2009-11-09 14:15:23

Amare la Chiesa come nostra vera madre, anche quando vediamo qualche ombra sul suo volto: così il Papa a Brescia, sulle orme di Paolo VI. Intervista con mons. Monari


Paolo VI maestro di vita, coraggioso testimone di speranza in profonda unione con la Chiesa. Sono i volti del Papa bresciano che Benedetto XVI ha voluto ricordare nel pomeriggio trascorso ieri a Concesio, ultima tappa della sua visita pastorale nella diocesi di Brescia. Prima la sosta alla casa natale di Montini e l’incontro con alcuni familiari, poi l’inaugurazione del centro studi intitolato al Papa bresciano e il conferimento del Premio Paolo VI per l’impegno nella diffusione della cultura di ispirazione religiosa. Infine l’emozionante abbraccio della comunità locale riunita nella chiesa di Sant’Antonino dove è custodito il fonte battesimale di Giovanni Battista Montini. Il servizio della nostra inviata Gabriella Ceraso.RealAudioMP3

E’ un Papa sorridente, circondato dall’affetto della gente, quello che arriva nei luoghi della nascita e dell’inizio della ricca vicenda umana e spirituale del venerato predecessore. Benedetto XVI si emoziona incontrando la famiglia in quella che fu la casa delle vacanze di Giovanni Battista Montini, fino all’ordinazione sacerdotale. Poi a piedi, nonostante la pioggia, raggiunge la nuova sede dell’Istituto Paolo VI, che ne accoglie le memorie in un archivio, una biblioteca e nella collezione d’arte e spiritualità. Una visita tra cultura e fede ricca di incontri che culminano nell’Auditorium col saluto del presidente Giuseppe Camadini e l’assegnazione del Premio Paolo VI quest’ anno conferito alla collana patristica francese Sources Chrétiennes per la funzione educativa svolta nella riscoperta delle fonti cristiane antiche e medioevali. Da qui lo spunto per il Papa per una riflessione sull’odierna emergenza educativa:

“Si vanno diffondendo un’atmosfera, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona, del significato della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. Eppure si avverte con forza una diffusa sete di certezze e di valori. Occorre allora trasmettere alle future generazioni qualcosa di valido, delle regole solide di comportamento, indicare alti obiettivi verso i quali orientare con decisione la propria esistenza”.

 
Citando Montini, il Papa ricorda quanto tenesse ad essere testimone della verità, in un'epoca in cui nel campo profano, gli intellettuali ignoravano Cristo, e quanto il mondo culturale sociale e artistico richiedesse cristiani qualificati, radicati nella verità di Cristo, secondo il modello appreso innanzi tutto dal papà Giorgio e poi messo in pratica:
 
“Generazioni di giovani universitari hanno trovato in lui, come Assistente della Fuci, un punto di riferimento, un formatore di coscienze, capace di entusiasmare, di richiamare al compito di essere testimoni in ogni momento della vita, facendo trasparire la bellezza dell’esperienza cristiana”.

 
Come guida di anime Montini insisteva, spiega il Papa, sulla piena armonia tra dimensione culturale e religiosa, dottrina e pratica, sull’importanza di avere una coscienza cristiana matura per confrontarsi con la modernità e un pensiero forte capace di un agire forte. Anche nei difficili anni Sessanta Montini, prosegue il Papa, indicò con coraggio ai giovani, vittime dell’ideologia, la strada dell’incontro di Cristo come esperienza educativa liberante e risposta alle loro aspirazioni:
 
“Aveva imparato a comprenderne l’animo e ricordava che l’indifferenza agnostica del pensiero attuale, il pessimismo critico, l’ideologia materialista del progresso sociale non bastano allo spirito, aperto a ben altri orizzonti di verità e di vita. Oggi, come allora, emerge nelle nuove generazioni un’ineludibile domanda di significato, una ricerca di rapporti umani autentici”.

 
Questo maestro di vita e coraggioso testimone di speranza non sempre capito fu più di qualche volta avversato, ricorda il Papa, ma non ebbe tentennamenti nel condurre la Chiesa. L’auspicio ora, conclude, è che il suo amore per i giovani e l’affidamento a Cristo vengano percepiti dalle giovani generazioni.

Il Montini figlio fedele della Chiesa, è quello ricordato invece da Benedetto XVI nel suo ultimo appuntamento di ieri, tra gli oltre 400 fedeli che lo attendevano nella parrocchia di Sant’Antonino dov’è il fonte battesimale di Montini. Il primo sacramento, ha detto loro citando Paolo VI, inizia al rapporto di comunione con Cristo, un dono immenso che richiede di ricambiare con scelte di vita coerenti al Vangelo e non conformi alla mentalità del mondo. Poi il congedo con un incoraggiamento...

"Vivere il Battesimo comporta restare saldamente uniti alla Chiesa, pure quando vediamo nel suo volto qualche ombra e qualche macchia. È lei che ci ha rigenerati alla vita divina e ci accompagna in tutto il nostro cammino: amiamola, amiamola come nostra vera madre! Amiamola e serviamola con un amore fedele, che si traduca in gesti concreti all’interno delle nostre comunità, non cedendo alla tentazione dell’individualismo e del pregiudizio e superando ogni rivalità e divisione".

 
Al termine della giornata di ieri, intensa per incontri e significati, che ha visto una grande partecipazione della comunità bresciana, la nostra inviata Gabriella Ceraso ha chiesto al vescovo mons. Luciano Monari un commento e un breve bilancio delle ore trascorse col Pontefice.RealAudioMP3

R. - Alcune delle cose che mi hanno sorpreso di più e mi hanno dato una gioia più grande sono state vedere il sorriso delle persone semplicemente nel vedere il Papa e nel salutarlo e gridargli un augurio e cose del genere. Sono piccole cose ma servono a far capire il bisogno di avere delle persone che al Signore vogliono bene e che rendono testimonianza di uno stile di vita improntato soprattutto sulla ricerca dell’amore fraterno, della comunione, della testimonianza alla verità, alle cose belle e positive.

 
D. – Mons. Monari, che cosa altro l’ha colpita?

 
R. - Naturalmente il messaggio che Benedetto XVI ha portato e soprattutto il messaggio su Paolo VI in due dimensioni: l’amore tenero di Paolo VI per la Chiesa, quell’amore che lo ha portato, ad esempio, a fare una vera e propria confessione di amore nel suo pensiero alla morte, quando dice che ha sempre amato la Chiesa, che è vissuto per la Chiesa e che, quando vede il compimento della sua vita, vorrebbe dirlo, confessarlo alla Chiesa, come si confessa un sentimento intimo, con un pudore grande ma con una gioia ed una passione pulite. Questo credo sia il primo aspetto; credo che il Papa ci ha richiamato a quest’amore come atteggiamento fondamentale della vita del credente. L’altro aspetto è quello della figura di Paolo VI come educatore e con la passione del trasmettere alle nuove generazioni quella ricchezza di vita, di speranza che lui aveva da quel Vangelo in cui ha creduto.

 
D. – Il Papa ha toccato tanti aspetti tipici del bresciano: l’attivismo laicale come anche temi economici, molti importanti in tempi di crisi. Pensa che abbia ben colto proprio anche lo spirito della vostra comunità, della vostra Chiesa così ben articolata?

 
R. – Credo di sì. Il discorso che ha fatto sui laici e sulle responsabilità che i laici si sono sempre assunti nel cammino della Chiesa bresciana e nella testimonianza in mezzo al mondo, alle dimensioni dell’economia, della politica, della cultura, dell’insegnamento, ecco, tutte queste responsabilità sono caratteristiche di Brescia e il Papa le ha ricordate e colte molto bene, come anche il discorso sulla crisi economica, legandolo al messaggio dell’ultima enciclica, la “Caritas in veritate”. La sottolineatura del fatto che l’elemento originario che rende la vita dell’uomo un itinerario di sviluppo è quell’amore per la verità che l’uomo si porta dentro al cuore e che lo porta ad una ricerca sempre incessante della verità e ad un cammino di coerenza tra la verità che riconosce e il suo stile di vita. E’ questo che produce quel processo continuo di maturazione che porta l’uomo verso un’umanizzazione più grande, se evidentemente l’uomo è capace di lasciarsi portare da questo movimento dello Spirito. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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