2009-11-06 15:45:27

La Caritas chiede un'azione urgente per arginare il dramma della fame nel mondo


Nella dichiarazione “Cambiamenti climatici, insicurezza alimentare e fame”, firmata dalla Caritas, dal programma Alimentare Mondiale, dall'Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura, dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla Federazione Internazionale della Croce Rossa si sottolinea che i cambiamenti climatici stanno minando gli sforzi per porre fine alla tragedia di oltre un miliardo di persone che già soffrono la fame. La mancanza di cibo provoca la morte di oltre 3,5 milioni di persone ogni anno, soprattutto di bambini che vivono in Paesi poveri. Nei prossimi decenni, il rischio della fame e della malnutrizione potrebbe aumentare come mai prima d'ora. Nelle zone aride e semiaride, i pascoli potrebbero ridursi di una percentuale che oscilla tra il 40 e il 90%. Le zone costiere potrebbero essere inondate o rese non idonee all'agricoltura a causa della maggiore salinità per l'aumento del livello del mare. Entro il 2050, la fame potrebbe aumentare tra il 10 e il 20% e la malnutrizione infantile potrebbe quintuplicare. I responsabili dell'ambiente dei governi – ricorda l’agenzia Zenit - si incontreranno in Danimarca dal 7 dicembre per due settimane con lo scopo di raggiungere un nuovo accordo sui cambiamenti climatici. Il vertice, avverte la Caritas, deve essere un primo passo per migliorare la produzione alimentare e aumentare i sistemi di protezione sociale. I governi - auspica la Caritas - “devono essere assistiti nell'aumentare la produzione di cibo e l'accesso ad esso, promuovendo i sistemi di protezione sociale e migliorando la capacità di prepararsi ai disastri e di rispondervi se si verificano”. Bisogna poi incoraggiare i processi di sviluppo basati sulle comunità per far sì che “i più poveri e i più vulnerabili possano costruirsi vite sostenibili e uscire dalla povertà e dall'insicurezza alimentare croniche”. La comunità umanitaria, conclude la Caritas, deve essere preparata a “eventi climatici estremi” e a far fronte alla situazione di insicurezza alimentare rafforzando “sia la prevenzione delle crisi che la risposta”. (A.L.)







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