2009-11-06 15:55:06

Abu Mazen rinuncia a candidarsi alle presidenziali palestinesi


Abu Mazen non si ricandiderà alle presidenziali palestinesi del gennaio 2010. Ad annunciarlo, lo stesso leader dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), in un discorso televisivo dal suo quartier generale di Ramallah, in Cisgiordania. All’origine della decisione, secondo la stampa internazionale, la delusione per la linea degli Stati Uniti sul Medio Oriente e lo stallo nel processo di pace con Israele. Una rinuncia, quella di Abu Mazen, che non significa abbandono della prospettiva dei ''due Stati per due popoli'' e che non nasconde ''una mossa tattica'', ha assicurato lo stesso presidente dell'Anp. Sulle ragioni che hanno spinto Abu Mazen a non ricandidarsi, ascoltiamo Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. - Il nodo che ha portato a questa scelta è stato la posizione espressa nei giorni scorsi dal segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che ha dimostrato come l’amministrazione americana sulla questione degli insediamenti e soprattutto sui nuovi quartieri ebraici di Gerusalemme est sarebbe molto meno netta di quanto apparso nei primi mesi dell’amministrazione Obama.

D. - Eppure, l’amministrazione americana ha detto: appoggeremo Abu Mazen, qualunque ruolo avrà…

R. - Fa capire come la situazione, in realtà, sia molto in movimento. Il messaggio è stato certamente recepito dall’amministrazione americana, che è molto preoccupata da questa scelta di Abu Mazen perché non si intravedono all’orizzonte alternative reali alla sua leadership nell’Autorità nazionale palestinese.

D. - A questo punto, si apre la corsa alla successione. Barghuti è condannato in Israele, Saeb Erekat appare debole e fragile sul fronte interno. Chi potrebbe essere il successore di Abu Mazen?

R. - Se Abu Mazen rimane fermo sulla sua posizione, è davvero difficile capire quale potrà essere il candidato. Ci sono altri due nomi possibili: un nome è quello di Mohammed Dahlan, che era l’uomo forte di Fatah a Gaza. Il problema di questa nomina, però, è che Dahlan è il nemico numero uno di Hamas. L’altra alternativa è il premier, Salam Fayyad, ma anche questa è molto debole, nel senso che Fayyad è un tecnocrate. L’unica, vera candidatura forte è quella di Barghuti, ma sappiamo tutti che si trova in un carcere israeliano e non si vede all’orizzonte un governo israeliano disposto a liberarlo. Le prossime elezioni sicuramente salteranno se Abu Mazen confermerà la sua posizione. Queste sono settimane decisive per salvare non solo il processo di pace, ma soprattutto il futuro di una prospettiva reale dei due Stati in Israele e Palestina.







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