Guinea Conakry: i vescovi chiedono a politici e militari di trovare un'intesa per
il bene del popolo
Solo la popolazione della Guinea, attraverso il dialogo, può risolvere la crisi politica
aggravatasi nelle ultime settimane: a sottolinearlo è mons. Vincent Coulibaly, arcivescovo
di Conakry e presidente della Conferenza episcopale del Paese africano, in un messaggio
pubblicato sulla stampa locale. Nel documento – di cui riferisce l’agenzia Misna –
il presule ricorda la strage avvenuta il 28 settembre all’interno dello stadio di
Conakry, dove i militari agli ordini della giunta al potere dall’anno scorso, hanno
ucciso decine di militanti dell’opposizione. “Preghiamo i responsabili politici e
militari – scrive mons. Coulibaly - di mettersi davvero al servizio del popolo, ascoltando
tutte le classi sociali e in particolare i più poveri”. Nel messaggio l’arcivescovo
denuncia un’ambiguità di fondo nelle politiche dei Paesi ricchi, suggerendo che i
loro rapporti con la giunta militare e l’opposizione in Guinea possano essere influenzati
dall’aspirazione a controllarne le risorse minerarie. “Le ricchezze del nostro Paese
– chiede il presidente dei vescovi della Guinea – giocano un ruolo? Per quale motivo
in alcune capitali europee questa grande attenzione mediatica? Perché non fu detto
o fatto nulla nel febbraio 2007, quando in Guinea le vittime furono oltre 300 e molte
infrastrutture furono distrutte?” Da ricordare che il sottosuolo della Guinea custodisce
quasi la metà delle riserve mondiali di bauxite, la materia prima dalla quale si ricava
l’alluminio. Il mese scorso la giunta militare ha annunciato un accordo con una società
cinese, che prevede investimenti per l’equivalente di quattro miliardi e 700 milioni
di euro, in cambio di un’alleanza con Pechino nello sfruttamento dei giacimenti minerari
della Guinea. Lunedì è cominciato in Burkina Faso un difficile negoziato fra la giunta
e l’opposizione, mediato dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale
(Ecowas/Cedeao). Di recente sanzioni economiche e di altro genere nei confronti dei
membri della giunta e dei loro collaboratori sono state adottate da vari Paesi e organismi
regionali, tra i quali Francia, Stati Uniti, Unione Africana e Unione Europea. (R.G.)