2009-11-08 14:08:31

“La Chiesa sia segno luminoso di speranza per l'umanita' del Terzo millennio'': così Benedetto XVI, che a Brescia ricorda le parole di Papa Montini sulla Chiesa “povera e libera” e il suo rapporto con il mondo


E’ festa nella diocesi di Brescia che oggi accoglie il Papa alla sua prima visita pastorale a trent’anni dalla morte di Paolo VI e in omaggio a sant’Arcangelo Tadini. Dal mattino presto, sfidando la pioggia, migliaia di fedeli si sono disposti lungo il tragitto della papa-mobile che ha portato Benedetto XVI dallo scalo militare di Ghedi, dove è giunto alle 9.30 salutato dalle autorità, a Botticino sera.”Vogliamo il papa” hanno scandito i bambini mentre il Pontefice entrava nel santuario per una preghiera davanti alle spoglie di Tadini, una figura che, ha detto Benedetto XVI alla comunità parlando a braccio “invita tutti ad amare Dio e a lavorare per un mondo fraterno nel quale ognuno vive non per sé ma per gli altri”. Poi la partenza per Brescia, dove durante la Messa il Papa ha ricordato Paolo VI e il suo amore per una Chiesa forte, radicata in Cristo e quindi vicina all’uomo, modello per il dialogo col mondo contemporaneo. Il servizio della nostra inviata Gabriella Ceraso.RealAudioMP3

(Canto d’ingresso)

 
La Chiesa sia segno luminoso di speranza per l’umanità” è la preghiera rivolta dal Papa a Maria nel ricordo di Paolo VI. Ad ascoltarlo 12mila fedeli, nella piazza intitolata al Papa bresciano. Molti di più quelli per le strade del centro della città e in piazza Loggia dove Benedetto XVI ha sostato in preghiera, come in passato Giovanni Paolo II, davanti la stele ricordo della strage del 1974. Quindi l’arrivo sul sagrato del Duomo tra tantissimi applausi, volti sorridenti e centinaia di bandierine bianche e gialle, sulle note del Tu es Petrus…

 
Sul palco bianco posto sul sagrato del Duomo, le parole del vescovo mons Luciano Monari: “Santità - ha detto - ci faccia sentire l’ardore con cui dobbiamo vivere l’esaltante vocazione cristiana". Poi il saluto del sindaco Adriano Pàroli che ha rinnovato la fedeltà alla tradizione bresciana fatta di fede e giustizia sociale. Prima della Messa nella cattedrale seicentesca altri incontri: il Papa sfila davanti al monumento di Paolo VI e si ferma con i malati, i seminaristi e le claustrali. Poi il solenne inizio del rito col clero bresciano.

 
“E’ una gioia spezzare il pane qui dove nacque e si formò il servo di Dio Giovan Battista Montini” dice con affetto il Papa alla folla, con cui medita sul mistero della Chiesa a partire dall’icona evangelica della vedova povera che getta nel tesoro del Tempio gli ultimi spiccioli che le rimangono. La Chiesa, spiega il Papa, è un’organismo spirituale concreto, che prolunga nel tempo e nello spazio l’oblazione del figlio di Dio, un sacrificio decisivo agli occhi del Padre, in cui è condensato tutto l’amore divino, come è concentrato nel gesto della vedova tutto il suo amore per Dio e per i fratell:

 
La Chiesa, che incessantemente nasce dall’Eucaristia, è la continuazione di questo dono, di questa sovrabbondanza che si esprime nella povertà, del tutto che si offre nel frammento. È il Corpo di Cristo che si dona interamente, Corpo spezzato e condiviso, in costante adesione alla volontà del suo Capo. Sono lieto che stiate approfondendo la natura eucaristica della Chiesa, guidati dalla Lettera pastorale del vostro Vescovo.

 
Questa è la Chiesa che il Servo di Dio Paolo VI ha amato e cercato di far comprendere, di cui, con cuore palpitante scriveva di voler comprendere tutto, storia destino, sofferenze, sforzo di perenne fedeltà, di volerla abbracciare e amare in ogni sua componente. A lei guardava, prosegue, come la sposa di tutta la vita e a lei lasciava in punto di morte l’invito ad avere il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità e a “camminare povera cioè libera, forte e amorosa verso Cristo”.

 
Così deve essere la comunità ecclesiale per riuscire a parlare all’umanità contemporanea. L’incontro e il dialogo della Chiesa con l’umanità di questo nostro tempo stavano particolarmente a cuore a Giovanni Battista Montini in tutte le stagioni della sua vita, dai primi anni di sacerdozio fino al Pontificato. Egli ha dedicato tutte le sue energie al servizio di una Chiesa il più possibile conforme al suo Signore Gesù Cristo, così che, incontrando lei, l’uomo contemporaneo possa incontrare Lui, perché di Lui ha assoluto bisogno.

 
Questo, spiega il Papa, è l’anelito di fondo del Concilio Vaticano II e anche la riflessione di Paolo VI sulla Chiesa, come espressa nell’Enciclica Ecclesiam suam. Chiesa che voleva basata sulla coscienza di sé, bisognosa di rinnovamento sul modello di Cristo, e in relazione con il mondo esterno. Quindi l’appello al clero bresciano.

 
Come non vedere che la questione della Chiesa, della sua necessità nel disegno di salvezza e del suo rapporto con il mondo, rimane anche oggi assolutamente centrale? Che, anzi, gli sviluppi della secolarizzazione e della globalizzazione l’hanno resa ancora più radicale, nel confronto con l’oblio di Dio, da una parte, e con le religioni non cristiane, dall’altra? La riflessione di Papa Montini sulla Chiesa è più che mai attuale; e più ancora è prezioso l’esempio del suo amore per lei, inscindibile da quello per Cristo.

 
Il mistero della Chiesa, continua il Papa, citando l’Ecclesiam suam, deve essere un fatto vissuto, un’esperienza per l’anima e non un semplice oggetto di conoscenza teologica e ciò presuppone una robusta vita interiore. Ed è qui che l’omaggio a Paolo VI si fa esplicito:

Carissimi, che dono inestimabile per la Chiesa la lezione del Servo di Dio Paolo VI! E com’è entusiasmante ogni volta rimettersi alla sua scuola! È una lezione che riguarda tutti e impegna tutti, secondo i diversi doni e ministeri di cui è ricco il Popolo di Dio, per l’azione dello Spirito Santo.
 
In particolare, nell’anno sacerdotale, il Papa ricorda la lezione di Paolo VI ai seminaristi e ai sacerdoti presenti. Prima sul celibato: “verginità consacrata”, dice "come amore verginale di Cristo fu quello per la Chiesa”, poi incoraggiandoli a confidare, come faceva Paolo VI anche nei difficili Anni 60 solo in Gesù Cristo per il futuro della Chiesa, in un atteggiamento di attesa vigile nella preghiera unica condizione perché Dio operi in pienezza. Al termine dell’omelia poi il saluto ai Consacrati e ai fedeli laici bresciani vitali nella fede e nelle opere.

 
Negli Insegnamenti di Paolo VI, cari amici bresciani, voi potete trovare indicazioni sempre preziose per affrontare le sfide del presente, quali, soprattutto, la crisi economica, l’immigrazione, l’educazione dei giovani.

 
Il servo di Dio Giovan Battista Montini torna anche nelle parole del Papa all’Angelus per la profonda devozione che egli nutriva per la Vergine cui affidò il suo sacerdozio e su cui maturò nel tempo, dice il Papa, la visione di Madre della Chiesa. E proprio a lei che orienta le anime a Cristo il Pontefice affida il popolo lombardo prima di congedarsi con la solenne benedizione.  (Canto)

 
Nel pomeriggio Benedetto XVI si trasferirà a Concesio, fuori Brescia, per una visita ai luoghi cari all’infanzia di Giovanni Battista Montini. Dopo il benvenuto del sindaco e del presidente dell’Istituto Paolo VI, il Papa visiterà la casa natale di Montini donata all’Opera per l’educazione cristiana dal cugino Vittorio e ora custodita da una comunità di Figlie di Maria Ausiliatrice. Poi il trasferimento a piedi presso le strutture del nuovo centro studi Paolo VI nel caldo colore dell’ardesia: tre volumi dalle linee semplici aperti verso casa Montini. L’Istituto custodisce un enorme patrimonio legato alla figura di Paolo VI, come spiega il presidente Giuseppe Camadini al microfono di Gabriella Ceraso: RealAudioMP3

R. – L’impostazione dell’Istituto è rigorosamente improntata ad un metodo scientifico. Non è previsto un intento agiografico o encomiastico, ma la ricerca della verità. Innanzitutto ha raccolto un archivio che comprende documenti olografi e per lo più inediti di Montini, oltre 50mila. La biblioteca accoglie inoltre oltre 33mila volumi, di cui circa 10mila già appartenuti personalmente a Giovanni Battista Montini. Si tratta quindi di un complesso di fonti preziose per gli studiosi ed è prevista anche la possibilità di stage residenziali, soprattutto di giovani ricercatori.

 
D. – Dunque cultura e religione, così come arte e religione, s’incontrano sempre nell’Istituto, nella collezione internazionale Arte e Spiritualità che vi è contenuta. Qual è il valore di quest’esposizione?

 
R. – Si tratta di oltre sei mila tra dipinti, sculture, disegni; circa quattro mila donati da mons. Pasquale Macchi nella veste di esecutore testamentario di Paolo VI. Artisti europei ed oltre in successione tematica ed aperta anche al flusso di giovani e, quindi, sotto questo profilo, rivela anche quella che fu l’attenzione pedagogica di Montini.

 
D. – Nell’Istituto c’è anche una struttura nuova, moderna, che è l’auditorium intitolato all’ingegner Montini. Sarà proprio qui che il Papa, con tutti voi, conferirà il Premio internazionale Paolo VI, che è una delle vostre iniziative. E’ un premio importante, considerato il Nobel cattolico. A chi andrà il riconoscimento quest’anno?

 
R. – Il conferimento viene fatto ad una persona o ad un’istituzione che abbia contribuito in modo rilevante alla cultura d’ispirazione religiosa. Quest’anno è stato prescelto l’ambito dell’educazione e per esso è stata designata per la prima volta un’istituzione, la prestigiosa editrice della collana di pubblicazione che si denomina sotto “Sources Chrétiennes”. Ha sede a Lione ma ha una risonanza culturale e scientifica nel mondo occidentale ed è ormai tradizione: il pontefice ha accettato, tutte le volte, di conferire personalmente il Premio.

 
D. – Quali sono le ragioni profonde per questa scelta della nuova sede in Concesio, oltre alla necessità di spazi più ampi?

 
R. – L’ubicazione costituisce una continuità fra quella che fu l’ispirazione familiare e ambientale di Montini, che ha visto poi l’esplicitarsi di una linea di mediazione culturale che ci è caro ricercare e, possibilmente, trasmettere alle giovani generazioni.

 
Al termine della visita dell’Istituto il Papa si fermerà nell’auditorium «Vittorio Montini» per consegnare il Premio internazionale «Paolo VI» per la prima volta assegnato ad un ente e non ad una personalità, come in 25 anni di storia. Premiata è la collana patristica francese «Sources Chrétiennes», per l’impegno profuso nella riscoperta delle fonti cristiane antiche e medievali. Ma cosa portò nel 1942 i fondatori, i futuri cardinali Henri De Lubac e Jean Daniélou, ad iniziare questo lavoro? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Paolo Siniscalco direttore del comitato scientifico della collana: RealAudioMP3

R. – I fondatori della collana “Sources Chrétiennes” hanno avuto lo scopo di far conoscere gli autori cristiani dei primi secoli, non solo greci e latini, ma anche orientali, perché l’intelligenza cristiana senza il ricorso costante alla tradizione dei Padri non è compresa in tutta la sua ricchezza. Questo è un punto molto importante, tenendo conto che i primi volumi sono stati proprio del 1942-43, quando la guerra sembrava ipotecata dal nazismo. La luce che deriva da questi Padri è stata ritenuta ottima via per fare uscire l’Europa da un momento tanto difficile.

 
D. – Nella motivazione - che è ampia - è dato molto peso nell’assegnazione di questo premio alla valenza educativa delle “Sources Chretiennes”. Lei come la può spiegare?

 
R. – Le pubblicazioni delle “Sources Chrétiennes” sono estremamente ricche: ci sono introduzioni, note e c’è la traduzione dei testi stessi. Penso che questo sia per il lettore un momento formativo e ad ogni modo un momento di riscoperta di una storia che è fondamentale per la nostra Europa.

 
D. – Patristica e i testi fondamentali del Cristianesimo sono anche al centro delle catechesi di Benedetto XVI sin dall’inizio, come a dire che tutto questo patrimonio ha ancora una forte attualità per l’uomo di oggi?

 
R. – Per l’uomo di oggi e per tutti i problemi che ha. Basti pensare alla situazione così frammentata del mondo e invece all’appello che continuamente fanno i Padri all’unità della Chiesa, ma in fondo all’unità del genere umano. Queste persone cercavano la sapienza, che è nella rivelazione di Dio, ma una sapienza che poi deve confrontarsi con i problemi quotidiani. Ed è proprio la cosa che hanno fatto i cristiani dei primi secoli. In questo senso, le catechesi del Papa vogliono mettere in evidenza l’attualità di questi autori che è un’attualità perenne.

 
Una visita tra la memoria e l’attualità dunque quella del Papa oggi in terra bresciana, dove Paolo VI, Giovan Battista Montini, è nato e si è formato, sin dall’ambiente familiare dell’amata mamma Giuditta e di papà Giorgio, per lunghi e difficili anni, guida dei cattolici bresciani. Lo conferma Fausto Montini, nipote del Papa, al microfono della nostra inviata a Brescia, Gabriella Ceraso. RealAudioMP3
 
R. – La vitalità dei genitori ed in particolare di Paolo VI, che nasce nel periodo in cui c’è ancora la presenza del famoso “Non expedit”, cioè della non partecipazione né attiva né passiva dei cattolici alla vita politica. Potevano però dimostrare di essere validi cittadini contribuendo ad attività - di carattere sostanzialmente culturale ed economico – che diventassero significative ed importanti per la società. Credo che sia in quest’ambiente che lo zio riconosce le sue formazioni iniziali.

 
D. – Di suo zio, come Papa, si sottolineano diversi aspetti a livello ufficiale. Lei quale aspetto custodisce?

 
R. – Questa sensazione di totale disponibilità verso chiunque. Quando, per la prima volta, gli ho sentito dire nella preghiera, dopo la consacrazione: “E me, indegno tuo servo”, lo ha detto con un contenuto così convinto che ho detto: “Questo è proprio quello che lui è, si sente servo di tutti”.

 
D. – C’è una traccia, un insegnamento che porta nella sua vita di questa figura?

 
R. – Come insegnamento, forse, porto l’avere una coscienza formata. La cultura religiosa dev’essere almeno pari a quella umanistica e civile che si ha.







All the contents on this site are copyrighted ©.