Giornata mondiale del diabete dedicata alla prevenzione
“Diventiamo più forti del diabete. Una dieta equilibrata e una regolare attività sportiva
aiutano a prevenire i rischi del diabete”. Questo il tema per l’odierna Giornata mondiale
del diabete indetta dall’Onu che mira a promuovere l’educazione e la prevenzione contro
la ‘malattia del sangue dolce’. Alla Giornata aderiscono più di 160 Paesi. In 500
piazze delle principali città sono stati allestiti presidi per effettuare gratuitamente
l'esame della glicemia. Ma sono utili iniziative come questa? Elianna Astorri
lo ha chiesto al professorSalvatore Caputo, del Servizio di Diabetologia
del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma:
R. – Sono
positive, anche perché sotto il concetto di prevenzione ed educazione – di cui si
parla quest’anno – abbiamo tre potenziali cittadini interessati: non soltanto chi
ha il diabete e non sa di averlo, che può con uno screening della glicemia occasionale
scoprire di essere affetto dal diabete, ma nella valutazione che faranno questi medici
e questi infermieri volontari si possono anche identificare le persone che sono ad
alto rischio per sviluppare la patologia. Poi c’è un terzo obiettivo: chi ha già il
diabete ed è ad alto rischio per sviluppare le complicanze del diabete. Quindi è un’opera
di prevenzione a largo raggio.
D. – Cos’è il diabete
e quanti tipi ne esistono?
R. – Facciamo riferimento
a dei numeri: il “diabete tipo uno” e il “diabete tipo due”. Il tipo due riguarda
circa il 90-95 per cento di tutte le forme. E' quella forma in cui produciamo ancora
l’insulina, ma l’insulina non funziona bene. Al contrario, il cinque per cento legato
al cosiddetto “diabete tipo uno” è una forma nella quale vengono distrutte le cellule
che producono l’insulina per un’aggressione da parte del sistema immunitario dell’organismo.
Certe differenze che si facevano un tempo fra le due forme, come conseguenza del fatto
che la prevalenza della malattia aumenta, tendono a sfumare. Un tempo si diceva che
il primo tipo si riscontra soltanto nei giovani mentre il tipo due soltanto nelle
persone più adulte o anziane. Purtroppo, invece, le due forme stanno invadendo l’una
il campo dell’altra e questo è particolarmente grave e importante per la comparsa
di forme di diabete di tipo due in età pediatrica; è un fenomeno che 10-20 anni fa
era assolutamente sconosciuto. Sta colpendo per primi gli Stati Uniti e questo è dovuto
all’alta prevalenza dell’obesità infantile. Quindi non c’è prevenzione senza educazione.
L’educazione deve partire nell’età scolare.
D. –
Quali sono i sintomi? Possiamo riconoscerli da soli?
R.
– Purtroppo c’è una lunga fase asintomatica, particolarmente nel diabete di tipo due,
che precede la comparsa dei sintomi. Per questo il diabete è una malattia subdola:
quando compaiono dei sintomi vuol dire che la malattia è già abbastanza avanti. La
stragrande maggioranza delle persone affette da diabete però non ha assolutamente
sintomi e quindi è solo attraverso il controllo della glicemia che si può fare la
diagnosi.
D. – C’è una familiarità?
R.
– Sì. La familiarità è indubbiamente la cosa più importante. Noti bene: la familiarità
non è certezza di sviluppare il diabete, però è il fattore di rischio sicuramente
più importante. Quali sono gli atri fattori di rischio? C'è lo stile di vita ed è
importante sottolineare che non è solo il tipo di alimentazione: noi ci spostiamo
e ci muoviamo, consumiamo energie nel corso della giornata per i nostri movimenti
in una quantità assolutamente infima rispetto a quello che era il comportamento dei
nostri nonni. Una terza componente dello stile di vita che non deve essere dimenticata
è lo stress. Una vita molto stressante rende più rapido lo sviluppo di questa resistenza
all’azione dell’insulina.
D. – C’è un valore preciso
di glicemia da non superare?
R. – E’ il 126 di glicemia
a digiuno. Fra diabete e normalità c’è una situazione intermedia, quindi non esiste
soltanto il bianco e il nero. Sopra 126 si parla di diabete, ma una glicemia a digiuno
normale è una glicemia sotto 100. Fra 100 e 126 si è in una situazione intermedia,
che non è assolutamente ancora diabete ma che impone una modifica dello stile di vita.
Quando si parla di modifica dello stile di vita, non stiamo parlando di andare a correre
la maratona a New York. Ma già assicurarsi 30 minuti di passeggiata a ritmo sostenuto
ogni giorno della settimana, riduce drasticamente l’incidenza del diabete. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)