Benedetto XVI sugli immigrati: sono una risorsa non un problema per i Paesi che li
accolgono
Immigrati considerati non un “problema” ma una “risorsa” e “un’occasione propizia”
di sviluppo, con i cristiani in prima linea a testimoniare i valori dell’accoglienza
e della solidarietà. E’ la sostanza del discorso che Benedetto XVI ha rivolto questa
mattina ai partecipanti al sesto Congresso mondiale per la Pastorale dei Migranti
e dei Rifugiati, ricevuti in udienza. Aperto in mattinata da una Messa presieduta
in San Pietro dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Congresso convocato
dal competente dicastero vaticano - in programma fino a giovedì prossimo - è incentrato
sul tema “Una risposta pastorale al fenomeno migratorio nell’era della globalizzazione”.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Le affermazioni
di Benedetto XVI sono spesso una provocazione per Stati e governi, che tendono ad
alzare barriere legislative per limitare o scoraggiare i flussi migratori. Perché
invece - si è chiesto il Papa all’udienza concessa ai congressisti, alla presenza
tra gli altri del presidente del Senato italiano, Renato Schifani - “non considerare
l’attuale fenomeno mondiale migratorio come condizione favorevole per la comprensione
tra i popoli e per la costruzione della pace e di uno sviluppo che interessi ogni
nazione?”. Una domanda in controtendenza che per l’appuntamento organizzato dal Pontificio
Consiglio per la Pastorale dei Migranti - a cinque anni dall’Istruzione Erga migrantes
caritas Christi - diventa in questi giorni base di verifica e di proposta pastorale.
Con la globalizzazione che stringe gli Stati in una rete, e con la crisi mondiale
che allarga invece “il divario economico” tra nazioni ricche e povere, come si risponde
al fenomeno migratorio? Partendo - afferma Benedetto XVI - da una visione diversa,
incentrata sul valore della solidarietà e sugli altri valori che ne derivano: “Le
migrazioni invitano a mettere in luce l’unità della famiglia umana, il valore dell’accoglienza,
dell’ospitalità e dell’amore per il prossimo. Ciò va però tradotto in gesti quotidiani
di condivisione, di compartecipazione e di sollecitudine verso gli altri, specialmente
verso i bisognosi (...) Ecco perché la Chiesa invita i fedeli ad aprire il cuore ai
migranti e alle loro famiglie, sapendo che essi non sono solo un ‘problema’, ma costituiscono
una ‘risorsa’ da saper valorizzare opportunamente per il cammino dell’umanità e per
il suo autentico sviluppo”. Lo scenario attuale è invece
dominato da troppe storie che raccontano di emigrazioni drammatiche. Di donne, uomini,
giovani e bambini che si affidano a un sogno di riscatto per uscire da una vita di
sola sopravvivenza, e sovente nemmeno di essa: “La crisi economica mondiale,
con l’enorme crescita della disoccupazione, riduce le possibilità di impiego e aumenta
il numero di coloro che non riescono a trovare neppure un lavoro del tutto precario.
Tanti si vedono allora costretti ad abbandonare le proprie terre e le loro comunità
di origine; sono disposti ad accettare lavori in condizioni per nulla consone alla
dignità umana con un inserimento faticoso nelle società di accoglienza a causa della
diversità di lingua, di cultura e degli ordinamenti sociali”. Il fenomeno
migratorio, quindi, è e resta complesso, riconosce Benedetto XVI. E tuttavia, ha insistito,
“lo sviluppo autentico riveste sempre un carattere solidale”. Una speranza, quella
della solidarietà, che per chi la cerca si rivela spesso tradita: “Oggi,
molti migranti abbandonano il loro Paese per sfuggire a condizioni di vita umanamente
inaccettabili senza però trovare altrove l’accoglienza che speravano. Di fronte a
situazioni così complesse, come non fermarsi a riflettere sulle conseguenze di una
società basata fondamentalmente sul mero sviluppo materiale? Nell’Enciclica Caritas
in veritate notavo che vero sviluppo è solo quello integrale, quello cioè che interessa
ogni uomo e tutto l’uomo (...) Ne consegue che occorre dare risposte adeguate ai grandi
cambiamenti sociali in atto, avendo chiaro che non ci può essere uno sviluppo effettivo
se non si favorisce l’incontro tra i popoli, il dialogo tra le culture e il rispetto
delle legittime differenze”.