2009-11-15 15:09:58

Elezioni in Kososo a due anni dall'indipendenza. Le incognite sulla via di una reale riconciliazione


A quasi due anni dall’indipendenza il Kosovo affronta oggi il suo primo appuntamento elettorale. Si rinnovano i consigli municipali di 36 comuni, tra cui la capitale Pristina e sono chiamati al voto oltre un milione e mezzo di kosovari. Le consultazioni, a livello locale nella difficile zona di Mitrovica, coinvolgono sia la popolazione maggioritaria albanese sia la minoranza serba che, tuttavia, non ha mai riconosciuto la separazione del Kosovo dalla Serbia. Per un quadro sulla situazione nel giovane Stato balcanico Stefano Leszczynski ha intervistato Roberto Morozzo della Rocca, esperto dell’area balcanica delle Comunità di Sant’Egidio
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R. – La situazione del Kosovo attuale è stabilizzata, dal punto di vista politico, perché c’è questa coalizione forte tra il partito di Thaci e l’ex partito di Rugova. C’è quindi governabilità, c’è una situazione non conflittuale a livello politico se non con gli esclusi, come Ramush Haradinaj. Ma la maggioranza è stabile e forte. Al tempo stesso, però, c’è una situazione generale di corruzione. Questo è un handicap per la partecipazione del Kosovo al concerto internazionale.
 
D. – Abbiamo visto spesso che il processo di sviluppo democratico in molti Paesi richiede un tempo lunghissimo. Sarà così anche per una sorta di riconciliazione nazionale all’interno del Kosovo tra le varie etnie?
 
R. – Io non so quanto le varie etnie riusciranno ad arrivare ad una riconciliazione in Kosovo. Di fatto sono separate, hanno sempre vissuto una reciproca apartheid. In questo momento i pochi serbi rimasti sono rigidamente protetti dalle forze internazionali residue, così come gli albanesi devono essere protetti nella zona di Mitrovica. Non credo che si andrà facilmente ad un futuro di convivenza tra queste diverse etnie. C’è da dire che, forse, l’unica novità è che i giovani serbi sono meno interessati alla questione del Kosovo: sono soprattutto le generazioni di adulti, anziani che tengono questo punto di nazionalismo.
 
D. – Quali dovrebbero essere le direttrici per lo sviluppo del Kosovo? Su cosa dovrebbe puntare?
 
R. – Bisognerebbe passare da un’economia che si fonda su due pilastri: uno è la criminalità, con i traffici neri, e l’altro sono le rimesse degli emigrati. Da questa economia bisognerebbe passare ad un’economia normale, sostenibile e quindi un’economia che produce qualche cosa e che non si limita soltanto all’importazione, basata sulla correttezza; non un’economia clanica come è attualmente.
 
D. – Si possono immaginare queste elezioni locali come un test elettorale per future elezioni generali?
 
R. – Non credo che sposteranno di molto gli equilibri politici del Paese perché i maggiori partiti sono coalizzati. Sarà interessante vedere, se e quanto, i serbi andranno a votare nelle loro zone.







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