Affermare che “l’eterosessualità è un requisito per il matrimonio” oltre a ribadire
un “presupposto obiettivo” nel caso delle unioni sponsali, non costituisce in nessun
modo “un fatto di discriminazione”. E’ questo il cuore del pensiero e delle riflessioni
dei vescovi argentini espresse, ieri, in un documento della presidenza della Conferenza
episcopale in merito alle discussioni parlamentari sulla legalizzazione del matrimonio
tra persone dello stesso sesso. “Nel matrimonio - scrivono i presuli – si incontrano
e si realizzano da un lato le persone” nell’esercizio “della propria libertà”, così
come “l’origine e la cura della vita umana” stessa. Questa realtà non deve, né può
essere considerata un “limite che squalifica, bensì come l’esigenza di una situazione
che per sua stessa natura e significato sociale deve essere tutelata giuridicamente”.
Per i vescovi argentini tutto ciò significa che “ci troviamo davanti ad una realtà
che precede il diritto positivo e per la stessa ragione si costituisce quale fonte
normativa per il diritto stesso nelle questioni sostanziali”. “Il matrimonio - prosegue
la riflessione dei vescovi argentini - in quanto relazione tra un uomo e una donna,
che nella loro diversità si completano per trasmettere e avere cura della vita, è
un bene tanto per le persone quanto per l’intera società”. “Non si tratta dunque di
un fatto privato, o di una scelta religiosa, bensì di una realtà che ha le sue radici
ultime nella natura stessa dell’essere umano, creato maschio e femmina”. Dopo aver
rilevato che “questo fatto, nella sua diversità e reciprocità, diventa anche il fondamento
di una sana e necessaria educazione sessuale”, i presuli avvertono: “Non sarebbe possibile
educare alla sessualità, un bimbo e una bimba, senza un’idea chiara del significato
o del linguaggio sessuale del loro corpo”. D’altra parte, l’episcopato rammenta che
sia la diversità sessuale sia l’origine della vita umana sono questioni che da sempre
sono state tenute in dovuta considerazione quali fonti legislative; per questo oggi
occorre ribadire la vera essenza e la vera finalità del matrimonio. Infine i presuli
ricordano la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, documento solenne che
riconosce il diritto “all’uomo e alla donna a contrarre matrimonio e a formare una
famiglia” e osservano, con le parole di Giovanni Paolo II, che la “famiglia è un bene
dell’umanità che tutti hanno la responsabilità di proteggere”. (A cura di Luis
Badilla)