Prosegue in Vaticano il sesto Congresso mondiale per la pastorale dei migranti e i
dei rifugiati
Sono circa 300 gli esperti internazionali che hanno preso parte questa mattina alla
seconda giornata del sesto Congresso mondiale della pastorale per i migranti e i rifugiati,
inaugurato ieri in Vaticano dall’udienza di Benedetto XVI e da una Messa presieduta
in San Pietro dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. I lavori si protrarranno
fino a giovedì prossimo. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La globalizzazione
avvicina “ma non affratella”. La definizione del segretario del Pontificio Consiglio
per la Pastorale dei Migranti, l’arcivescovo Agostino Marchetto, inquadra in modo
efficace i confini del dibattito in corso in Vaticano, che intende fornire risposte
pastorali al fenomeno migratorio che tengano nel debito conto le dinamiche della globalizzazione.
Il presule è stato uno dei relatori di apertura del Congresso mondiale ed ha messo
l’accento, riecheggiando il Papa, sull’imperativo della condivisione dei beni e delle
risorse, perché è da lì - ha sostenuto - che nasce un autentico sviluppo. Introducendo
prima di lui i lavori, il presidente del dicastero pontificio, l’arcivescovo Antonio
Maria Vegliò, ha ribadito che una genuina risposta pastorale al fenomeno migratorio
nell’era della globalizzazione deve tener conto che “è principio di giustizia garantire
ad ogni essere umano la dignità di appartenere alla famiglia umana. L’accoglienza
all’interno di questa famiglia, poi, è il vero nome della giustizia”. Sul
punto, il presidente del Senato italiano, Renato Schifani, presente ai lavori, ha
rilevato che “non fare del tema dell’immigrazione solo un’occasione di visibilità
politica significa innanzitutto riconoscere che sicurezza e integrazione, legalità
e accoglienza, diritto e giustizia (…) sollevano una questione etica e culturale”.
Da una parte, dunque, è necessario evitare “un’accoglienza ad ostacoli” e, dall’altro,
ha affermato, è urgente favorire il dialogo delle identità. Per cui, “sicurezza e
integrazione sono obiettivi giusti solo se interpretati attraverso la lente della
reciprocità”. Sottolineando l'"interesse" suscitato nell'aula dall'intervento
di Schifani, mons. Vegliò ha ulteriormente messo in chiaro, in una dichiarazione,
l'urgenza affinché "la comunità internazionale, con ogni sforzo, promuova il
rispetto della dignità della persona umana, il dovere degli Stati a ricercare
il bene comune, con prospettiva al bene universale, e il principio della solidarietà.
Tali presupposti - scrive il presidente del dicastero - richiedono che siano aiutati
i migranti e i membri delle loro famiglie, siano regolarizzati quanti si trovano in
situazioni di precarietà e sia incoraggiata la partecipazione di tutti agli spazi
di gestione sociale e civile. Ciò va detto - nota il presule - soprattutto
in relazione alle aree dove i conflitti, le persecuzioni, le catastrofi naturali e
la ricerca di migliori condizioni di vita sradicano le persone, spingendole all'emigrazione,
a partire dal bacino del Mediterraneo fino ad alcuni Paesi dell'Africa, a quelli Sud
e Centro Americani in rapporto a quelli Nord Americani, all'Asia e al Medio Oriente". La
seconda giornata si è aperta con la conferenza sul tema “Una pastorale specifica per
i giovani e gli adolescenti migranti e rifugiati”, di padre Gabriele Parolin, superiore
dei Missionari Scalabriniani per l'Europa e l'Africa e prevede, fra gli altri, un
intervento di mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso
il Consiglio d’Europa. All'udienza di ieri, nel Palazzo Apostolico,
Benedetto XVI ha chiesto di considerare gli immigrati non come "un problema", bensì
come "una risorsa". Fabio Colagrande ha chiesto a un esperto, padre Gianromano
Gnesotto, religioso scalabriniano e direttore dell'Ufficio nazionale per gli immigrati
e i profughi della Fondazione Migrantes della Cei, quale impressione gli abbiano sucitato
le affermazioni del Papa: R.
- Sono indubbiamente parole molto importanti. E questo perché, partendo dal grande
valore della persona umana, va sottolineato il fatto che il migrante è colui che,
con noi e nelle nostre comunità, sia civili e specialmente ecclesiali, è una risorsa
e per la Chiesa è un fratello, è una sorella. Da questo punto di vista appare - e
questo può sembrare superfluo, ma non lo è mai - fondamentale sottolineare proprio
questa positività di una presenza, che pur tra le difficoltà che quotidianamente si
possono incontrare, ha come base fondamentale questa possibilità di ricchezza reciproca,
che va fatta però con quella che anche il Papa ha invitato a fare e cioè con lo sforzo
del dialogo e della comunicazione. D. - Quanto crede sia importante
un incontro come quello che si sta svolgendo in Vaticano, dove si cercano anche di
coordinare le diverse dimensioni ecclesiali proprio per un lavoro di accoglienza e
di integrazione, il più possibile positivo nei confronti dei migranti? R.
- E’ importante che ci sia anzitutto una sintonia di vedute ed anche di possibili
azioni che poi concretamente si possano avviare: prima di tutto, all’interno delle
nostre chiese e poi anche all’interno della società. Per quanto riguarda la Chiesa,
abbiamo ricevuto lo stimolo di pensare a delle strategie di evangelizzazione, anche
nuove, di accompagnamento dei migranti; alla catechesi, alla vita liturgica e sacramentale.
Cose, queste, che in tante nostre diocesi anche italiane, vengono fatte con grande
impegno, con grande intelligenza e con l’accompagnamento nelle comunità etniche, in
modo tale che ci sia un percorso di interazione ecclesiale. Quello dell’integrazione
è - come è stato sottolineato - uno degli aspetti, se non il principale, che va in
qualche modo declinato. D. - La tentazione del disprezzo e
del rifiuto di chi è diverso e di cui ha parlato il Papa è, purtroppo, una tentazione
che sopravvive… R. - Bisogna sostenere sempre il positivo della
questione e per questo la parola del Papa, che sottolinea - oltre ai naturali problemi
che ci sono - il fatto che il migrante sia una risorsa, rappresenta un approccio positivo
che mette in primo piano i punti di forza che ci sono. Riguardo alla solidarietà,
che rappresenta un valore fondamentale e di cui è impregnata la nostra terra italiana
e la nostra Chiesa, abbiamo ricevuto il messaggio di una globalizzazione della solidarietà.
Ci sono, cioè, dei valori che sono nostro patrimonio e che vanno, sempre con costanza
e con naturali ripetizioni, riproposti e proposti declinandoli puntualmente e nella
situazione attuale.(Montaggio a cura di Maria Brigini)