Il cardinale Sodano: il macigno del laicismo sul cammino dell'integrazione europea
“Per una nuova Europa” è il titolo dell'ultimo libro del cardinale Angelo Sodano,
decano del Collegio cardinalizio, edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Nell'opera,
il porporato affronta il cammino dell'integrazione europea, alla luce del contributo
dei cristiani e dei pericoli del laicismo. Valentina Fizzotti ha intervistato
il cardinale Sodano, chiedendogli innanzitutto, in questa giornata commemorativa,
quale sia stato il ruolo di Giovanni Paolo II nella caduta del Muro di Berlino:
R. - Certo,
è giusto che oggi si ricordi quel 9 novembre del 1989. Cadde allora un simbolo della
divisione dell’Europa e soprattutto iniziò a cadere nell’Europa centro-orientale quel
sistema comunista che era stato imposto con la forza a quelle popolazioni. E’ stato
il trionfo della libertà dei popoli. E’ ciò che disse il compianto Papa Giovanni Paolo
II quando poi, nel 1996, visitò Berlino. Di fronte a quel Muro ed alla centrale Porta
di Brandeburgo, il Papa disse: “La Porta di Brandeburgo è diventata la Porta della
libertà”. Ero anch’io accanto al Papa in quell’occasione e ricordo come fosse ora
la commozione del Cancelliere Kohl e di tutti i presenti, che vollero tributare una
grande ovazione, quasi per ringraziarlo del suo contributo al ritorno della libertà
nel cuore dell’Europa. Questo suo contributo è stato riconosciuto ormai da molte parti.
Vorrei solo citare una testimonianza non sospetta, quale è quella dell’ex Presidente
dell’Unione Sovietica, che già nel 1992 disse quanto segue: “Oggi possiamo dire che
tutto ciò che è successo nell’Europa orientale in questi ultimi anni non sarebbe stato
possibile senza la presenza di questo Papa, senza il ruolo – anche politico – che
lui ha saputo giocare sulla scena mondiale” Così sul quotidiano “La Stampa” di Torino
del 3 marzo 1992. Grazie al Papa ed all’apporto di tanti cristiani d’Europa, vent’anni
fa si è iniziato a costituire una nuova Europa.
D.
- E quale il contributo dei cristiani alla “Nuova Europa”?
R.
- E’ il contributo di chi lavora per dare un fondamento solido alla nuova casa europea,
il fondamento dei valori spirituali. Su questo tutti i cristiani d’Europa – siano
essi cattolici, ortodossi o riformati – cercano di collaborare, per costruire un’Europa
dello spirito. E’ quanto ci diceva poco fa nell’Enciclica “Caritas in veritate” il
Papa Benedetto XVI: “La religione cristiana e le altre religioni possono dare il loro
apporto allo sviluppo solo se Dio trova un posto anche nella sfera pubblica, con specifico
riferimento alle dimensioni culturale, sociale, economica e, in particolare, politica.
La dottrina sociale della Chiesa è nata per rivendicare questo “statuto di cittadinanza”
della religione cristiana… L’esclusione della religione dall’ambito pubblico, come
per altro verso, il fondamentalismo religioso, impediscono l’incontro tra le persone
e la loro collaborazione per il progresso dell’umanità”.
D.
- Benedetto XVI è appena tornato sul tema delle radici cristiane dell’Europa, la cui
esistenza, ha detto, “è sempre più passata sotto silenzio nell’Unione Europea”, e
ha parlato di una verità dimenticata. Qual è stato invece il loro peso nella formazione
della stessa Europa moderna e come è possibile ribadirle?
R.
- Come ho già detto, il Papa Benedetto XVI ha raccolto la bandiera di valori spirituali
innalzata sull’Europa dal suo compianto Predecessore Giovanni Paolo II e continua
nella sua missione di ricordare ai cristiani d’Europa ed a tutti gli uomini di buona
volontà la necessità di dare una base solida all’integrazione europea. Importante
è tale nuova fase della storia dell’Europa, di tutti i 46 Stati che la compongono,
dall’Atlantico agli Urali. Parimenti importante è l’attuale fase di integrazione dei
27 Paesi dell’Unione Europea. Purtroppo alcuni Governi (pochi in verità) di Paesi
che compongono l’Unione Europea hanno preferito ignorare il patrimonio cristiano del
nostro continente nella stesura del Trattato di Lisbona. Ciò però non deve scoraggiare
i cristiani. Anzi li deve stimolare per continuare a portare il lievito del Vangelo
nella nuova realtà europea che si va configurando.
D.
- In che modo l’insidia del laicismo imperante rappresenta un “masso sulla via dell’integrazione”?
R.
- Lei usa una frase che ho scritto nel libro sulla nuova Europa e che l’Editrice Vaticana
sta diffondendo. Sì, il cammino dell’integrazione europea è lungo. Grazie a Dio, si
può camminare più spediti nell’attuale clima di libertà, come nell’attuale volontà
di collaborazione. Purtroppo su tale strada è caduto il macigno del laicismo. Credo
che sia urgente rimuoverlo, perché tutti i popoli europei possano avanzare sul cammino
dell’integrazione. I cristiani riconoscono certamente la distinzione fra sfera politica
e religiosa, una distinzione che è ormai un valore acquisito e riconosciuto dalla
Chiesa ed appartiene al patrimonio di civiltà che è stato raggiunto. Tale principio
non comporta però di ignorare il fatto religioso e di osteggiare ogni forma di rilevanza
pubblica della fede. Ieri nell’Europa orientale s’era instaurato un ateismo di Stato.
Oggi c’è il pericolo che nell’Europa occidentale ci si orienti ad un laicismo di Stato.
In ambedue i casi lo Stato tende ad ignorare i diritti fondamentali dei propri cittadini.
E questo non è il cammino della civiltà.