2009-11-14 15:24:51

Seminario a Roma su "Europa, Cina, Africa: nuove vie per lo sviluppo internazionale"


“Superare la logica assistenziale e la visione afro-pessimista”, è il concetto, ribadito da Giuseppe Morabito, direttore generale per l’Africa del Ministero affari esteri, durante la conferenza stampa conclusiva del seminario promosso a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio, dal Ministero affari esteri, dall’Istituto di studi dell’Asia occidentale e dell’Africa e dall’Accademia delle scienze sociali di Cina. La conferenza conclusasi ieri, e che ha visto coinvolti esponenti del mondo della politica, dell’economia e della cultura, ha affrontato il tema: “Europa, Cina e Africa: nuove vie per lo sviluppo internazionale”. Questo dialogo “trilaterale” risponde all’esigenza di guardare al futuro dell’Africa in modo adeguato al contesto della globalizzazione, e di far sentire la voce degli africani fra i protagonisti di una nuova “civiltà del convivere”. Al contrario, la rivalità e la concorrenza tra europei e cinesi in Africa, hanno denunciato gli esponenti africani, non aiuta ad affrontare i veri problemi del continente, come lo sviluppo di una nuova società civile. Un evento organizzato “per capire meglio quali passi fare insieme sui temi dello sviluppo, della pace, delle migrazioni”, ha spiegato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio. Boureima Badini, già ministro della giustizia in Burkina Faso e ora rappresentante dei mediatori nella crisi in Costa d’Avorio, ha invitato ad “un cambiamento di sguardo nei confronti dell’Africa, anche della visione che gli africani hanno di sé stessi”: niente più “paternalismo” e assistenzialismo, ha detto, “oggi l’aiuto deve servirci per fare a meno degli altri” e “fare sintesi tra pratiche tradizionali e democrazia occidentale”. “Noi africani siamo contenti dell’arrivo dei cinesi in Africa - ha affermato – ma bisogna che la Cina sappia che gli africani vogliono essere trattati in modo paritario”. Dal canto suo la Cina, come ha ricordato Qiu Bohua, ambasciatore del Forum cooperazione tra Africa e Cina, ha auspicato “che gli altri Paesi abbiano una visione e un atteggiamento più aperto e tollerante, per poter dare il nostro contributo allo sviluppo africano”. Del resto, ha aggiunto, “nessuno è perfetto”. Noi abbiamo fatto tante opere importanti in Africa, come scuole, biblioteche, strade, e forse abbiamo fatto poco sul piano comunicativo per valorizzarle. Abbiamo creato occupazione nel settore tessile, dando lavoro a decine di migliaia di persone e favorendo la stabilità”. Sul piano dello sfruttamento delle risorse energetiche (metano e petrolio), Qiu Bohua ha precisato che la Cina “importa solo il 6% delle risorse esportate dall’Africa”. “Con l’esperienza miglioreremo le nostre modalità di cooperazione – ha concluso – e speriamo che le nostre opere porteranno benessere al popolo africano”. Anche He Wenping, docente all’Accademia di scienze sociali di Pechino, ha fatto notare che “la Cina, rispetto all’Europa, ha uno sguardo diverso sull’Africa: per gli europei è il continente della povertà e dei problemi, per noi è il continente delle opportunità dove realizzare progetti”. La diversità di approccio è dovuta al fatto che “gli occidentali fanno attenzione ai processi, i cinesi invece guardano solo ai risultati”. Prova ne è, a suo parere, “che i modello occidentale di cooperazione non ha dato risultati molto soddisfacenti nel liberare l’Africa da povertà e sottosviluppo”. (C.P.)







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