2009-11-14 14:23:10

Mons. Migliore all'Onu: necessaria una riforma del diritto di veto


L’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, l’arcivescovo Celestino Migliore, è intervenuto ieri, durante la 64.ma Assemblea Generale dell’Onu, sulla questione del diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza. Secondo il presule, richiede una riforma la facoltà di impedire una deliberazione della maggioranza riconosciuta ad ognuno dei cinque membri permanenti (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina). Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

In questa fase di negoziati intergovernativi – osserva l’arcivescovo Celestino Migliore - l’abolizione del diritto di veto sembra essere meno praticabile. Una sua riforma è invece più opportuna e realistica. L’esperienza insegna che ci sono buone ragioni per l’avanzamento di posizioni in favore della riforma del diritto di veto con l’obiettivo di limitarne l’esercizio. In tante occasioni – fa notare mons. Celestino Migliore - il suo impiego ha rallentato e addirittura ostacolato la soluzione di questioni cruciali per la pace e la sicurezza internazionale, permettendo la perpetrazione della violazione della libertà e della dignità umana.

 
Troppo spesso – aggiunge l’arcivescovo - è la mancanza di intervento che provoca un danno reale. La riforma del diritto di veto è allora tanto più necessaria in un tempo in cui il “consenso multilaterale” continua ad essere in pericolo ed e è ancora subordinato alle decisioni di pochi. In questo contesto – sottolinea il presule - la Santa Sede riconosce l’importanza del parere espresso da altre delegazioni secondo cui i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu dovrebbero impegnarsi a non dare un veto in situazioni in cui sono implicati il genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e gravi violazioni del diritto umanitario internazionale.

 
I membri permanenti dovrebbero mostrare grande responsabilità e trasparenza nell’esercizio del diritto di veto. Prima di una votazione – osserva mons. Celestino Migliore - trasparenza e flessibilità politica dovrebbero già far parte del processo di stesura di una risoluzione, al fine di garantire che gli Stati membri non pongano il veto prima che questa sia stata esaminata. Sapendo che un membro permanente avrebbe espresso un voto contrario – fa notare il presule - alcune proposte non sono mai state presentate al Consiglio di Sicurezza per la votazione.

 
Un dialogo più aperto e una cooperazione tra membri permanenti e gli altri membri del Consiglio di Sicurezza – sottolinea l’arcivescovo - sono cruciali per evitare successivi ostacoli nell’adozione di una risoluzione. La decisione di estendere, limitare o abolire il veto riguarda gli Stati membri e dipenderà dal più ampio consenso possibile su una delle opzioni. Una decisione sulla riforma del diritto di veto – conclude mons. Celestino Migliore – favorirebbe trasparenza, uguaglianza e giustizia, riflettendo i valori della democrazia e della reciproca fiducia nel lavoro del Consiglio di Sicurezza.







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