Festival internazionale di musica sacra dedicato ai sacerdoti
Le quattro Basiliche papali e Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio accolgono i concerti
dell’VIII Festival internazionale di musica e arte sacra, dal 18 al 22 novembre e
poi l’11 dicembre a Roma. In cartellone la prima italiana dell’oratorio Paolo e Fruttuoso
di Valentino Miserachs e L’ensemble da camera dei Wiener Philharmoniker. Oggi la presentazione
con il cardinale Angelo Comastri, presidente onorario del Festival, Hans Albert Courtial,
presidente della Fondazione pro musica e arte sacra. Arianna Voto:
(musica)
La
grande polifonia di scuola romana e l’organo, con il restauro del prezioso Tamburini
nella Basilica di Sant’Ignazio, sono i due protagonisti dell’VIII edizione del Festival,
dedicato a tutti i sacerdoti in occasione dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto
XVI. Su questa dedica si è soffermato il cardinale Angelo Comastri,
ricordando la figura del Santo Curato d’Ars Giovanni Maria Vianney nel 150.mo anniversario
della morte: “Oggi come allora, ha detto, siamo in epoca di idolatria, perché scarseggiano
gli 'uomini di Dio', dimentichi che ogni altro 'signore' rende schiavi”. Il porporato
ha poi indicato in Francesco D’Assisi e Giovanni XXIII quel modello di sacerdozio,
al servizio della povera gente, e nella musica un ufficio liturgico da recuperare:
R.
- La musica fa parte della preghiera, è un modo di pregare, ed è chiaro che bisogna
fare in modo che nelle Chiese, durante le celebrazioni, ci sia una musica degna della
preghiera, capace di fare pregare, deve mettere ali all’anima. Ecco perché è importante
dare attenzione alla musica e non accogliere qualsiasi musica.
D.
- Quale contributo vuol dare in questa direzione il festival di Musica e Arte Sacra?
R.
- La musica sacra non è come ogni altra musica, vuole educare alla preghiera e vuole
soprattutto creare nel cuore della gente quel senso del mistero e il silenzio davanti
al mistero, che permette poi di gustare anche il canto. E’ un linguaggio che Dio ci
ha dato per poter parlare con Lui e per poterci mettere in ascolto di Lui. Il Festival
vuole ridare questa educazione, perché oggi viviamo in un’epoca un po’ sguaiata, un’epoca
in cui la musica, talvolta, più che parlare al cuore stordisce. Mentre noi vorremmo
che la musica fosse veramente un linguaggio spirituale.
Evento
particolare, il ritorno di Domenico Bartolucci a San Pietro 12
anni dopo il suo ritiro dalla Direzione della Cappella Sistina, il 19 novembre, per
dirigere il suo Coro Polifonico nel corso di una solenne celebrazione presieduta dal
Cardinale Comastri. Ascoltiamolo:
“La Chiesa ha dato
all’Europa la musica con le sue cantorie. La base di tutta la musica occidentale viene
da qua, dal canto gregoriano e dalla polifonia. E questo molte volte la Chiesa l’ha
dimenticato e, purtroppo, Palestrina è pochissimo eseguito. Roma trovò questo grande
maestro, lo fece diventare arte vera e propria, pregnante – arriva al cuore e arriva
all’anima – perché la musica finché è perfettamente solfeggio non è arte, è meccanica.
Il cantore in Chiesa è un predicatore. Qui c’è la tradizione. La Sistina ha avuto
questo merito e la Sistina non ha fatto altro che riprendere questa tradizione”.