Mons. Monari: Brescia, città tra forte tradizione cristiana e secolarismo. Interviste
col sindaco e i giovani
Una colletta per le Chiese più povere soprattutto dell’Africa. E’ il dono che la diocesi
di Brescia ha preparato per il Papa e che gli consegnerà per mano del vescovo Luciano
Monari all’arrivo in Piazza Paolo VI. “Un gesto concreto di carità collettiva”
ha spiegato il presule, “per ricambiare il momento di grazia che Benedetto XVI ci
concede con la sua presenza”. Ma quali i significati attribuiti a questa giornata
dalla Chiesa bresciana? Gabriella Ceraso lo ha chiesto allo stesso mons. Monàri:
R. – Il primo
è naturalmente quello della comunione che ci lega con la Chiesa di Roma. Che venga
il Papa di Roma a parlare a noi vuol dire il riconoscimento del cammino della Chiesa
bresciana come autentica Chiesa cattolica e vuol dire anche accogliere, dalla voce
del Successore di Pietro, l’annuncio del Vangelo con un’energia ed una luminosità
particolare. Questo è il primo, grande significato. Il secondo è la memoria di Paolo
VI, al quale siamo particolarmente affezionati. Vorremmo riuscire a dare una testimonianza
di fede, che sia in qualche modo degna del Papa che abbiamo avuto.
D.
– Qual è il clima che si è creato ed anche le attese di tutta la comunità?
R.
– Il clima è quello dell’ospitalità gioiosa e semplice per poter riconoscere nel Papa
una persona che sta vivendo con impegno e con una grande fedeltà il Vangelo nel confronto
con le sfide che la cultura di oggi pone.
D. – Qual
è la comunità che troverà il Papa, quali le peculiarità ma anche le sfide?
R.
– Il Papa trova una Chiesa che ha una tradizione cristiana molto forte e soprattutto
una tradizione d’impegno anche laicale nella società, nella scuola, nella sanità.
Trova una città che ha i problemi del confronto con la pluralità delle culture, perché
da noi ci sono tantissimi immigrati. C’è poi il problema fondamentale della secolarizzazione
che è proprio del nostro mondo contemporaneo.
D.
– La terra bresciana è anche terra di forti attività economiche, di lavoro. In tal
senso la stessa “Caritas in veritate” ha dato forte peso allo sviluppo umano integrale.
Sotto questo profilo, cosa si augura che possa anche lasciare il Papa?
R.
– Che ci aiuti a comprendere lo sviluppo umano in tutta la sua ricchezza, perché è
uno sviluppo che comporta sviluppo economico e tecnologico, ma è uno sviluppo che
richiede soprattutto una crescita di umanità, quindi di capacità dell’uomo di gestire
gli strumenti che ha a disposizione, avendo degli scopi, creando dei legami di comunione
e di fraternità con gli altri, sviluppando un senso di responsabilità.
D.
– Chi ci sarà in Piazza Paolo VI ad accogliere il Papa?
R.
– Abbiamo tentato di far entrare i rappresentanti di tutte le realtà che ci sono nella
diocesi. Speriamo che questo sia percepito proprio per quello che vuole essere, cioè
il segno di una comunione che lega tutti.
Anche la società
civile e le sue istituzioni lavorano da mesi alla preparazione di questa visita. Festoso
e rinnovato appare il volto del centro storico lungo il percorso della papamobile.
”Attendiamo un Pontefice il cui magistero ci richiama alla centralità delle radici
cristiane” ha detto il sindaco Adriano Paròli, non nascondendo che la preparazione
non riguarda solo i lavori pubblici. Sentiamolo al microfono della nostra inviata
Gabriella Ceraso.
R. – Ci sono
una serie di opere che si stanno affrontando, perché l’accoglienza sia fatta con la
massima sicurezza. E’ chiaro che la preparazione anche spirituale è un evento per
la città e richiama certamente il Papa bresciano, Paolo VI. Però l’insegnamento e
il magistero di Papa Ratzinger saranno al centro di questa visita, di tutti coloro
che parteciperanno e che si aspettano molto. E’ certamente uno di quei momenti che
lascia il segno, che dà la possibilità di fare quei passi che la città e la comunità
chiedono.
D. – C’è una gloriosa tradizione che ha
Brescia, in cui si intreccia l’impegno civico, l’impegno culturale, ma anche l’ardore
della fede. E’ rimasta questa eredità?
R. – Brescia
ha questa grande capacità, da un lato di accoglienza, dall’altro di condivisione.
Il volontariato, come terzo settore, è una presenza fatta di grande coscienza. Alla
fine l’uomo non è solo e non può costruire da sé il proprio futuro e il proprio presente.
Con questa coscienza stiamo guardando alla venuta del Papa e speriamo di poter davvero
far tesoro della presenza del Pontefice.
Ad attendere
il Papa in Piazza Duomo a Brescia ci saranno anche i giovani. 2500 circa troveranno
posto nel settore vicino al passaggio della papa mobile, in 130 invece dagli Oratori
e dalla parrocchie della provincia si occuperanno dell’accoglienza dei pellegrini.
Sentiamo le loro emozioni al microfono di Gabriella Ceraso.
R. – Noi
cerchiamo di esserci, a prescindere dal fatto che sia una cosa fatta apposta per noi.
Anche alla luce di quello che diceva prima Giovanni Paolo II delle sentinelle del
mattino e di quello che dice adesso Benedetto XVI, è implicito che comunque noi ci
siamo.
D. – Le emozioni, le sensazioni, i sentimenti
in questo momento?
R. – Chi viene è una persona carismatica.
E’ un’attesa di parole di conforto, parole di fratellanza, soprattutto in un periodo
un poco grigio come quello che stiamo vivendo, di crisi economica e di insicurezza
sociale. Per cui è speranza in parole di aiuto, di conforto allo spirito.
D.
– C’è qualcosa in particolare, una parola proprio per voi, qualcosa che vi può aiutare
anche ad andare avanti?
R. – Una parola di fiducia
nei confronti dei giovani, perché penso che quando uno sente che qualcuno ha fiducia
in lui tira fuori anche le qualità nascoste e con coraggio affronta le situazioni,
i momenti difficili.
D. – Perché avete scelto di
vivere insieme queste ultime ore?
R. – Noi, facendo
un servizio di accoglienza all’interno della piazza, durante la celebrazione, abbiamo
deciso di trovarci insieme in modo tale da potere rappresentare il volto giovane e
comunque festante della diocesi a chi arriva in piazza per sentire la voce del Papa.
D.
– Le tue sensazioni oggi...in attesa di...
R. – ...di
aspettare il momento, di aspettare la domenica e cercare di vivere questo giorno con
gli altri volontari nel migliore dei modi, per accrescere ancora la mia fede, la mia
speranza e donare il mio sorriso ai pellegrini che arriveranno in piazza.
D.
– Questa visita si svolge nel segno di Paolo VI. Che cosa rappresenta per voi questa
figura?
R. – La figura di Paolo VI, specialmente
per i giovanissimi, al di là di un retaggio storico, è difficile da inquadrare. Però,
proprio alla luce di quello che è stato il magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto
XVI, si sta scoprendo, o meglio riscoprendo, la figura di questo Papa, come sicuramente
un precursore dei tempi, un Papa con uno sguardo sul futuro, attento a problematiche
che oggi la Chiesa si sta trovando effettivamente ad affrontare. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)