Sacerdote pakistano: la blasfemia colpisce le minoranze e “islamizza” il Paese
La legge sulla blasfemia è il “mezzo” utilizzato dai fondamentalisti per colpire “le
minoranze del Paese e chi non si assoggetta al loro volere”. È quanto afferma ad AsiaNews
padre Bonnie Mendes, sacerdote e attivista per i diritti umani, in questi giorni in
Italia per il suo incarico di coordinatore Caritas per l’Asia. Il sacerdote denuncia
un “disegno preciso: attaccare quando e dove è possibile, con l’obiettivo di islamizzare
il Pakistan”. Padre Mendes, profondo conoscitore della storia pakistana, sottolinea
che l’estremismo non è solo un problema del governo pakistano; il fondamentalismo
deve essere affrontato in un contesto globale”. Una parte della popolazione – attorno
al 25% - simpatizza per i talebani, che hanno “infiltrazioni nell’esercito e in alcune
frange della politica”. “Essi incutono timore a causa delle continue violenze” che
colpiscono anche il cuore delle città, gli uffici amministrativi, le caserme della
polizia, la gente comune. Il sacerdote aggiunge che “qualcuno all’interno dell’esecutivo
vuole cambiare la situazione, ma manca un’unità di intenti”. Padre Mendes, ex segretario
esecutivo della Commissione nazionale di Giustizia e Pace (Ncjp) della Chiesa cattolica
pakistana, si sofferma anche su problemi legati alla giustizia.“Un primo problema
è rappresentato dalla corruzione dilagante; il governo non ha la forza di estirparla.
Nei casi di blasfemia, poi, i giudici sono in maggioranza musulmani e, temendo per
la propria incolumità, non hanno la forza di osteggiare in modo aperto l’applicazione
della norma”. Tuttavia emergono anche piccoli segnali di speranza. Una parte della
classe politica “desidera il cambiamento” e comincia a emergere “un coro di voci contro
la legge sulla blasfemia anche fra le personalità del mondo musulmano”. “Per la prima
volta – afferma padre Mendes – una parte del Paese vuole lottare contro leggi discriminatorie;
anche la popolazione ha capito che è importante combattere i talebani”. Il sacerdote,
infine, pur confermando “il clima di paura” nel quale vive la minoranza cristiana,
invita i fedeli e la Chiesa stessa a “fare di più per affrontare le sfide quotidiane”:
le persecuzioni, la povertà, la necessità di contribuire al progresso del Pakistan.
“È importante – conclude – che emergano giornalisti, intellettuali, personalità cristiane
forti, che abbiano coscienza della loro missione a livello nazionale”. (A.L.)