Dibattito sulla "Fides et ratio" all'Urbaniana: intervista con mons. Piacenza
Verificare lo stato di ricezione e attuazione dell’Enciclica di Papa Giovanni Paolo
II “Fides et ratio” nei diversi ambiti disciplinari, ma anche riscoprire l’attualità
di questo documento, capace di suscitare un forte dialogo tra Chiesa e società civile:
questi gli obiettivi dell’odierno convegno di studi organizzato dalla Pontificia Università
Urbaniana, nell’ambito delle celebrazioni per il decennale dell’Enciclica, sul tema:
“Il legame ultimo tra la sapienza teologica e il sapere filosofico”. Il servizio di
Cecilia Seppia:
“La fede e la ragione sono come
le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della
verità”. E’ questo l’incipit dell’Enciclica “Fides et ratio” scritta da Giovanni Paolo
II, che continua ancora oggi a riaffermare la sua attualità, portando con sé la grinta
e il coraggio propri del cristianesimo, ma anche lo stimolo costante della ricerca
autentica del vero, del bello e del buono. Ma quanto ha inciso questo documento sulla
vita della Chiesa e sulla formazione dei sacerdoti? Mons. Mauro Piacenza,
segretario della Congregazione per il clero:
“Credo
soprattutto ad un livello di una ripresa di coscienza. Dopo una lunga e larga deriva
di divorzio tra la fede e la ragione – evidentemente mai nel magistero della Chiesa
– nelle mode educative, certamente c’è stato un richiamo forte. E’ vero che il terreno
era molto umidificato da altri metodi, però c’era anche una sete di quello a cui il
Papa è andato incontro con la 'Fides et ratio'. Quindi direi che questa, lentamente
e progressivamente, diventa un’acquisizione proprio nella formazione del clero già
nella formazione seminaristica”.
Nessuna contrapposizione
dunque tra fede e ragione, né separazione tra sapienza teologica e sapere filosofico,
uniti indissolubilmente dalla ricerca della verità. Esiste però un problema di non
salda coincidenza tra il contenuto dell’Enciclica e il metodo necessario perché essa
si traduca in azione. Ancora mons. Piacenza:
“Nella
catechesi, per esempio, ci si è persi moltissimo nei metodi. Non va però dimenticato
che il metodo è soltanto uno strumento, è un canale e tale deve rimanere. Ad un certo
punto il contenuto dovrebbe coincidere col metodo, fa cioè un tutt’uno. Bisognerebbe
fare questo, evitando di esagerare sugli strumenti, sui contenuti, sulle metodologie,
se questo è a scapito dell’approfondimento, della sostanza”.
A
seguire anche la Lectio magistralis di mons. Luis Ladaria, segretario della Congregazione
per la Dottrina della Fede, sulla mutua implicanza tra teologia e filosofia, aiuti
indispensabili –secondo il presule- con cui occorre confrontarsi per evitare che la
scienza proceda da sola su sentieri tortuosi. Senza dimenticare - come diceva Sant’Agostino
- che se la fede non viene pensata è nulla, ma così anche la ragione e ogni tradizione
culturale se non si apre a Cristo, e non si lascia da Lui criticare e interpellare.