A Torino la proiezione di "Abuna Messias", film del 1939 sull'avventura missionaria
del cardinale Massaja nell'Etiopia del XIX secolo
In occasione dei duecento anni dalla nascita del missionario e cardinale piemontese,
Guglielmo Massaja, è in programma questa sera al Cinema Massimo di Torino, presso
il Museo del Cinema, una duplice proiezione cinematografica: alle ore 18, quella della
copia restaurata di "Abuna Messias" di Goffredo Alessandrini, kolossal del 1939 e,
a seguire, alle ore 21, il nuovo documentario "Guglielmo Massaja - Un illustre conosciuto",
con la regia di Paolo Damosso, prodotto dai Frati Cappuccini del Piemonte. Il servizio
di Luca Pellegrini:
Nel giorno,
tragico, in cui la Germania nazista invadeva la Polonia dando inizio alla Seconda
Guerra Mondiale, la storia cinematografica di un umile frate cappuccino, coraggioso
e intrepido missionario nell’Etiopia nel XIX secolo, "Abuna Messias" di Goffredo
Alessandrini, vinceva la Coppa Mussolini alla VII Esposizione d’Arte Cinematografica
di Venezia. Un vero e proprio kolossal del cinema coloniale italiano, prodotto con
enorme dispendio di risorse e grandi attese da una nuova casa di produzione legata
alla San Paolo Film. A Sergio Toffetti, ex-Conservatore della Cineteca Nazionale,
che ha coordinato il restauro della pellicola, abbiamo chiesto il motivo per il quale
il cinema di quei difficili anni si interessò all’umile figura di Massaja: R.
- Quello che emerge dal cinema coloniale è che il fascismo voleva dare di sé un’immagine
di civiltà, di “colonialismo civilizzatore”. D. - Il film di
Alessandrini, tra avventure e battaglie, si sofferma anche a descrivere la personalità
di questo vescovo missionario. R. - Il film è molto interessante,
perché mostra spesso i rapporti tra il cardinale Massaja e la Chiesa Copta. Dal punto
di vista del cardinale Massaja, il suo approccio è di grandissimo rispetto. Il film
ha un valore storico-etnografico notevole, perché si filmano dei riti della Chiesa
Copta che abitualmente non si vedono. Non credono ci siano molti altri documenti,
forse nessuno, intendo documenti filmati su questo. Tra l’altro, si filmano anche
delle feste, al tempo stesso civili e religiose, copte. D. -
Perché la Cineteca nazionale è intervenuta finanziando il restauro della pellicola,
partecipando così alle celebrazioni per Massaja? R. - Siamo
partiti per farlo direttamente su sollecitazione dei Cappuccini e anche dei Cappuccini
per il tramite di Novati, la loro società di produzione cinematografica. Siamo comunque
stati ben lieti perché Goffredo Alessandrini è un regista molto importante ed il film
- che io conoscevo per averlo visto un paio di volte nella mia vita - è effettivamente
un film di grande impatto sia narrativo che figurativo, al di là del contenuto. E’
un film importante per la cinematografia italiana della fine degli anni Trenta. Naturalmente,
poi, il film seguirà - per quanto riguarda la Cineteca nazionale - l’iter normale:
la Cineteca ad un prestito culturale porta la distribuzione di circa duemila copie
l’anno - circa millecinquecento in Italia e cinquecento all’estero - e quindi sarà
poi disponibile per i cineclub, le manifestazioni, gli enti, i festival.