2009-11-14 15:26:53

Kenya: la Chiesa dice “sì” alla riforma costituzionale


Il progetto di riforma costituzionale avviato in Kenya trova il sostegno dei vescovi cattolici del Paese che, il 10 e 11 novembre scorsi, si sono riuniti a Nairobi per studiare la bozza del nuovo testo con l'ausilio di esperti giuristi. In particolare, i presuli non hanno espresso giudizi sul nuovo testo, ma hanno convenuto sulla necessità di riformare una Costituzione che attualmente - anche alla luce delle violenze post-elettorali che hanno sconvolto il Paese nel corso del 2007 e del 2008 - rappresenta un "ostacolo alla trasparenza" e alla "responsabilità pubblica della leadership politica". La riforma – riferisce l’Osservatore Romano - è stata anche al centro di un incontro promosso dal National Council of Churches of Kenya (Ncck), organizzazione che riunisce numerose comunità protestanti e altre denominazioni cristiane presenti nel Paese. Dal canto loro, gli esponenti del Ncck s'augurano vivamente che il progetto di Costituzione elaborato dagli esperti venga approvato dal popolo keniota. Al contrario, una sua bocciatura, nel referendum del prossimo anno, riaprirebbe scenari definiti "inquietanti". Si ravviverebbero antiche “divisioni”, si alimenterebbero ulteriormente l'"odio etnico e i focolai di violenza", e fino alle elezioni del 2012 si vivrebbe in un clima d'"instabilità e d'anarchia". La necessità di una profonda opera educativa capace di costruire nel Paese rapporti pacifici tra la comunità cristiana e quella musulmana è stata poi ribadita dall'arcivescovo cattolico di Mombasa, Boniface Lele. Intervenendo all'università di Londra a una conferenza sulle relazioni tra islam e cristianesimo in Africa, il presule ha portato la propria testimonianza di pastore in un territorio a maggioranza musulmana. In particolare l'arcivescovo ha apprezzato l'opera di alcune organizzazioni in cui fedeli delle due religioni offrono in vari luoghi dell'Africa, e senza alcuna discriminazione, servizi sanitari, educativi e alimentari. E ha citato l'esempio dei Coast Interfaith Councils of Kenya, finanziati dai Catholic Relief Services. Il presule ha anche segnalato la necessità di accettare la sfida del dialogo interreligioso. Una strada che spesso incontra ancora notevoli resistenze, ma che non può che essere percorsa. "Finora - ha detto - le attività volte a un dialogo tra cristiani e musulmani sono state dirette da vescovi interessati, singoli sacerdoti e istituti religiosi poco coordinati tra loro". Nonostante questo, ha sottolineato, è stato però possibile formare un certo numero di persone competenti e in grado di avviare un serio dialogo interreligioso. “Dovremmo testimoniare l'amore di Dio - ha detto il presule - senza distinzioni. Del resto, le persone d'ogni cultura e religione sono fatte a immagine di Dio”. Riferendosi all'arcidiocesi di Mombasa, l'arcivescovo Lele ha indicato la sfida del pluralismo nelle scuole gestite da cattolici, ma frequentate per la maggior parte da studenti musulmani. "Di recente - ha detto - la questione dell'uso dell'hijab (velo) da parte delle ragazze nelle scuole d'ispirazione cattolica ha provocato un acceso dibattito". Secondo Lele, c'è bisogno di una politica governativa globale su questioni come gli indumenti religiosi degli studenti, la dieta e la distribuzione di banchi tra ragazzi e ragazze. Sono anche necessarie politiche su come adattare i molteplici calendari religiosi, le preghiere quotidiane e settimanali e il culto in Kenya senza interrompere l'insegnamento. (M.G.)







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