Abu Mazen rinuncia a candidarsi alle presidenziali palestinesi
Abu Mazen non si ricandiderà alle presidenziali palestinesi del gennaio 2010. Ad annunciarlo,
lo stesso leader dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), in un discorso televisivo
dal suo quartier generale di Ramallah, in Cisgiordania. All’origine della decisione,
secondo la stampa internazionale, la delusione per la linea degli Stati Uniti sul
Medio Oriente e lo stallo nel processo di pace con Israele. Una rinuncia, quella di
Abu Mazen, che non significa abbandono della prospettiva dei ''due Stati per due popoli''
e che non nasconde ''una mossa tattica'', ha assicurato lo stesso presidente dell'Anp.
Sulle ragioni che hanno spinto Abu Mazen a non ricandidarsi, ascoltiamo Giorgio
Bernardelli, esperto di Medio Oriente, intervistato da Giada Aquilino:
R. - Il nodo
che ha portato a questa scelta è stato la posizione espressa nei giorni scorsi dal
segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che ha dimostrato come l’amministrazione
americana sulla questione degli insediamenti e soprattutto sui nuovi quartieri ebraici
di Gerusalemme est sarebbe molto meno netta di quanto apparso nei primi mesi dell’amministrazione
Obama. D. - Eppure, l’amministrazione americana ha detto: appoggeremo
Abu Mazen, qualunque ruolo avrà… R. - Fa capire come la situazione,
in realtà, sia molto in movimento. Il messaggio è stato certamente recepito dall’amministrazione
americana, che è molto preoccupata da questa scelta di Abu Mazen perché non si intravedono
all’orizzonte alternative reali alla sua leadership nell’Autorità nazionale
palestinese. D. - A questo punto, si apre la corsa alla successione.
Barghuti è condannato in Israele, Saeb Erekat appare debole e fragile sul fronte interno.
Chi potrebbe essere il successore di Abu Mazen? R. - Se Abu
Mazen rimane fermo sulla sua posizione, è davvero difficile capire quale potrà essere
il candidato. Ci sono altri due nomi possibili: un nome è quello di Mohammed Dahlan,
che era l’uomo forte di Fatah a Gaza. Il problema di questa nomina, però, è che Dahlan
è il nemico numero uno di Hamas. L’altra alternativa è il premier, Salam Fayyad, ma
anche questa è molto debole, nel senso che Fayyad è un tecnocrate. L’unica, vera candidatura
forte è quella di Barghuti, ma sappiamo tutti che si trova in un carcere israeliano
e non si vede all’orizzonte un governo israeliano disposto a liberarlo. Le prossime
elezioni sicuramente salteranno se Abu Mazen confermerà la sua posizione. Queste sono
settimane decisive per salvare non solo il processo di pace, ma soprattutto il futuro
di una prospettiva reale dei due Stati in Israele e Palestina.
Honduras-crisi Crisi
politica in Honduras. Dopo l’accordo di Tegucigalpa siglato la scorsa settimana, stamani
il presidente deposto Zelaya ha detto che l’intesa è fallita per colpa del presidente
de facto Micheletti, che non ha convocato il Congresso nazionale, chiamato
ad esprimersi per il suo reintegro. Poco prima, Micheletti aveva sciolto il suo esecutivo
per consentire la nascita di un nuovo governo di unità nazionale, ma senza la partecipazione
di Zelaya che comunque non aveva inviato la propria lista di ministri.
Usa-strage
marines Sgomento negli Stati Uniti. Tredici vittime e 30 feriti è il bilancio
della sparatoria avvenuta alle 13.30 ora locale, nella base dell'esercito di Fort
Hood, in Texas, una delle più importanti caserme americane con oltre 50 mila soldati.
Ad aprire il fuoco, uno psichiatra dell'esercito, il maggiore Nidal Malik Hasan, di
origini giordane e in procinto di partire per l’Iraq. L’uomo non è in pericolo di
vita. Di “orribile tragedia” ha parlato il presidente Obama, atteso in Texas. Il servizio
di Chiara Pileri:
Malik Nidal
Hasan, nato in Virginia, cittadino americano di origine giordana, era ossessionato
dall’idea di partire per l’Iraq ed era assolutamente contrario alla guerra in quel
Paese. Questa si presume possa essere stata la causa scatenante del gesto di follia,
ma non c'è ancora chiarezza sul punto. Il militare, che si era arruolato nell'esercito
nonostante il parere contrario della famiglia, riteneva di esser vittima di “mobbing”,
per via delle sue origini mediorientali. Inoltre, secondo altre fonti, il medico specializzato
in malattie mentali aveva ricevuto valutazioni negative sulla qualità delle sue prestazioni
professionali. La sparatoria è avvenuta in un edificio amministrativo e sanitario
del grande complesso militare, riconosciuto come un importante punto di partenza per
il trasferimento dei militari in teatri di guerra, tra cui l'Iraq e l'Afghanistan.
Lo psichiatra era in possesso di due pistole, una delle quali semiautomatica, mentre
le sue vittime erano disarmate. Ferito almeno da quattro colpi d'arma da fuoco, Nidal
Hasan è stato catturato e non sembra in pericolo di vita. Le autorità hanno disposto
l’immediata chiusura di tutti gli edifici e ordinato alle persone, più di 30 mila
tra soldati e familiari, di non uscire all'aperto. Il presidente Barack Obama ha definito
l’accaduto “un’orribile esplosione di violenza”. La base di Fort Hood, situata a metà
strada tra Houston e Waco, è un pezzo di storia americana. La struttura risale alla
Seconda Guerra Mondiale trasformatasi in una vera e propria città militare. La base
già in passato era stata teatro di episodi di violenza, vanta infatti un numero record
di suicidi tra militari. Usa-Obama-indiani E ieri il
presidente americano, Obama, ha incontrato a Washington i rappresentanti delle 564
tribù degli indiani d'America scusandosi per un passato di “trattati violati e promesse
infrante”. Il presidente statunitense ha ricordato che in alcune riserve l’80% degli
indiani è senza lavoro e che un indiano su 4 vive in povertà. Nell’occasione, il capo
della Casa Bianca ha rilanciato la riforma della sanità che avrebbe grandi benefici
anche per loro.
G20-Scozia Si apre oggi a Saint Andrews, in Scozia,
il G20 dei ministri dell’Economia e dei banchieri centrali, a due mesi dal vertice
di Pittsburg. Due giorni di lavoro che hanno l’obiettivo di adottare politiche al
fine di uscire dalla crisi e rendere stabile la ripresa mondiale. Intanto, in un’intervista
il ministro delle Finanze britannico, Alistair Darling, ha reso noto che per il G20
è ancora prematuro ritirare gli stimoli all'economia.
Ocse-economia Incoraggianti
segnali per l’economia arrivano dall’Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e
lo sviluppo economico. Il "superindice" a settembre ha segnato un aumento di 1,3 punti
rispetto ad agosto, migliore performance per l’Italia che mostra un incremento maggiore
su base annua (+10,8 punti), con un'economia giudicata ''in espansione''. A seguire
Francia, Regno Unito e Cina, mentre in Canada e Germania si vedono dei segni di espansione
potenziale. In calo le economie di Giappone (-0,7 punti), Brasile (-7,1 punti) e Russia
(-6,7 punti). L’istituto di Parigi invita comunque a interpretare i dati “con cautela”.
Influenza-
A-H1N1 Oltre 5.700 persone sono morte in tutto il mondo a causa della nuova
influenza A-H1N1, scoperta lo scorso aprile. L'Organizzazione mondiale della Sanità
ha lanciato un appello affinché la gente non abbassi la guardia di fronte al rischio
contagio. La maggior parte di questi decessi, secondo l'Oms, sono avvenuti nel continente
americano, dove hanno perso la vita 4.175 persone. In Italia, salgono a 28 le vittime
dell’influenza A. Il viceministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha annunciato che
con la fine del picco, sarà raccomandata a tutti la vaccinazione per evitare una seconda
ondata, come accadde per l'influenza "spagnola" e per la pandemia del 1968.
Iran-arresto
giornalisti Due giorni fa, a Teheran, sono stati arrestati quattro giornalisti.
Si tratta di un giapponese, due canadesi e un iraniano che lavora per canali satellitari.
Secondo l’agenzia iraniana Fars, non erano in possesso delle necessarie autorizzazioni
per lavorare durante le celebrazioni del 30.mo anniversario dell'occupazione dell'ambasciata
degli Stati Uniti a Teheran. Anche fonti danesi confermano l’arresto di un reporter
di 31 anni avvenuto mercoledì scorso. Intanto, sul nucleare la Russia ha affermato
che l’Iran è pronto a dare in tempi brevi una risposta positiva all’Aiea, l' Agenzia
internazionale per l’energia atomica. Stamani, fonti giornalistiche hanno reso noto
che l’istituto di Vienna avrebbe chiesto chiarimenti alla Repubblica islamica in merito
a una serie di test condotti da alcuni ricercatori su testate nucleari di nuova generazione,
basate su una tecnologia segreta.
Iraq-elezioni In Iraq, le prossime
elezioni generali, fissate per il 16 gennaio 2010, sono fortemente a rischio. A lanciare
l’allarme un responsabile della Commissione elettorale, all’indomani dell'ennesima
"fumata nera" sull'approvazione della controversa nuova legge elettorale. Un’empasse
che riguarda il voto nella regione di Kirkuk e le sue modalità. Domani è previsto
un nuovo incontro.
Repubblica Democratica del Congo Quindicimila
persone in fuga dagli scontri interetnici nella Repubblica Democratica del Congo.
La maggior parte, tra cui numerose donne e bambini, ha finora trovato rifugio all’estremo
nord del Paese e in particolare in alcune chiese delle città di Impfondo, Dongou e
Betou. Alla base delle violenze, la disputa delle terre. (Panoramica internazionale
a cura di Benedetta Capelli e Chiara Pileri)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 310 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.