“Il declino economico causato dalla crisi globale è stato più profondo in Russia che
nella maggioranza degli altri Paesi”: è uno dei passaggi iniziali del discorso alla
nazione, il secondo dalla sua elezione, del presidente russo, Dmitri Medvedev. Questi
ha lanciato un forte appello al cambiamento davanti alle camere riunite nella sala
di San Giorgio, la più grande e la più solenne del Cremlino, alla presenza anche del
premier Vladimir Putin e del Patriarca ortodosso, Kirill. Il servizio di Fausta Speranza
Modernizzare
il Paese “da capo a piedi” su basi democratiche: è l’appello del capo del Cremlino:
la necessità di un cambiamento è “cresciuta negli ultimi mesi”. Aggiunge che libertà
significa responsabilità e che “ogni tentativo di destabilizzare lo Stato con slogan
democratici e dividere la società sarà stoppato”. Chiede invece espressamente una
nuova società “intelligente e responsabile”. Non più un’economia fondata sulle materie
prime - dice - ma proiettata sulle tecnologie. Una nuova economia piuttosto che una
“società arcaica in cui i leader pensano e decidono per tutti”. Annuncia che lo Stato
aiuterà solo le società efficienti, mentre le altre dovrebbero lasciare il mercato.
Precisa che le grandi società statali devono essere abolite o trasformate in Spa.
Chiede una semplificazione del regime dei visti per gli stranieri. E c’è poi una promessa
di stampo politico: cancellare il requisito della raccolta firme per la registrazione
dei partiti alle elezioni. Un requisito accusato più volte da alcuni di essere motivo
di brogli. Sul piano militare, Medvedev chiede tra l’altro per le Forze armate oltre
30 missili balistici, 5 complessi missilistici Iskander, 300 blindati, 30 elicotteri,
28 aerei, 11 satelliti, 3 sommergibili nucleari e una nave da Guerra. In nome dell’efficienza
infine chiede anche di esaminare l'ipotesi di ridurre il numero di fusi orari in Russia
(attualmente undici).