Elezioni in Kososo a due anni dall'indipendenza. Le incognite sulla via di una reale
riconciliazione
A quasi due anni dall’indipendenza il Kosovo affronta oggi il suo primo appuntamento
elettorale. Si rinnovano i consigli municipali di 36 comuni, tra cui la capitale Pristina
e sono chiamati al voto oltre un milione e mezzo di kosovari. Le consultazioni, a
livello locale nella difficile zona di Mitrovica, coinvolgono sia la popolazione maggioritaria
albanese sia la minoranza serba che, tuttavia, non ha mai riconosciuto la separazione
del Kosovo dalla Serbia. Per un quadro sulla situazione nel giovane Stato balcanico
Stefano Leszczynski ha intervistato Roberto Morozzo della Rocca, esperto dell’area
balcanica delle Comunità di Sant’Egidio .
R. – La situazione
del Kosovo attuale è stabilizzata, dal punto di vista politico, perché c’è questa
coalizione forte tra il partito di Thaci e l’ex partito di Rugova. C’è quindi governabilità,
c’è una situazione non conflittuale a livello politico se non con gli esclusi, come
Ramush Haradinaj. Ma la maggioranza è stabile e forte. Al tempo stesso, però, c’è
una situazione generale di corruzione. Questo è un handicap per la partecipazione
del Kosovo al concerto internazionale. D. – Abbiamo visto spesso
che il processo di sviluppo democratico in molti Paesi richiede un tempo lunghissimo.
Sarà così anche per una sorta di riconciliazione nazionale all’interno del Kosovo
tra le varie etnie? R. – Io non so quanto le varie etnie riusciranno
ad arrivare ad una riconciliazione in Kosovo. Di fatto sono separate, hanno sempre
vissuto una reciproca apartheid. In questo momento i pochi serbi rimasti sono rigidamente
protetti dalle forze internazionali residue, così come gli albanesi devono essere
protetti nella zona di Mitrovica. Non credo che si andrà facilmente ad un futuro di
convivenza tra queste diverse etnie. C’è da dire che, forse, l’unica novità è che
i giovani serbi sono meno interessati alla questione del Kosovo: sono soprattutto
le generazioni di adulti, anziani che tengono questo punto di nazionalismo. D.
– Quali dovrebbero essere le direttrici per lo sviluppo del Kosovo? Su cosa dovrebbe
puntare? R. – Bisognerebbe passare da un’economia che si fonda
su due pilastri: uno è la criminalità, con i traffici neri, e l’altro sono le rimesse
degli emigrati. Da questa economia bisognerebbe passare ad un’economia normale, sostenibile
e quindi un’economia che produce qualche cosa e che non si limita soltanto all’importazione,
basata sulla correttezza; non un’economia clanica come è attualmente. D.
– Si possono immaginare queste elezioni locali come un test elettorale per future
elezioni generali? R. – Non credo che sposteranno di molto gli
equilibri politici del Paese perché i maggiori partiti sono coalizzati. Sarà interessante
vedere, se e quanto, i serbi andranno a votare nelle loro zone.