I vescovi argentini ricordano il 25.mo del Trattato di pace e amicizia tra Cile e
Argentina
In un comunicato, i vescovi argentini riuniti in Assemblea plenaria fino a sabato
hanno ricordato ieri l’importanza di commemorare, il prossimo 29 novembre, la firma
del “Trattato di pace e amicizia” siglato 25 anni fa tra il Cile e l’Argentina a conclusione
della mediazione di Giovanni Paolo II. I presuli perciò ricordano in primo luogo la
figura del Papa, “verso il quali – scrivono - questi popoli nutrono affetto e gratitudine”
e poi quella del compianto cardinale Antonio Samoré, artefice delle trattative in
rappresentanza del Pontefice. Ricordando la situazione di 25 anni fa, i vescovi aggiungono
che “gli argentini e i cileni non fineranno mai di ringraziare Dio di aver evitato
la follia della guerra donando in cambio la pace. E’ possibile – proseguono -che non
sia stata percepita ancora, fino in fondo, la misura dell’abisso dentro il quale stavamo
per precipitare. Forse non abbiamo ancora valutato con pienezza – continuano i presuli
- i campi ampissimi che si sono aperti” dopo l’accordo firmato il 25 novembre 1984
nei settori della “cooperazione e l’integrazione” tra i popoli e quindi di quanti
benefici si possono ancora avere. I presuli sottolineano dunque l’importanza della
prossima visita in Vaticano del presidente argentino signora Cristina Fernàndez e
di quello cileno signora Michelle Bachelet, che saranno ricevute in udienza da Benedetto
XVI il 28 novembre. “Vista a distanza - osservano - la mediazione di Giovanni Paolo
II è stata molto di più di un’azione pacificatrice tra due Paesi litiganti, iniziata
oltre trenta anni fa. Fu ed è – aggiungono i vescovi - una fonte perenne e alta d’ispirazione
politica internazionale, con la quale il Papa affermò due principi: cercare sempre
le convergenze piuttosto che le differenze” e “cercare costantemente la cooperazione”.
Infatti, Giovanni Paolo II diceva all’inizio della sua mediazione che riteneva opportuna
“la ricerca, in primo luogo, dei punti di convergenza fra le posizioni delle parti”
anche se la controversia è complessa “non deve essere impossibile trovare punti in
comune”. Poi, Giovanni Paolo II, raccomandava di “riflettere sulle possibilità che
le due nazioni hanno per collaborare in una serie di attività dentro e fuori il territorio
australe” conteso. Il Papa osservava allora e questi 25 anni lo hanno dimostrato,
vista la firma di numerosi accordi di cooperazione e collaborazione - i cui benefici
oggi sono riconosciuti da tutti i due popoli -, che la ricerca di intese “avrebbe
creato condizioni favorevoli per cercare e scoprire la soluzione completa delle questioni
più complesse”. I presuli argentini, pellegrini al Santuario di “Nuestra Señora de
Luján”, concludono la loro dichiarazione ringraziando per i benefici del Trattato
e chiedendo l’intercessione di Maria Vergine, ai cui piedi si sono riuniti in preghiera.
Hanno chiesto che Dio Padre benedica i loro popoli dei due Paesi, oggi chiamati a
celebrare anche la Missione continentale e l’anno sacerdotale nel segno della fratellanza
e della pace. (A cura di Luis Badilla)