Sri Lanka: appello alla pace dei leader religiosi incontrati dal Papa in Vaticano
I leader religiosi dello Sri Lanka si impegnano direttamente per la riconciliazione
e per lo sviluppo del Paese, assumendo un ruolo pubblico e dando testimonianza di
unità in nome del bene comune del Paese. Come afferma una nota inviata all’agenzia
Fides, i leader di diverse comunità hanno infatti promosso e organizzato in questi
giorni un viaggio in Europa per lanciare al mondo un appello di pace per lo Sri Lanka,
e per perorare la causa degli accordi economici fra Unione Europea e Sri Lanka. Della
delegazione – composta da leader buddisti, indù, musulmani e cristiani, e guidata
da un leader buddista, il Venerabile Bellanwila Wimalaratna Nayaka Thero – fa parte
mons. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo. I religiosi hanno incontrato ieri Benedetto
XVI e il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, consegnando un appello per
la pace e per la delicata situazione dei profughi nello Sri Lanka. Sul tema saranno
sensibilizzate anche le istituzioni europee, chiamate ad avere un ruolo attivo nel
processo di pace e nella risoluzione della crisi umanitaria dei profughi tamil sull’isola.
Altro importante tema in agenda è quello della possibile revoca degli speciali accordi
commerciali siglati nel 2004 fra Unione Europea e Sri Lanka all’indomani dello tsunami.
Allora l’Unione decise di sostenere l’economia del paese asiatico attraverso il “Generalised
System of Preferences Plus” (GSP Plus), che prevede un accesso facilitato al mercato
europeo per i prodotti dell’industria tessile dello Sri Lanka, elemento trainante
dell’economia nazionale. Oggi la UE minaccia di revocare gli accordi per i mancati
chiarimenti da parte di Colombo sul tema delle violazione dei diritti umani compiute
dall’esercito srilankese durante la guerra. Il governo di Colombo più volte ha invocato
“la sovranità nazionale”, ignorando le richieste dell’Unione. I leader religiosi,
condividendo una posizione già espressa da mons. Ranjith, invitano l’Unione Europea
“a proseguire il GSP plus e tutte le altre possibilità di aiuto allo Sri Lanka”, in
quanto esse sono “il miglior modo con cui l’Unione Europea può aiutare il rapido reinsediamento
dei rifugiati”, gli oltre 200mila profughi tamil ancora presenti nei campi profughi.
Secondo i leader religiosi, gli accordi GSP Plus sono dunque strumenti attraverso
cui l’Europa può aiutare il delicato processo di riconciliazione nazionale, che passa
attraverso la soluzione del problema dei rifugiati tamil e la loro progressiva integrazione
del tessuto sociale del paese, con l’eliminazione di discriminazioni su base etnica
o religiosa. (R.P.)