Il Papa all'udienza generale: chi ha a cuore l'Europa ne apprezzi e difenda l'eredità
cristiana. Appello per gli sfollati di guerra dello Sri Lanka
L’Europa è erede di un ricco patrimonio di valori culturali e religiosi, radicati
mille anni fa nel continente dai monasteri dell’Ordine di Cluny. Chi ha a cuore il
“futuro dell’Europa” apprezzi e difenda questo “umanesimo cristiano”. Con questo pensiero
Benedetto XVI ha terminato la catechesi all’udienza generale di questa mattina, in
Aula Paolo VI. Il Papa ha anche levato un appello in favore degli sfollati di guerra
dello Sri Lanka, affinché la comunità internazionale si muova in loro soccorso e le
autorità del Paese trovino rapidamente una soluzione favorevole alla pace. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
Spirito e umanità. Le cose di Dio curate
come le cose dell’uomo, sia che si trattasse di migliorare la liturgia o di sviluppare
l’agricoltura e l’artigianato, diffondere il senso della preghiera o quello della
cultura, praticare la carità verso i poveri come l’istruzione per i bambini. Protagonisti
di questa imponente rivoluzione sociale e religiosa, ha descritto Benedetto XVI, furono
nel Medioevo i circa 1200 monasteri dell’Ordine di Cluny, un movimento incredibilmente
vasto considerata l’epoca, che rinnovando la vita dei chiostri rinnovò quella di un
intero continente, secondo quell’operosa spiritualità benedettina in parte decaduta.
In un contesto - attorno all’anno mille - fatto di invasioni, “povertà diffusa”, “dipendenza
delle abbazie dai signori locali, la rivoluzione, ha spiegato il Papa, partì dal di
dentro, dal cuore:
“Cluny rappresentò l’anima
di un profondo rinnovamento della vita monastica, per ricondurla alla sua ispirazione
originaria. A Cluny venne ripristinata l’osservanza della Regola di san Benedetto
con alcuni adattamenti già introdotti da altri riformatori. Soprattutto si volle garantire
il ruolo centrale che deve occupare la Liturgia nella vita cristiana”. L’importanza
riservata alla liturgia fu grande perché, ha osservato il Pontefice, “i monaci di
Cluny erano convinti che essa fosse partecipazione alla liturgia del cielo”. Arte,
architettura, musica sacra: tutto venne utilizzato per abbellire e rendere solenni
i riti. Questa profonda spiritualità - che presto generò sotto la spinta di Papi e
principi - una “fitta rete” di comunità cluniacensi - diffuse i suoi benefici anche
sulla Chiesa universale. Due, ha detto il Papa, “erano i mali che affliggevano la
Chiesa di quel periodo: la simonia, cioè l’acquisizione di cariche pastorali dietro
compenso, e l’immoralità del clero secolare”: “Gli
abati di Cluny con la loro autorevolezza spirituale, i monaci cluniacensi che divennero
Vescovi, alcuni di loro persino Papi, furono protagonisti di tale imponente azione
di rinnovamento spirituale. E i frutti non mancarono: il celibato dei sacerdoti tornò
a essere stimato e vissuto, e nell’assunzione degli uffici ecclesiastici vennero introdotte
procedure più trasparenti”. Ad
una Chiesa purificata si accompagnò, grazie a quest’Ordine monastico, un deciso risveglio
sociale. I monaci testimoniarono in ogni loro casa, ha notato Benedetto XVI, un forte
“impegno di carità” e promossero due istituzioni – le cosiddette “tregue di Dio” e
“pace di Dio” - che si opposero al diffuso “spirito di vendetta” del tempo guadagnando
“lunghi periodi di non belligeranza” e di rispetto per i luoghi sacri: “Nella
coscienza dei popoli dell’Europa si incrementava così quel processo di lunga gestazione,
che avrebbe portato a riconoscere, in modo sempre più chiaro, due elementi fondamentali
per la costruzione della società, e cioè il valore della persona umana e il bene primario
della pace”. In sostanza, è stata
la considerazione conclusiva del Papa, “mille anni fa, quando era in pieno svolgimento
il processo di formazione dell’identità europea”, l’esperienza cluniacense, diffusa
tra Italia, Francia, Spagna, Germania, Ungheria “ha apportato il suo contributo importante
e prezioso”:
“Ha richiamato il primato dei beni
dello spirito; ha tenuto desta la tensione verso le cose di Dio, il primato di Dio;
ha ispirato e favorito iniziative e istituzioni per la promozione dei valori umani;
ha educato ad uno spirito di pace. Cari fratelli e sorelle, preghiamo perché tutti
coloro che hanno a cuore un autentico umanesimo e il futuro dell’Europa sappiano riscoprire,
apprezzare e difendere il ricco patrimonio culturale e religioso di questi secoli”. Prima
della benedizione finale, Benedetto XVI ha salutato in modo speciale, fra gli altri,
i partecipanti al pellegrinaggio promosso dalla Famiglia dei Discepoli e delle Ancelle
del Signore, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte del loro fondatore
padre Giovanni Minozzi, definito un “umile e tenace apostolo dell’amore di Dio tra
i poveri delle regioni meridionali d’Italia”. E un saluto di “particolare affetto”
è andato a ufficiali e allievi della Guardia di Finanza della Caserma di Coppito,
vicino L’Aquila, diventata “punto di riferimento della popolazione" durante il terremoto
in Abruzzo dello scorso aprile. “La medaglia più bella di cui il vostro reparto possa
fregiarsi - ha detto il Pontefice - è quella della solidarietà, della quale in questi
mesi la vostra struttura è stata protagonista e testimone”.
Infine,
Benedetto XVI ha voluto ricordare il dramma degli sfollati di guerra nello Sri Lanka
e la loro perdurante condizione di precarietà, a sei mesi dal termine del conflitto
che ha insanguinato il Paese:
“Chiedo a tutti
i cittadini di adoperarsi per una rapida pacificazione, nel pieno rispetto dei diritti
umani, e per una giusta soluzione politica delle sfide che ancora attendono il Paese.
Auspico, infine, che la Comunità internazionale si adoperi in favore delle necessità
umanitarie ed economiche dello Sri Lanka, ed elevo la mia preghiera alla Vergine Santa
di Madhu, affinché continui a vegliare su quella amata Terra”.