2009-11-06 15:03:03

L'attesa del Papa a Brescia e Concesio sulle orme di Paolo VI e Sant'Arcangelo Tadini


Sulle orme dell’amato Paolo VI, domenica prossima il Papa sarà in visita pastorale a Brescia e a Concesio luoghi che hanno visto la nascita e la formazione di Giovanni Battista Montini. La prima tappa del percorso verso la città lombarda, sarà una sosta al Santuario di Botticino Sera, comune della Valverde, che custodisce l’urna con le spoglie di Sant’Arcangelo Tadini. Le strade sono già vestite a festa con stendardi e bandierine dai colori vaticani, spiccano i manifesti di Tadini e del Papa che viene a venerare il sacerdote, canonizzato ad aprile, e che, a fine ‘800, nel perfetto spirito della Rerum Novarum, unì all’opera pastorale un’intensa attività sociale a tutela del lavoro e della famiglia. L’attesa della comunità nelle parole del parroco Don Raffaele Licini, al microfono della nostra inviata Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

R. – Accogliere il Papa in questa nostra parrocchia è sicuramente qualcosa di irripetibile. Il Papa ci insegna come lui si fa pellegrino presso Sant’Arcangelo Tadini, anche noi dobbiamo camminare continuamente nella direzione di lui, perché il grande desiderio che aveva Tadini era che tutte le anime fossero portate in cielo.
 
D. – La presenza del Papa è anche per omaggiare nell’Anno Sacerdotale il sacerdote Arcangelo Tadini. Che modello di sacerdozio ha incarnato?
 
R. – Sant’Arcangelo è un uomo del tutto in armonia con la Chiesa: dal punto di vista della fede, della disciplina, dell’obbedienza … anzi, si dice che fosse anche abbastanza aggrappato alla tradizione. Un uomo così capace di essere in rapporto con il Signore da vedere in questo rapporto il bisogno di tutte le persone e in modo particolare di chi a quel tempo faceva fatica nella vita, organizzando quello che è stato l’impegno anche dal punto di vista lavorativo, nella costruzione della filanda e anche nel mettere accanto a queste persone che lavoravano delle suore operaie perché il lavoro fosse colto nel suo insieme nell’aspetto grande del suo valore. Non più solamente come una fucina di visioni atee verso la Chiesa, ma invece un ambiente bisognoso del fermento del Vangelo, un mondo – quindi – da incontrare più che da contrastare.
 
D. – Il messaggio che lascia questa figura, secondo lei, quello più forte …
 
R. – Lui diceva: la mia scienza è la croce. La mia forza è la stola. C’è dentro tutta la sua caratteristica di prete, ma anche di un uomo che veramente voleva far sì che l’azione del Vangelo riuscisse davvero ad entrare nel cuore di tutte le persone.
 
Allo scopo di evangelizzare il mondo del lavoro attraverso la condivisione della fatica, Sant’Arcangelo Tadini, nel 1900, fondò la Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, oggi presenti in Europa, America e Africa. Saranno loro, domenica, a presentare al Papa il progetto di un nuovo centro di formazione per i ragazzi del Burundi. Sentiamo suor Emma Ghidoni, madre generale della Casa di Brescia, sempre al microfono di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

R. – Ci ha chiamate lui “Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth”, quindi donne consacrate ma operaie tra le operaie, e ci ha affidato il compito di educare le lavoratrici, cioè formarle non con grandi discorsi ma dando soprattutto l’esempio nel guadagnarci il pane.
 
D. – Quindi, educazione ma anche evangelizzazione dei luoghi di lavoro …
 
R. – Dare a queste persone che lavorano il senso del lavoro cristiano, che è un modo per realizzarsi e per essere collaboratori anche nella creazione di Dio.
 
D. – Certo, oggi c’è anche il problema di un lavoro che manca …
 
R. – Questo è un problema davvero molto grande che condividiamo anche noi, perché anche noi siamo precarie: passiamo attraverso le agenzie interinali. Noi non abbiamo grandi redditi! Le nostre comunità scelgono abitazioni in quartieri popolari: facciamo pastorale giovanile, facciamo pastorale per la catechesi, eccetera. Però, la nostra specificità è quella di condividere la vita semplice delle persone.
 
D. – Suor Emma, Sant’Arcangelo Tadini vi ha dato come modello di vita quello della famiglia di Nazareth: perché?
 
R. – Perché questa bella icona ci sembra il modello più vero della vita nella sua quotidianità, come è stato per Gesù, Maria e Giuseppe per 30 anni, nel silenzio e nella semplicità.
 
D. – Suore Emma, voi siete presenti anche nel resto del mondo: in Inghilterra, in Brasile, molto e soprattutto in Africa, in Burundi. Ed è lì che nasce un centro di formazione nuovo il cui progetto voi volete presentare proprio al Papa. Come nasce questa idea?
 
R. – In Burundi la nostra comunità è stata un dono che la diocesi di Brescia aveva offerto a Paolo VI dopo il decreto sull’attività missionaria della Chiesa “ad gentes”. E lì adesso noi Suore Operaie siamo presenti: nelle piantagioni, nella lavorazione del thè … Abbiamo voluto quasi come continuità presentare al Santo Padre il dono di una nuova missione: vorremmo portare comunque avanti il nostro carisma di aiutare i giovani non solo a trovare un lavoro, ma a viverlo proprio in modo cristiano.







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