Sri Lanka: i leader religiosi uniti per la pace e la riconciliazione nazionale
“I leader religiosi sono uniti per il bene del Paese. Sui temi importanti, sulle questioni
cruciali che affliggono la martoriata nazione srilankese, i leader religiosi mostrano
sintonia e armonia”: è quanto dice in un colloquio con l’Agenzia Fides mons. Malcolm
Ranjith, arcivescovo di Colombo, commentando il viaggio che una delegazione dei leader
religiosi srilankesi sta svolgendo in questi giorni in Europa. “Abbiamo perorato presso
i vertici dell’Unione Europea le ragioni degli accordi economici stabiliti ai tempi
dello tsunami con la nostra nazione. Speriamo che non siano revocati, poiché questo
fatto minerebbe la ricostruzione, la pace e la stabilità nel nostro amato paese”,
dice l’arcivescovo. Si tratta di accordi commerciali siglati nel 2004 fra Unione Europea
e Sri Lanka all’indomani dello tsunami. Allora l’Ue decise di sostenere l’economia
del Paese asiatico attraverso il “Generalised System of Preferences Plus” (Gsp Plus),
che prevede un accesso facilitato al mercato europeo per i prodotti dell’industria
tessile dello Sri Lanka. L’Ue minaccia di revocare gli accordi per i mancati chiarimenti
da parte di Colombo sul tema della violazione dei diritti umani compiute dall’esercito
srilankese durante la guerra. Mons. Ranjith spiega a Fides perchè tali accordi commerciali
sono, secondo i leader religiosi, legati alla importante questione della pace e della
riconciliazione nazionale, cruciale per il futuro dello Sri Lanka, all’indomani della
fine della guerra civile: “Il mantenimento di tali accordi economici, favorevoli ai
prodotti tessili srilankesi, comporta e favorisce un flusso di finanziamenti che saranno
utilizzati proprio per la ricostruzione delle zone distrutte dalla guerra, dove occorrono
infrastrutture come strade, scuole, ospedali e case per la popolazione degli sfollati
interni. Questi fondi permetterebbero il ritorno a una vita normale per oltre 200mila
profughi tamil. Questo è un passo fondamentale per la riconciliazione nazionale per
ristabilire la pace sociale. Ecco perché chiediamo all’Europa di non abbandonarci,
nonostante le perplessità espresse sul rispetto dei diritti umani”. “Crediamo che
la percentuale di successo delle nostre richieste sia intorno al 40%”, nota l’arcivescovo,
che ha aiutato ad organizzare quella che è stata definita dai leader religiosi una
“missione di pace”. La delegazione ha anche consegnato a Papa Benedetto XVI un appello
per la pace, chiedendo alla Santa Sede di intervenire presso i governi europei per
perorare la causa del loro viaggio.