Il cardinale Bertone ha ricordato a Montecitorio la storica visita di Giovanni Paolo
II al parlamento italiano del 14 novembre 2002
La Camera dei deputati italiana ha voluto celebrare ieri il settimo anniversario della
storica visita di Giovanni Paolo II al parlamento del Paese, avvenuta il 14 novembre
2002. Su invito del presidente della Camera, Gianfranco Fini - con il quale si è anche
intrattenuto a colloquio privato per mezz’ora - il cardinale segretario di Stato,
Tarcisio Bertone, ha offerto un ricordo di quella giornata, toccando molti dei temi
sociali ed etici allora affrontati da Papa Wojtyla: dalla difesa della vita alla libertà
di istruzione, dalla tutela della famiglia al principio della laicità dello Stato.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Testimone
nella sofferenza, amante della verità, educatore dei giovani”, ma soprattutto “un
uomo di preghiera”, perché ogni gesto col quale ha guidato la Chiesa per oltre 25
anni scaturiva da un intimo rapporto con Dio. Il cardinale Tarcisio Bertone ha ricordato
così Giovanni Paolo II, e di ognuno dei tratti messi in risalto ha offerto un ricordo
ai parlamentari italiani, che ieri sera si sono dati appuntamento nella Sala della
Lupa per commemorare il primo intervento della storia di un Pontefice nell’Aula di
Montecitorio. Quei “lenti passi” con i quali il 14 novembre del 2002 Giovanni Paolo
II raggiunse lo scranno più alto della Camera hanno offerto al segretario di Stato
il primo spunto per ribadire il principio per cui, secondo le parole di Papa Wojtyla,
“le leggi dello Stato” non devono ledere “in nessun modo il diritto alla vita”, ma
piuttosto tutelarla, sia che la vita “sia embrionale o morente”. Quindi, parlando
del rapporto tra Chiesa e istituzioni civili, il cardinale Bertone ha sottolineato
il rischio di deriva di una democrazia quando essa si allei con il relativismo etico.
Un concetto col quale, sette anni fa, Giovanni Paolo II suscitò un apprezzamento corale:
“Infatti,
se non esiste nessuna verità ultima che guidi e orienti l'azione politica, annotavo
in un'altra Lettera enciclica, la Centesimus annus, ‘le idee
e le convinzioni possono essere facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una
democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo (applausi) aperto
oppure subdolo, come dimostra la storia’".
Il discorso del cardinale
Bertone ha poi posto l’accento sul carisma del Pontefice “educatore”, qual era Papa
Wojtyla. Rammentando le mobilitazioni di massa delle Gmg, il porporato ha parlato
del “valore fondamentale dell’educazione per la costruzione della società” e “l’insostituibile
ruolo della famiglia”, come fece Giovanni Paolo II in quella storica giornata del
2002: “Una Nazione sollecita del proprio futuro favorisce lo
sviluppo della scuola in un sano clima di libertà, e non lesina gli sforzi
per migliorarne la qualità, in stretta connessione con le famiglie e con tutte le
componenti sociali, così come del resto avviene nella maggior parte dei Paesi europei”.
Infine,
il valore della spiritualità e della speranza che scaturisce dall’amore al Crocifisso,
al quale Giovanni Paolo II si aggrappò quasi in quell’ultimo Venerdì Santo della sua
vita. “Anche nel contesto attuale”, ha concluso il segretario di Stato, lo “sguardo
al trascendente si rivela necessario” e la storia dell’Italia dimostra questo essa
“abbia attinto a quest’intima unione tra la dimensione verticale verso Dio e l’impeto
del servizio al prossimo”. L’auspicio finale del cardinale Bertone è stato lo stesso
di Papa Wojtyla, la ripetizione di quelle parole che sette anni fa furono salutate
da un grande applauso:
“L'amata Nazione italiana
possa continuare, nel presente e nel futuro, a vivere secondo la sua luminosa tradizione,
sapendo ricavare da essa nuovi e abbondanti frutti di civiltà, per il progresso materiale
e spirituale del mondo intero. Dio benedica l'Italia!” (applausi).