Memoria di San Leone Magno. Benedetto XVI: un grande Papa vicino al popolo e ai fedeli.
Rafforzò l’autorità e il prestigio del Vescovo di Roma
La Chiesa celebra oggi San Leone Magno, uno dei più grandi Pontefici della storia.
In un’udienza generale a lui dedicata, il 5 marzo del 2008, Benedetto XVI ha sottolineato
il contributo che Papa Leone diede all’autorità del Vescovo di Roma. Promotore della
pace, in tempi difficili, Dottore della Chiesa, seppe essere vicino ai fedeli con
l’azione pastorale e la predicazione. Ripercorriamo il Magistero di Benedetto XVI
su San Leone Magno nel servizio di Alessandro Gisotti:
Servitore
della Verità nella Carità, “attraverso un esercizio assiduo della parola, che lo mostra
nello stesso tempo teologo e pastore”: così, Benedetto XVI definisce San Leone Magno,
Vescovo di Roma in tempi molto difficili contraddistinti dal ripetersi delle invasioni
barbariche e dal progressivo indebolirsi, in Occidente, dell’autorità imperiale. Con
la sola forza del Vangelo, nel 452, Papa Leone incontra Attila a Mantova e lo convince
a non proseguire la guerra d’invasione. Roma è salva, “un segno emblematico dell’azione
di pace svolta dal Pontefice”.
L’anno prima, un altro
evento memorabile legato a San Leone Magno. Il Papa convoca il Concilio di Calcedonia,
“la più importante assemblea fino ad allora celebrata nella storia della Chiesa”.
L’assise conciliare, ricorda Benedetto XVI, affermò la fede in Gesù Cristo vero Dio
e vero uomo, respingendo l’eresia che negava la vera natura umana del Figlio di Dio:
“Soprattutto
da questo intervento, e da altri compiuti durante la controversia cristologica di
quegli anni, risulta con evidenza come il Papa avvertisse con particolare urgenza
le responsabilità del Successore di Pietro, il cui ruolo è unico nella Chiesa, perché
'a un solo apostolo è affidato ciò che a tutti gli apostoli è comunicato', come afferma
Leone in uno dei suoi sermoni per la festa dei santi Pietro e Paolo (…) Mostrava in
questo modo come l’esercizio del primato romano fosse necessario allora, come lo è
oggi, per servire efficacemente la comunione, caratteristica dell’unica Chiesa di
Cristo”. Nel suo lungo Pontificato,
durato oltre ventuno anni, Papa Leone ci ha lasciato quasi cento Sermoni e centocinquanta
Lettere che mostrano tutta la sua grandezza. Egli, rammenta Benedetto XVI, fu il primo
Papa “di cui ci sia giunta la predicazione, da lui rivolta al popolo che gli si stringeva
attorno durante le celebrazioni”. Del resto, “animò la carità in una Roma provata
dalle carestie, dall’afflusso dei profughi, dalle ingiustizie e dalla povertà”. Al
contempo, contrastò le superstizioni pagane e legò la liturgia alla vita quotidiana
dei cristiani. Un’eredità, rileva Benedetto XVI, quanto mai attuale:
In
particolare, Leone Magno insegnò ai suoi fedeli - e ancora oggi le sue parole valgono
per noi - che la liturgia cristiana non è il ricordo di avvenimenti passati, ma l’attualizzazione
di realtà invisibili che agiscono nella vita di ognuno (…) Egli fu un grande portatore
di pace e di amore. Ci mostra così la via: nella fede impariamo la carità. Impariamo
quindi con San Leone Magno a credere in Cristo, vero Dio e vero Uomo, e a realizzare
questa fede ogni giorno nell'azione per la pace e nell'amore per il prossimo”.