2009-11-06 13:02:42

Incontro sull'Astrobiologia in Vaticano per fare il punto sulla ricerca di vita intelligente fuori della terra


E' iniziata oggi in Vaticano la settimana di studi dedicata all’Astrobiologia, un’iniziativa che rientra nell’ambito dell’attuale Anno dell’Astronomia e organizzata dalla Pontificia Accademia delle Scienze insieme alla Specola Vaticana. Il cardinale Giovanni Lajolo ha portato il saluto del Papa agli studiosi che partecipano all'incontro: un appuntamento che affronta la tematica della possibilità di una vita intelligente fuori della terra: "un compito che esige serietà scientifica - ha detto il porporato - e che non va confuso con la fantascienza". Il cardinale Lajolo ha quindi sottolineato che "nella ricerca nessuna verità può farci temere" perché "le scienze, proprio mentre aprono l'uomo a nuova conoscenza, contribuiscono a realizzare l'uomo come uomo". Ma cosa significa astrobiologia? Benedetta Capelli ha rivolto la domanda a padre José Funes, direttore della Specola Vaticana:RealAudioMP3

R. – L’oggetto dell’astrobiologia è la ricerca della possibilità di vita sia nel nostro sistema solare, nei luoghi più vicini dell’universo, sia in altri sistemi stellari. Finora sappiamo che ci sono circa 350 stelle che hanno pianeti che girano loro intorno; tra questi pianeti, potrebbero essercene di simili alla terra. Ecco, questo è lo scopo dell’astrobiologia: cercare possibilità di vita nell’universo, al di fuori della terra.
 
D. – Qual è l’obiettivo di questa settimana di studi?
 
R. – L’obiettivo è quello di fare il punto della situazione in questa disciplina scientifica. Si presenteranno gli ultimi risultati per aiutarci a capire meglio a che punto siamo nella ricerca della vita nell’universo; e anche per fare il punto della situazione in una disciplina in cui crediamo che sia molto importante che la Chiesa sia coinvolta in questo tipo di ricerca, almeno nel seguire i principali risultati riconosciuti dalla comunità scientifica.
 
D. – Per quanto riguarda la questione dell’“intelligenza altrove”, ci vuole spiegare che cos’è e soprattutto su cosa si rifletterà?
 
R. – Ci sono programmi destinati alla ricerca di "vita altrove" – ovviamente, parliamo di vita intelligente. Non abbiamo nessuna prova dell’esistenza di vita, nemmeno nelle forme più primitive, nell’universo. Ancor più si può dire della vita intelligente al di fuori della terra. Ci sono programmi seri, tra cui quello più conosciuto è quello che cerca di “catturare” – per così dire – possibili segnali di una civilizzazione più sviluppata della nostra. Questo ha come premessa che queste civilizzazioni siano sviluppate, abbiano una tecnologia almeno simile alla nostra e che siano in grado di emettere segnali. Finora, non c’è nessun risultato che ci possa indurre a credere che ci sia vita intelligente fuori dalla terra.
 
D. – Secondo lei, attraverso nuovi studi quali prospettive si pone, però, la scienza?
 
R. – Direi che questo è un confine, una frontiera della scienza; credo che il paragone tra gli studi che compiono i biologi sulla terra, come le forme di vita anche molto primitive che possano sopravvivere a condizioni estreme, come ad esempio nelle profondità degli oceani, ci possono aiutare a comprendere anche le possibilità che esista la vita anche in altri mondi. Allo stesso tempo, se riuscissimo a scoprire se c’è vita fuori dalla terra, questo potrebbe aiutarci a comprendere meglio come si è formata e sviluppata la vita sul nostro pianeta.







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