Petizione al Parlamento di Strasburgo in difesa del Crocifisso a scuola
Dopo la sentita cerimonia a Berlino, i leader dell'Unione Europea hanno voluto che
la caduta del Muro, con tutti i suoi significati storici, venisse ricordata anche
a Bruxelles. Oggi dunque la capitale delle istituzioni comunitarie ospita iniziative
particolari, tra cui una petizione sulla presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche.
Ce le racconta da Bruxelles la nostra inviata Fausta Speranza:
“Europa
unita e libera” è il titolo della mostra che verrà inaugurata nel primo pomeriggio:
è stata spostata per lasciare più spazio stamane al dibattito con i giovani: protagonisti,
infatti, di questa cerimonia, accanto al presidente del Parlamento Europeo Buzek,
sono 89 giovani europei che hanno in comune la data di nascita: il 9 novembre del
1989. Loro, il Muro non lo hanno vissuto e non lo hanno visto cadere, ma sono la prima
generazione nata senza la tangibile rappresentazione della divisione tra libertà e
ideologia. Ma il rischio di sempre nuove ideologie è presente: non a caso il Parlamento
europeo ha scelto proprio la cerimonia di oggi per lanciare una petizione contro la
sentenza della Corte europea per i diritti dell'uomo sul Crocifisso nelle scuole:
la Corte fa capo al Consiglio d'Europa che è un organismo di 47 Paesi, diverso dall'Unione
Europea, e proprio per questo l'Ue prende le distanze ma fa anche un passo in avanti:
con la petizione getta le basi per evitare qualunque attentato alla dimensione culturale
e spirituale dell'Unione che non vuole essere solo economica o monetaria o territoriale.
E mette nero su bianco: il Crocifisso va rispettato. Dell'iniziativa ne abbiamo parlato
con l'onorevole Cristiana Muscardini, firmataria insieme con
altri parlamentari europei, Sergio Silvestri, Mario Mauro, David Sassoli, Gianni Pittella:
R.
– Prima di tutto c’è da segnalare che in Italia parte dell’informazione e parte della
politica hanno risposto con molta ignoranza alla decisione arrivata dalla Corte dei
diritti dell'uomo, perché hanno passato questa decisione come se fosse appunto una
decisione del Parlamento o delle istituzioni dell’Unione Europea, creando perciò grande
confusione anche nei cittadini ed ovviamente grandi rimostranze verso l’Unione Europea,
la quale invece non c’entra assolutamente niente. Questa è la Corte dei diritti dell’uomo
che dipende dal Consiglio d'Europa, che ha avuto nascita e forza nell’epoca della
“cortina di ferro” e che oggi si è espressa sulla richiesta di una persona, una madre,
ed è uscita con una sentenza che è assolutamente assurda, perché è evidente che per
difendere eventualmente i diritti di un ragazzo non si possono ledere i diritti di
altri milioni di ragazzi che possono avere il desiderio di vedere quel Crocifisso;
ma soprattutto questa Corte non può, dal punto di vista di una fantasia giuridica,
imporre ai cittadini dell’Unione Europea, che sono in grandissima parte abituati a
riconoscere nella Croce non soltanto un simbolo religioso ma anche un simbolo di pace
e di speranza, non si può immaginare che con una sentenza si possano scardinare le
radici della nostra cultura. Da qui noi oggi abbiamo fatto una presentazione di alcune
iniziative: un’iniziativa è stata la presentazione – in modo bipartisan – di una dichiarazione
scritta. La seconda è un’iniziativa che io ho immediatamente fatto ed iniziato la
settimana scorsa: si tratta di una petizione del presidente del Parlamento europeo
sulla quale stiamo raccogliendo le firme in Italia. Ci organizzeremo come potremo,
sia via Internet sia attraverso banchetti e un po’ anche con il passaparola, perché
con questa petizione vogliamo riaffermare – attraverso il Parlamento europeo – che
noi non vogliamo calpestate le nostre radici e vogliamo invece che ciò che la storia
dell’Europa – che è la speranza di pace e di tolleranza che la Croce rappresenta -
non sia mai messa in dubbio.