Il Papa alla Fao: riconoscere il valore trascendente di ogni persona per sconfiggere
la fame. No a egoismo, indifferenza, opulenza e spreco, ma cambiare stile di vita
“Riconoscere il valore trascendente di ogni uomo e di ogni donna resta il primo passo
per favorire quella conversione del cuore che può sorreggere l’impegno per sradicare
la miseria, la fame e la povertà in tutte le loro forme”. E’ quanto ha affermato oggi
il Papa nel suo intervento, nella sede della Fao a Roma, in occasione dell’apertura
del Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare. Benedetto XVI ha lanciato un forte
appello a evitare opulenza e sprechi e a superare egoismo, rassegnazione e indifferenza
per sconfiggere la fame nel mondo che sta crescendo in modo drammatico: e questo “mentre
si conferma il dato che la terra può sufficientemente nutrire tutti i suoi abitanti”.
“Questi dati – ha aggiunto - indicano l'assenza di una relazione di causa-effetto
tra la crescita della popolazione e la fame, e ciò è ulteriormente provato dalla deprecabile
distruzione di derrate alimentari in funzione del lucro economico”. Perciò “la fame
non dipende tanto da scarsità materiale, quanto piuttosto da scarsità di risorse sociali,
la più importante delle quali è di natura istituzionale. Manca, cioè, un assetto di
istituzioni economiche in grado sia di garantire un accesso al cibo e all'acqua regolare
e adeguato…, sia di fronteggiare le necessità connesse con i bisogni primari e con
le emergenze di vere e proprie crisi alimentari…”. “Non bastano però normative, legislazioni,
piani di sviluppo e investimenti – ha proseguito -occorre un cambiamento negli stili
di vita personali e comunitari, nei consumi e negli effettivi bisogni, ma soprattutto
è necessario avere presente quel dovere morale di distinguere nelle azioni umane il
bene dal male per riscoprire così i legami di comunione che uniscono la persona e
il creato”. Ecco il testo integrale del discorso del Papa: Signor
Presidente, Signore e Signori! 1. Ho
accolto con grande piacere l'invito del Signor Jacques Diouf, Direttore Generale della
FAO, a prendere la parola nella sessione di apertura di questo Vertice Mondiale sulla
Sicurezza Alimentare. Lo saluto cordialmente e lo ringrazio per le sue cortesi parole
di benvenuto. Saluto le alte Autorità presenti e tutti i partecipanti. Desidero rinnovare
- in continuità con i miei venerati Predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II - la
stima per l'azione della FAO, a cui la Chiesa Cattolica e la Santa Sede guardano con
attenzione ed interesse per il quotidiano servizio di quanti vi lavorano. Grazie alla
vostra generosa opera, sintetizzata nel motto Fiat Panis, lo sviluppo dell'agricoltura
e la sicurezza alimentare rimangono fra gli obiettivi prioritari dell'azione politica
internazionale. E sono certo che questo spirito orienterà le decisioni del presente
Vertice, come pure quelle che saranno adottate nel comune intento di vincere quanto
prima la lotta alla fame e alla malnutrizione nel mondo. 2. La
Comunità internazionale sta affrontando in questi anni una grave crisi economico-finanziaria.
Le statistiche testimoniano la drammatica crescita del numero di chi soffre la fame
e a questo concorrono l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, la diminuzione
delle disponibilità economiche delle popolazioni più povere, il limitato accesso al
mercato e al cibo. Tutto ciò mentre si conferma il dato che la terra può sufficientemente
nutrire tutti i suoi abitanti. Infatti, sebbene in alcune regioni permangano bassi
livelli di produzione agricola anche a causa di mutamenti climatici, globalmente tale
produzione è sufficiente per soddisfare sia la domanda attuale, sia quella prevedibile
in futuro. Questi dati indicano l'assenza di una relazione di causa-effetto tra la
crescita della popolazione e la fame, e ciò è ulteriormente provato dalla deprecabile
distruzione di derrate alimentari in funzione del lucro economico. Nell’Enciclica
Caritas in veritate ho osservato che “la fame non dipende tanto da scarsità materiale,
quanto piuttosto da scarsità di risorse sociali, la più importante delle quali è di
natura istituzionale. Manca, cioè, un assetto di istituzioni economiche in grado sia
di garantire un accesso al cibo e all'acqua regolare e adeguato…, sia di fronteggiare
le necessità connesse con i bisogni primari e con le emergenze di vere e proprie crisi
alimentari…”. Ed ho aggiunto: “Il problema dell'insicurezza alimentare va affrontato
in una prospettiva di lungo periodo, eliminando le cause strutturali che lo provocano
e promuovendo lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri mediante investimenti in infrastrutture
rurali, in sistemi di irrigazione, in trasporti, in organizzazione dei mercati, in
formazione e diffusione di tecniche agricole appropriate, capaci cioè di utilizzare
al meglio le risorse umane, naturali e socio-economiche maggiormente accessibili a
livello locale, in modo da garantire una loro sostenibilità anche nel lungo periodo”
(n. 27). In tale contesto, è necessario contrastare anche il ricorso a certe forme
di sovvenzioni che perturbano gravemente il settore agricolo, la persistenza di modelli
alimentari orientati al solo consumo e privi di una prospettiva di più ampio raggio
e soprattutto l'egoismo, che consente alla speculazione di entrare persino nei mercati
dei cereali, per cui il cibo viene considerato alla stregua di tutte le altre merci. 3. La
debolezza degli attuali meccanismi della sicurezza alimentare e la necessità di un
loro ripensamento sono testimoniati, in un certo senso, dalla stessa convocazione
di questo Vertice. Infatti, nonostante i Paesi più poveri siano integrati nell'economia
mondiale più ampiamente che in passato, l'andamento dei mercati internazionali li
rende maggiormente vulnerabili e li costringe a ricorrere all'aiuto delle Istituzioni
intergovernative, che senza dubbio prestano un'opera preziosa e indispensabile. Il
concetto, però, di cooperazione deve essere coerente con il principio di sussidiarietà:
è necessario coinvolgere “le comunità locali nelle scelte e nelle decisioni relative
all’uso della terra coltivabile” (ibid.), perché lo sviluppo umano integrale richiede
scelte responsabili da parte di tutti e domanda un atteggiamento solidale che non
consideri l'aiuto o l'emergenza come funzionali a chi mette a disposizione le risorse
o a gruppi elitari presenti fra i beneficiari. Di fronte a Paesi che manifestano necessità
di apporti esterni, la Comunità internazionale ha il dovere di partecipare con gli
strumenti della cooperazione, sentendosi corresponsabile del loro sviluppo, “mediante
la solidarietà della presenza, dell'accompagnamento, della formazione e del rispetto”
(ibid., 47). All’interno di questo contesto di responsabilità si colloca il diritto
di ciascun Paese a definire il proprio modello economico, prevedendo i modi per garantire
la propria libertà di scelta e di obiettivi. In una tale prospettiva, la cooperazione
deve diventare strumento efficace, libero da vincoli e da interessi che possono assorbire
una parte non trascurabile delle risorse destinate allo sviluppo. E’ inoltre importante
sottolineare come la via solidaristica per lo sviluppo dei Paesi poveri possa diventare
anche una via di soluzione della crisi globale in atto. Sostenendo, infatti, con piani
di finanziamento ispirati a solidarietà tali Nazioni, affinché provvedano esse stesse
a soddisfare le proprie domande di consumo e di sviluppo, non solo si favorisce la
crescita economica al loro interno, ma si possono avere ripercussioni positive sullo
sviluppo umano integrale in altri Paesi (cfr ibid., 27). 4. Nell’odierna
situazione permane ancora un livello di sviluppo diseguale tra e nelle Nazioni, che
determina, in molte aree del pianeta, condizioni di precarietà, accentuando la contrapposizione
tra povertà e ricchezza. Tale confronto non riguarda più solo i modelli di sviluppo,
ma anche e soprattutto la percezione stessa che sembra affermarsi circa un fenomeno
come l'insicurezza alimentare. Vi è il rischio cioè che la fame venga ritenuta come
strutturale, parte integrante delle realtà socio-politiche dei Paesi più deboli, oggetto
di un senso di rassegnato sconforto se non addirittura di indifferenza. Non è così,
e non deve essere così! Per combattere e vincere la fame è essenziale cominciare a
ridefinire i concetti ed i principi sin qui applicati nelle relazioni internazionali,
così da rispondere all'interrogativo: cosa può orientare l'attenzione e la successiva
condotta degli Stati verso i bisogni degli ultimi? La risposta non va ricercata nel
profilo operativo della cooperazione, ma nei principi che devono ispirarla: solo in
nome della comune appartenenza alla famiglia umana universale si può richiedere ad
ogni Popolo e quindi ad ogni Paese di essere solidale, cioè disposto a farsi carico
di responsabilità concrete nel venire incontro alle altrui necessità, per favorire
una vera condivisione fondata sull'amore. 5. Tuttavia,
sebbene la solidarietà animata dall’amore ecceda la giustizia, perché amare è donare,
offrire del ‘mio’ all’altro, essa non è mai senza la giustizia, che induce a dare
all’altro ciò che è ‘suo’ e che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare.
Non posso, infatti, ‘donare’ all’altro del ‘mio’, senza avergli dato in primo luogo
ciò che gli compete secondo giustizia (cfr ibid., 6). Se si mira all'eliminazione
della fame, l'azione internazionale è chiamata non solo a favorire la crescita economica
equilibrata e sostenibile e la stabilità politica, ma anche a ricercare nuovi parametri
- necessariamente etici e poi giuridici ed economici - in grado di ispirare l'attività
di cooperazione per costruire un rapporto paritario tra Paesi che si trovano in un
differente grado di sviluppo. Ciò, oltre a colmare il divario esistente, potrebbe
favorire la capacità di ogni Popolo di sentirsi protagonista, confermando così che
la fondamentale uguaglianza dei diversi Paesi affonda le sue radici nella comune origine
della famiglia umana, sorgente di quei principi della "legge naturale" chiamati ad
ispirare scelte ed indirizzi di ordine politico, giuridico ed economico nella vita
internazionale (cfr ibid., 59). San Paolo ha parole illuminanti in merito: "Non si
tratta infatti – egli scrive - di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri,
ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro
indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia
uguaglianza, come sta scritto: Colui che raccolse molto non abbondò, e colui che raccolse
poco non ebbe di meno" (2 Cor 8,13-15). 6. Signor
Presidente, Signore e Signori, per combattere la fame promuovendo uno sviluppo umano
integrale occorre anche capire le necessità del mondo rurale, come pure evitare che
la tendenziale diminuzione dell'apporto dei donatori crei incertezze nel finanziamento
delle attività di cooperazione: va scongiurato il rischio che il mondo rurale possa
essere considerato, in maniera miope, come una realtà secondaria. Al tempo stesso,
va favorito l'accesso al mercato internazionale dei prodotti provenienti dalle aree
più povere, oggi spesso relegati a spazi limitati. Per conseguire tali obiettivi è
necessario sottrarre le regole del commercio internazionale alla logica del profitto
fine a se stesso, orientandole a favore dell'iniziativa economica dei Paesi maggiormente
bisognosi di sviluppo, che, disponendo di maggiori entrate, potranno procedere verso
quell'autosufficienza, che è preludio alla sicurezza alimentare. 7. Non
si devono poi dimenticare i diritti fondamentali della persona tra cui spicca il diritto
ad un’alimentazione sufficiente, sana e nutriente, come pure all’acqua; essi rivestono
un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti, ad iniziare da quello,
primario, alla vita. È necessario, pertanto maturare “una coscienza solidale, che
consideri l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli
esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni” (Caritas in veritate, 27). Quanto
pazientemente è stato realizzato in questi anni dalla FAO, se da un lato ha favorito
l'allargamento degli obiettivi di questo diritto rispetto alla sola garanzia di soddisfare
i bisogni primari, dall'altro ha evidenziato la necessità di una sua regolamentazione
adeguata. 8. I metodi di produzione alimentare
impongono altresì un’attenta analisi del rapporto tra lo sviluppo e la tutela ambientale.
Il desiderio di possedere e di usare in maniera eccessiva e disordinata le risorse
del pianeta è la causa prima di ogni degrado dell’ambiente. La tutela ambientale si
pone quindi come una sfida attuale per garantire uno sviluppo armonico, rispettoso
del disegno della creazione di Dio e dunque in grado di salvaguardare il pianeta (cfr
ibid., 48-51). Se l'umanità intera è chiamata ad essere cosciente dei propri obblighi
verso le generazioni che verranno, è anche vero che sugli Stati e sulle Organizzazioni
Internazionali ricade il dovere di tutelare l'ambiente come bene collettivo. In tale
ottica, vanno approfondite le interazioni esistenti tra la sicurezza ambientale e
il preoccupante fenomeno dei cambiamenti climatici, avendo come focus la centralità
della persona umana ed in particolare delle popolazioni più vulnerabili a entrambi
i fenomeni. Non bastano però normative, legislazioni, piani di sviluppo e investimenti,
occorre un cambiamento negli stili di vita personali e comunitari, nei consumi e negli
effettivi bisogni, ma soprattutto è necessario avere presente quel dovere morale di
distinguere nelle azioni umane il bene dal male per riscoprire così i legami di comunione
che uniscono la persona e il creato. 9. È importante
ricordare – ho osservato sempre nell’Enciclica Caritas in veritate - che “il degrado
della natura è… strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana:
quando l'«ecologia umana» è rispettata dentro la società, anche l'ecologia ambientale
ne trae beneficio”. È vero: “Il sistema ecologico si regge sul rispetto di un progetto
che riguarda sia la sana convivenza in società sia il buon rapporto con la natura”.
Ed “Il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società”. Pertanto,
“i doveri che abbiamo verso l'ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso
la persona considerata in se stessa e in relazione con gli altri. Non si possono esigere
gli uni e conculcare gli altri. Questa è una grave antinomia della mentalità e della
prassi odierna, che avvilisce la persona, sconvolge l'ambiente e danneggia la società”
(cfr ibid., 51). 10. La fame è il segno più crudele e concreto della
povertà. Non è possibile continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma
della fame assume dimensioni sempre maggiori. Signor Presidente, Signore e Signori,
da parte della Chiesa cattolica ci sarà sempre attenzione verso gli sforzi per sconfiggere
la fame; ci sarà l'impegno a sostenere, con la parola e con le opere, l'azione solidale
- programmata, responsabile e regolata - che tutte le componenti della Comunità internazionale
saranno chiamate ad intraprendere. La Chiesa non pretende di interferire nelle scelte
politiche; essa, rispettosa del sapere e dei risultati delle scienze, come pure delle
scelte determinate dalla ragione quando sono responsabilmente illuminate da valori
autenticamente umani, si unisce allo sforzo per eliminare la fame. È questo il segno
più immediato e concreto della solidarietà animata dalla carità, segno che non lascia
spazio a ritardi e compromessi. Tale solidarietà si affida alla tecnica, alle leggi
ed alle istituzioni per venire incontro alle aspirazioni di persone, comunità e interi
popoli, ma non deve escludere la dimensione religiosa, con la sua potente forza spirituale
e di promozione della persona umana. Riconoscere il valore trascendente di ogni uomo
e di ogni donna resta il primo passo per favorire quella conversione del cuore che
può sorreggere l’impegno per sradicare la miseria, la fame e la povertà in tutte le
loro forme. Ringrazio per il cortese ascolto,
mentre, in conclusione, rivolgo un saluto augurale, nelle lingue ufficiali della FAO,
a tutti gli Stati membri dell'Organizzazione: God bless your efforts
to ensure that everyone is given their daily bread. Que Dieu bénisse
vos efforts pour assurer le pain quotidien à chaque personne. Dios
bendiga sus esfuerzos para garantizar el pan de cada día para cada persona.
بَارَكَ اللهُ جُهُودَكُم لِضَمان الخُبْز اليَومِيِّ لِكُلِّ إنسان. Да
благословит Господь ваши усилия, чтобы обеспечить каждого человека хлебом насущным. Grazie.