Concluso ad Ancona il Meeting “L’Europa con l’Africa”
Si è concluso ieri ad Ancona il Meeting “L’Europa con l’Africa”: un’occasione per
promuovere un dialogo fra i due Continenti e anche per chiedere che vengano mantenuti
gli impegni presi dal G8 dell’Aquila. L’evento, organizzato da diverse associazioni,
tra cui “ChiAma l’Africa” e “Tavola della Pace” è stato anche l'occasione per proporre
di assegnare il premio Nobel per la pace alle donne africane. A prendere la parola
anche la senegalese Yayi Bayam Diouf, che ha perso il figlio durante un viaggio
in cerca di lavoro. Oggi la donna è presidente dell’Associazione delle madri contro
l’immigrazione irregolare. L'ha intervistata Debora Donnini:
R. – Concrètement,
nous faisons de la sensibilisation ... Concretamente facciamo attività di
sensibilizzazione per far capire alle donne che non devono finanziare, spingere i
loro figli a prendere le barche per andare in Europa. Aiutiamo le donne che hanno
perso i loro figli nelle traversate, con progetti di microcredito e altre iniziative.
Aiutiamo anche i giovani, che sono tornati dall’Europa, ad organizzarsi in associazioni
e con la realizzazione di attività. Abbiamo organizzato gruppi di donne nei posti
di partenza verso l’Europa, per far conoscere la nostra attività in Senegal. Lavoriamo
anche con organizzazioni come “ChiAma Senegal”, all’interno del turismo responsabile,
per aiutare i giovani. D. – Nel suo intervento lei ha detto
che la soluzione all’immigrazione clandestina non è in Europa, ma in Africa ... R.
– Oui, parce-que à travers ... Sì, attraverso le attività economiche di
queste donne abbiamo realizzato aziende locali di trasformazione dei cereali, di tintoria,
di sartoria e di prodotti artigianali, anche per far capire ai giovani che è possibile
lavorare in Senegal. La soluzione si deve trovare in Africa, anche con l’aiuto dell’Unione
Europea. L’Unione Europea e i Paesi africani devono rivedere le politiche economiche,
soprattutto in relazione all’educazione e ai giovani, così i giovani non avranno bisogno
di emigrare, ma vorranno rimanere a lavorare in Africa. D. –
Cosa pensa di questa proposta di assegnare il premio Nobel per la pace alle donne
africane? R. – Le Prix Nobel dédié aux femmes africaines ... Il
premio Nobel dedicato alle donne africane mi colpisce, perché le donne adesso cominciano
ad avere autonomia, ad organizzarsi per mostrare alle loro comunità che lo sviluppo
dell’Africa può passare attraverso di loro.