Negli Stati Uniti storico sì della Camera alla riforma sanitaria che passerà ora al
Senato. Accolto l’emendamento voluto dalla Chiesa
Decisione storica da parte della Camera degli Stati Uniti, che, per la prima volta
in mezzo secolo, ha dato il via libera alla riforma del sistema sanitario, fortemente
voluta dal presidente Obama. Il testo ora dovrà essere approvato dal Senato. Il servizio
è di Eugenio Bonanata:
“Un passo
storico nell’interesse di tutti gli americani”. Non ha usato mezzi termini il capo
della Casa Bianca che si è congratulato con i deputati democratici, a cominciare dalla
speaker della Camera, Nancy Pelosi. Il testo è passato nonostante l’opposizione compatta
di tutti i deputati repubblicani, tranne uno, e di un certo numero di deputati democratici.
220 sì e 215 no, il risultato finale dell’insolita seduta della Camera – di sabato
– conclusasi a notte fonda. Una vittoria politica di straordinaria portata per l’amministrazione
Obama, uscita malconcia dalle recenti elezioni locali che hanno visto una buona affermazione
dei repubblicani. La sfida si sposta adesso in Senato, dove la maggioranza democratica
non è affatto data per scontata. Obama però si è detto fiducioso. “La riforma – ha
dichiarato - sarà legge entro l’anno”, precisando che lo strumento “rende finalmente
possibile la promessa di un'assistenza sanitaria di qualità per il popolo americano”,
ad iniziare dai cittadini americani senza assicurazione e sono 36 milioni gli americani
che attualmente non godono di alcuna copertura. Ma la riforma, che modifica radicalmente
la struttura del sistema sanitario, prevede un ruolo forte da parte dello Stato pur
non prevedendo un sistema gratuito nazionale. Senza intaccare il bilancio, l’obiettivo
è quello di estendere l’assicurazione al 96 per cento della popolazione nell’arco
di 10 anni, per un ammontare complessivo di 1.200 miliardi di dollari. Il testo –
tra le altre cose - introduce l’obbligo da parte dei datori di lavoro di assicurare
i loro dipendenti. Novità soprattutto per le compagnie di assicurazione che non potranno
aumentare il prezzo delle polizze nei confronti delle persone più anziane e negare
ai clienti la copertura sulla base delle cosiddette ''condizioni mediche preesistenti''.
Nel
testo approvato dalla Camera è stato accolto l’emendamento Stupak-Pitts che sta a
cuore alla Chiesa. Ci spiega perché Luis Badilla:
Dopo
le mediazioni e i compromessi negoziati dallo speaker della Camera dei Rappresentanti,
Nancy Pelosi, i Rappresentanti hanno approvato, dunque, in prima lettura la discussa
riforma sanitaria fortemente voluta e promessa dal presidente Obama. Va subito detto
che la proposta deve passare al Senato dove le cose potranno essere più difficili,
poiché qui Obama ha una maggioranza più risicata e instabile. Il primo voto favorevole
alla proposta è stato possibile grazie all'emendamento Stupak-Pitts che vieta esplicitamente
l'utilizzo di fondi federali in favore dell'aborto e consente altre restrizioni. Era
quello che i democratici più critici del progetto di legge, chiamati “pro-life” e
vicini alle posizioni espresse a più riprese da parte della gerarchia cattolica, avevano
chiesto venerdì sera alla signora Pelosi. L'emendamento era stato sostenuto anche
da parte della Conferenza dei vescovi cattolici che, non più tardi del 6 novembre
scorso, con una lettera a firma del cardinale Justin Rigali e i vescovi William Murphy
e John Wester, si era rivolta ai Rappresentanti sostenendo l'emendamento e ribadendo
la richiesta, anche questa approvata ieri, di mantenere il diritto all'obiezione di
coscienza degli operatori che hanno a che fare con eventuali interruzioni della gravidanza.
Nella lettera, i vescovi statunitensi scrivevano: "Il passaggio di questo emendamento
consente al Parlamento di soddisfare i nostri criteri nel senso di preservare le protezioni
esistenti contro l'aborto”. Infine, auspicando l’approvazione dell’emendamento, i
presuli concludevano: "Con questo importante passo avanti ci auguriamo che il Parlamento
possa favorire una riforma essenziale che veramente protegga la vita, la dignità,
la coscienza e la salute di tutti. Speriamo anche che il Senato segua l'esempio della
Camera”.