a sconfiggere la fame, con la parola,
le opere, l’azione solidale:
“L’Église ne prétend
pas interférer dans les choix politiques... La Chiesa – ha rassicurato
– non pretende di interferire nelle scelte politiche; essa, rispettosa del sapere
e dei risultati delle scienze, come pure delle scelte determinate dalla ragione quando
sono responsabilmente illuminate da valori autenticamente umani, si unisce allo sforzo
per eliminare la fame”. Abbiamo bisogno “della solidarietà
animata dalla carità”, ha detto il Papa, senza lasciare “spazio a ritardi e compromessi”.
Tale solidarietà, è stata la sua osservazione, “si affida alla tecnica, alle leggi
ed alle istituzioni” ma “non deve escludere la dimensione religiosa, con la sua potente
forza spirituale e di promozione della persona umana”.
“Reconnaître
la valeur transcendante de tout homme... Riconoscere il valore trascendente
di ogni uomo e di ogni donna – ha avvertito – resta il primo passo per favorire quella
conversione del cuore che può sorreggere l’impegno per sradicare la miseria, la fame
e la povertà in tutte le loro forme”. Nel suo articolato
discorso, il Papa, che ha toccato tutte le principali questioni all’ordine del giorno
per porre fine alla piaga della fame, sottolineando innanzitutto che “si conferma
il dato che la terra può sufficientemente nutrire tutti i suoi abitanti”. Dati, ha
proseguito, “che indicano l’assenza di una relazione di causa-effetto tra la crescita
della popolazione e la fame”, come ulteriormente provato dalla “deprecabile distruzione
di derrate alimentari in funzione del lucro economico”:
“Dans
ce contexte, il est aussi nécessaire de contester... In tale contesto
– è stata la sua riflessione – è necessario contrastare anche il ricorso a certe forme
di sovvenzioni che perturbano gravemente il settore agricolo, la persistenza di modelli
alimentari orientati al solo consumo e privi di una prospettiva di più ampio raggio
e soprattutto l'egoismo, che consente alla speculazione di entrare persino nei mercati
dei cereali, per cui il cibo viene considerato alla stregua di tutte le altre merci”. Si
è così soffermato sulla cooperazione internazionale che, ha precisato, deve “essere
coerente con il principio di sussidiarietà”. E ciò perché “lo sviluppo umano integrale
richiede scelte responsabili da parte di tutti e domanda un atteggiamento solidale
che non consideri l’aiuto o l’emergenza come funzionali a chi mette a disposizione
le risorse o a gruppi elitari presenti fra i beneficiari”. La comunità internazionale
deve dunque sentirsi corresponsabile dello sviluppo dei Paesi più poveri:
“Au
sein de ce contexte de responsabilité se situe le droit... All’interno
di questo contesto di responsabilità – ha affermato – si colloca il diritto di ciascun
Paese a definire il proprio modello economico, prevedendo i modi per garantire la
propria libertà di scelta e di obiettivi. In una tale prospettiva, la cooperazione
deve diventare strumento efficace, libero da vincoli e da interessi che possono assorbire
una parte non trascurabile delle risorse destinate allo sviluppo. E’ inoltre importante
sottolineare come la via solidaristica per lo sviluppo dei Paesi poveri possa diventare
anche una via di soluzione della crisi globale in atto”. Nell’odierna
situazione, ha proseguito il Papa, permane ancora “un livello di sviluppo diseguale
tra e nelle nazioni”. Condizione che accentua “la contrapposizione tra povertà e ricchezza”.
Del resto, ha constatato, vi è il rischio che la fame venga “ritenuta come strutturale,
parte integrante delle realtà socio-politiche dei Paesi più deboli” oggetto di sconforto
o indifferenza:
“Il n’en est pas ainsi, et il
ne doit pas en être ainsi... Non è così, e non deve essere così!
– ha detto – Per combattere e vincere la fame è essenziale cominciare a ridefinire
i concetti ed i principi sin qui applicati nelle relazioni internazionali” “Cosa
può orientare l'attenzione e la successiva condotta degli Stati verso i bisogni degli
ultimi?”, si è chiesto il Pontefice. “La risposta – ha detto – non va ricercata nel
profilo operativo della cooperazione, ma nei principi che devono ispirarla: solo in
nome della comune appartenenza alla famiglia umana universale si può richiedere ad
ogni Popolo e quindi ad ogni Paese di essere solidale”, favorendo “una vera condivisione
fondata sull'amore”. Ed ha ribadito che “sebbene la solidarietà animata dall’amore
eccede la giustizia”, essa “non è mai senza giustizia”. “Non posso infatti donare
all’altro del mio, senza avergli dato in primo luogo ciò che gli compete secondo giustizia”:
“Si
on vise l’élimination de la faim, l’action internationale... Se si
mira all'eliminazione della fame – ha affermato – l'azione internazionale è chiamata
non solo a favorire la crescita economica equilibrata e sostenibile e la stabilità
politica, ma anche a ricercare nuovi parametri - necessariamente etici e poi giuridici
ed economici - in grado di ispirare l'attività di cooperazione per costruire un rapporto
paritario tra Paesi che si trovano in un differente grado di sviluppo”. Ciò, ha soggiunto, “oltre a colmare il divario esistente, potrebbe
favorire la capacità di ogni Popolo di sentirsi protagonista” ed ha richiamato quei
principi della “legge naturale” che devono ispirare scelte ed indirizzi di ordine
politico, giuridico ed economico nella vita internazionale. Al contempo, il Papa ha
levato un forte appello affinché sia favorito l’accesso al mercato internazionale
dei prodotti provenienti dalle aree più povere:
“Pour atteindre ces
objectifs, il est nécessaire de soustraire les règles... Per conseguire
tali obiettivi – ha evidenziato – è necessario sottrarre le regole del commercio internazionale
alla logica del profitto fine a se stesso, orientandole a favore dell'iniziativa economica
dei Paesi maggiormente bisognosi di sviluppo, che, disponendo di maggiori entrate,
potranno procedere verso quell'autosufficienza, che è preludio alla sicurezza alimentare”. Né,
ha soggiunto, deve essere dimenticato, accanto all’alimentazione, il diritto fondamentale
dell’accesso all’acqua, senza distinzioni né discriminazioni. Il Papa ha così rivolto
l’attenzione all’analisi del "rapporto tra lo sviluppo e la tutela ambientale”. Per
gli Stati e le organizzazioni internazionali, ha detto, la tutela ambientale si pone
come una sfida “per garantire uno sviluppo armonico, rispettoso del disegno della
creazione di Dio e dunque in grado di salvaguardare il pianeta”. Ed ha auspicato che
venga approfondito il “preoccupante fenomeno dei cambiamenti climatici”, focalizzandosi
sulle popolazioni più vulnerabili”:
“Des normes,
des législations, des plans de développement et des... Non bastano
però normative, legislazioni, piani di sviluppo e investimenti - ha affermato - occorre
un cambiamento negli stili di vita personali e comunitari, nei consumi e negli effettivi
bisogni, ma soprattutto è necessario avere presente quel dovere morale di distinguere
nelle azioni umane il bene dal male per riscoprire così i legami di comunione che
uniscono la persona e il creato”. E
già in apertura dei lavori del Vertice mondiale sull’alimentazione e la malnutrizione
è stata approvata la Dichiarazione finale. L’incontro vede impegnate 192 delegazioni
ed una sessantina di capi di Stato e di governo. Assenti, tuttavia, i big della scena
internazionale: mancano, infatti, all’appello il presidente degli Stati Uniti, Obama,
quello francese, Sarkozy, e i primi ministri tedesco e britannico, Merkel e Brown.
Il servizio della nostra inviata alla Fao, Roberta Gisotti: