Il Papa all'udienza generale: chi ha a cuore un autentico umanesimo e il futuro dell'Europa
apprezzi e difenda le radici culturali e religiose del continente
“Tutti coloro che hanno a cuore un autentico umanesimo e il futuro dell’Europa sappiano
riscoprire, apprezzare e difendere il ricco patrimonio culturale e religioso di questi
secoli”: è quanto ha detto il Papa stamani durante l’udienza generale nell’Aula Paolo
VI in Vaticano. La catechesi è stata dedicata alla riforma cluniacense che determinò
un profondo rinnovamento della vita monastica. Ecco il testo integrale della catechesi: Cari
fratelli e sorelle, questa mattina vorrei parlarvi
di un movimento monastico che ebbe grande importanza nei secoli del Medioevo, e di
cui ho già fatto cenno in precedenti catechesi. Si tratta dell’Ordine di Cluny, che,
all’inizio del XII secolo, momento della sua massima espansione, contava quasi 1200
monasteri: una cifra veramente impressionante! A Cluny, proprio 1100 anni fa, nel
910, fu fondato un monastero posto sotto la guida dell’abate Bernone, in seguito alla
donazione di Guglielmo il Pio, Duca di Aquitania. In quel momento il monachesimo occidentale,
fiorito qualche secolo prima con san Benedetto, era molto decaduto per diverse cause:
le instabili condizioni politiche e sociali dovute alle continue invasioni e devastazioni
di popoli non integrati nel tessuto europeo, la povertà diffusa e soprattutto la dipendenza
delle abbazie dai signori locali, che controllavano tutto ciò che apparteneva ai territori
di loro competenza. In tale contesto, Cluny rappresentò l’anima di un profondo rinnovamento
della vita monastica, per ricondurla alla sua ispirazione originaria. A
Cluny venne ripristinata l’osservanza della Regola di san Benedetto con alcuni adattamenti
già introdotti da altri riformatori. Soprattutto si volle garantire il ruolo centrale
che deve occupare la Liturgia nella vita cristiana. I monaci cluniacensi si dedicavano
con amore e grande cura alla celebrazione delle Ore liturgiche, al canto dei Salmi,
a processioni tanto devote quanto solenni e, soprattutto, alla celebrazione della
Santa Messa. Promossero la musica sacra; vollero che l’architettura e l’arte contribuissero
alla bellezza e alla solennità dei riti; arricchirono il calendario liturgico di celebrazioni
speciali come, ad esempio, all’inizio di novembre, la Commemorazione dei fedeli defunti,
che anche noi abbiamo da poco celebrato; incrementarono il culto della Vergine Maria.
Fu riservata tanta importanza alla liturgia, perché i monaci di Cluny erano convinti
che essa fosse partecipazione alla liturgia del Cielo. Ed i monaci si sentivano responsabili
di intercedere presso l’altare di Dio per i vivi e per i defunti, dato che moltissimi
fedeli chiedevano loro con insistenza di essere ricordati nella preghiera. Del resto,
proprio con questo scopo Guglielmo il Pio aveva voluto la nascita dell’Abbazia di
Cluny. Nell’antico documento, che ne attesta la fondazione, leggiamo: “Stabilisco
con questo dono che a Cluny sia costruito un monastero di regolari in onore dei santi
apostoli Pietro e Paolo, e che ivi si raccolgano monaci che vivono secondo la Regola
di san Benedetto (…) che lì un venerabile asilo di preghiera con voti e suppliche
sia frequentato, e si ricerchi e si brami con ogni desiderio e intimo ardore la vita
celeste, e assiduamente orazioni, invocazioni e suppliche siano dirette al Signore”.
Per custodire ed alimentare questo clima di preghiera, la regola cluniancense accentuò
l’importanza del silenzio, alla cui disciplina i monaci si sottoponevano volentieri,
convinti che la purezza delle virtù, a cui aspiravano, richiedeva un intimo e costante
raccoglimento. Non meraviglia che ben presto una fama di santità avvolse il monastero
di Cluny, e che molte altre comunità monastiche decisero di seguire le sue consuetudini.
Molti principi e Papi chiesero agli abati di Cluny di diffondere la loro riforma,
sicché in poco tempo si estese una fitta rete di monasteri legati a Cluny o con veri
e propri vincoli giuridici o con una sorta di affiliazione carismatica. Si andava
così delineando un’Europa dello spirito nelle varie regioni della Francia, in Italia,
in Spagna, in Germania, in Ungheria. Il successo
di Cluny fu assicurato anzitutto dalla spiritualità elevata che vi si coltivava, ma
anche da alcune altre condizioni che ne favorirono lo sviluppo. A differenza di quanto
era avvenuto fino ad allora, il monastero di Cluny e le comunità da esso dipendenti
furono riconosciuti esenti dalla giurisdizione dei Vescovi locali e sottoposti direttamente
a quella del Romano Pontefice. Ciò comportava un legame speciale con la sede di Pietro
e, grazie proprio alla protezione e all’incoraggiamento dei Pontefici, gli ideali
di purezza e di fedeltà, che la riforma cluniacense intendeva perseguire, poterono
diffondersi rapidamente. Inoltre, gli abati venivano eletti senza alcuna ingerenza
da parte delle autorità civili, diversamente da quello che avveniva in altri luoghi.
Persone veramente degne si succedettero alla guida di Cluny e delle numerose comunità
monastiche dipendenti: l’abate Oddone di Cluny, di cui ho parlato in una Catechesi
di due mesi fa, e altre grandi personalità, come Emardo, Maiolo, Odilone e soprattutto
Ugo il Grande, i quali svolsero il loro servizio per lunghi periodi, assicurando stabilità
alla riforma intrapresa e alla sua diffusione. Oltre a Oddone, sono venerati come
santi Maiolo, Odilone e Ugo. La riforma cluniacense
ebbe effetti positivi non solo nella purificazione e nel risveglio della vita monastica,
bensì anche nella vita della Chiesa universale. Infatti, l’aspirazione alla perfezione
evangelica rappresentò uno stimolo a combattere due gravi mali che affliggevano la
Chiesa di quel periodo: la simonia, cioè l’acquisizione di cariche pastorali dietro
compenso, e l’immoralità del clero secolare. Gli abati di Cluny con la loro autorevolezza
spirituale, i monaci cluniacensi che divennero Vescovi, alcuni di loro persino Papi,
furono protagonisti di tale imponente azione di rinnovamento spirituale. E i frutti
non mancarono: il celibato dei sacerdoti tornò a essere stimato e vissuto, e nell’assunzione
degli uffici ecclesiastici vennero introdotte procedure più trasparenti. Significativi
pure i benefici apportati alla società dai monasteri ispirati alla riforma cluniacense.
In un’epoca in cui solo le istituzioni ecclesiastiche provvedevano agli indigenti
fu praticata con impegno la carità. In tutte le case, l’elemosiniere era tenuto a
ospitare i viandanti e i pellegrini bisognosi, i preti e i religiosi in viaggio, e
soprattutto i poveri che venivano a chiedere cibo e tetto per qualche giorno. Non
meno importanti furono altre due istituzioni, tipiche della civiltà medioevale, promosse
da Cluny: le cosiddette “tregue di Dio” e la “pace di Dio”. In un’epoca fortemente
segnata dalla violenza e dallo spirito di vendetta, con le “tregue di Dio” venivano
assicurati lunghi periodi di non belligeranza, in occasione di determinate feste religiose
e di alcuni giorni della settimana. Con “la pace di Dio” si chiedeva, sotto la pena
di una censura canonica, di rispettare le persone inermi e i luoghi sacri. Nella
coscienza dei popoli dell’Europa si incrementava così quel processo di lunga gestazione,
che avrebbe portato a riconoscere, in modo sempre più chiaro, due elementi fondamentali
per la costruzione della società, e cioè il valore della persona umana e il bene primario
della pace. Inoltre, come accadeva per le altre fondazioni monastiche, i monasteri
cluniacensi disponevano di ampie proprietà che, messe diligentemente a frutto, contribuirono
allo sviluppo dell’economia. Accanto al lavoro manuale, non mancarono neppure alcune
tipiche attività culturali del monachesimo medioevale come le scuole per i bambini,
l’allestimento delle biblioteche, gli scriptoria per la trascrizione dei libri. In
tal modo, mille anni fa, quando era in pieno svolgimento il processo di formazione
dell’identità europea, l’esperienza cluniacense, diffusa in vaste regioni del continente
europeo, ha apportato il suo contributo importante e prezioso. Ha richiamato il primato
dei beni dello spirito; ha tenuto desta la tensione verso le cose di Dio, il primato
di Dio; ha ispirato e favorito iniziative e istituzioni per la promozione dei valori
umani; ha educato ad uno spirito di pace. Cari fratelli e sorelle, preghiamo perché
tutti coloro che hanno a cuore un autentico umanesimo e il futuro dell’Europa sappiano
riscoprire, apprezzare e difendere il ricco patrimonio culturale e religioso di questi
secoli.