Rapporto mine antipersona 2009: verso un mondo più libero
La buona notizia è che il Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine funziona
e consente di salvare vite umane; la cattiva, e purtroppo nota, è che a causa di mine
disposte anche molti anni fa, si continua a morire e che le conseguenze peggiori sono
patite dalle popolazioni civili. L’ultima edizione del Landmine monitor report, annuale
rapporto sulle mine nel mondo e sulla lotta per eliminarle pubblicato dalla Campagna
internazionale contro le mine (Icbl, nel suo acronimo inglese), parte da questo assunto
prima di fare il punto, Paese per Paese, sottolineando però che sempre più necessaria
appare un’altra battaglia, quella contro le bombe cluster, ordigni molto simili alle
mine ma di gran lunga più letali e difficili da individuare. L’uso globale, la produzione
e il commercio di mine antipersona è diminuito in maniera drastica – sottolinea il
rapporto ripreso dall'agenzia Misna – circa 3200 chilometri quadrati di territori
in tutto il mondo sono stati bonificati e il numero delle vittime nel 2008 (tra morti
e feriti) è stato di 5197 se si considerano solo i casi ufficialmente registrati;
un numero che sale di diverse migliaia, secondo stime che considerano invece anche
le vittime mai registrate in alcun elenco di cui si ha però notizia. In ogni caso,
dice ancora il documento reso pubblico oggi a Ginevra, resta ancora tanta strada da
fare per bonificare completamente territori minati sparsi in 70 diversi Paesi, quasi
tutti del Sud del mondo, e per assicurare assistenza alle vittime da mina. “Le mine
antipersona – ha detto Steve Goose, uno dei relatori del rapporto – sono ormai generalmente
considerate un’arma inaccettabile a livello internazionale anche da quei Paesi che
non hanno ancora aderito al Trattato di Ottawa”. Tra questi figurano Paesi chiave
come Stati uniti, India, Cina, Pakistan e Russia che, viene comunque sostenuto, pur
non avendo firmato, applicano quasi tutti i punti previsti dal Trattato stesso. (R.P.)