2009-11-05 15:35:50

Vietnam: le suore di Vinh Long chiedono giustizia e verità


Ricostruire il loro convento sul terreno che gli è stato sottratto. E’ quanto chiedono le suore di San Paolo di Chartres in un’intervista riportata da Asianews. Le religiose vogliono una soluzione “basata sulla verità”, che riconosca “la giustizia” e la loro onestà perché non hanno mai violato la legge. Inoltre respingono le proposte delle autorità locali che vorrebbero far ricostruire il loro convento su un altro terreno. Nel 1977, dopo anni di dedizione alla popolazione attraverso l’educazione dei bambini, la cura dei malati e l’assistenza ai poveri, le forze di sicurezza fecero irruzione nel convento e portarono via le religiose. Alcune vennero poi rilasciate ma costrette ad allontanarsi dalla zona, le attività avviate vennero completamente cancellate. “Ci fu la dispersione dei bambini orfani e disabile – raccontano - la confisca della totalità dei beni del monastero, l’arresto di tutte le religiose, il loro internamento in una classe della scuola San Paolo”. Per 25 anni nessuno ha mai saputo il perché di quell’azione, lo si è scoperto recentemente quando, leggendo un documento, si è scoperto che il convento era considerato un “luogo destinato a formare giovani sbandati per creare forze che si opponevano alla rivoluzione e alla liberazione nazionale del popolo vietnamita”. Un’accusa priva di fondamento. Il convento venne poi trasformato in ospedale e successivamente distrutto per costruire una piazza. Il terreno venne più volte reclamato ma ogni richiesta è stata respinta. Le suore ad oggi non accettano di costruire su un altro posto perché vogliono una soluzione giusta. “Dobbiamo tornare ai fatti del 1977. Allora, non abbiamo violato la legge. Oggi tutti i tipi di soluzioni presentate suppongono che abbiamo violato la legge – aggiungono le suore - e che la nostra proprietà fa parte del campo dei terreni ‘colpiti dalla riforma’. Accettare un semplice cambiamento di terreno – concludono - sarebbe riconoscere che oggi beneficiamo di un favore. Noi non abbiamo commesso infrazioni. Dobbiamo tornare al nostro convento”. (B.C.)







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