2009-11-05 14:56:45

Pubblicato il Documento finale del primo incontro europeo integrato di pastorale della strada


“Quando torna nella strada, da cui è nato, il Vangelo esprime tutta la sua forza in molti modi”. E’ con questo spirito improntato alla fiducia e al coraggio che prende corpo il Documento finale del Primo Incontro continentale europeo integrato di pastorale della strada che si è tenuto in Vaticano dal 29 settembre al 2 ottobre scorsi. Quattro gli ambiti sui cui i partecipanti, rappresentanti di Conferenze episcopali di 15 Paesi, esperti, delegati di associazioni e movimenti, di Congregazioni religiose maschili e femminili, si sono confrontati per tracciare linee concrete di azione: gli utenti della strada e della ferrovia, le donne di strada, i ragazzi di strada e le persone senza fissa dimora. Il servizio di Adriana Masotti.RealAudioMP3



Dal Documento emergono alcune parole fondamentali e ricorrenti quali il riconoscimento della dignità e del valore di ogni persona, la pazienza nell’opera di accompagnamento, la necessità di fare rete e di creare sinergie con quanti già si occupano della strada. E ancora, la necessità di una formazione specifica degli operatori pastorali, ma anche fantasia e creatività per inventare nuove forme di sostegno e di carità che permettano la “liberazione” delle persone in difficoltà e il loro reinserimento nella società e nella comunità ecclesiale, senza dimenticare che anche attraverso di esse noi stessi possiamo ricevere il Vangelo. Inventiva è richiesta nei confronti degli utenti della strada e della ferrovia: la Chiesa, si legge, deve trovare opportunità e luoghi nuovi per incontrare gli autisti e nel caso di lavoratori su strada, anche i loro familiari. Occorre inoltre sviluppare una pastorale specifica in favore degli autori e delle vittime degli incidenti che comprenda anche l’educazione alla guida e la promozione della riconciliazione dopo un lutto o un incidente grave. Nei confronti delle donne di strada costrette o ridotte alla prostituzione, il Documento raccomanda l’accoglienza senza pregiudizi nella Chiesa locale fino alla creazione di occasioni d’ incontro tra i fedeli della parrocchia e queste donne. Strutture a carattere familiare di accoglienza sembrano essere una soluzione efficace per fornire loro nuove prospettive di vita. La Chiesa riconosce l’enorme contributo alla pastorale delle donne di strada già messo in atto da tante Organizzazioni cattoliche e dalle Congregazioni religiose femminili. Il Documento osserva poi che il problema della prostituzione non deve essere separato dalla questione della povertà. Infine si raccomanda l’impegno per l’educazione dei giovani al rispetto tra uomo e donna. Anche nei riguardi dei ragazzi di strada la Chiesa deve esercitare una grande opera di difesa e per questo deve chiedere ai governi che siano migliorate le politiche dei vari Paesi, denunciando le ingiustizie esistenti. Il primo passo è raggiungere questi ragazzi “là dove essi sono”, passando da una pastorale dell’attesa alla pastorale dell’incontro. L’obiettivo è la loro reintegrazione nelle famiglie d’origine o, se necessario, in strutture familiari alternative. Nell’ambito della prevenzione si raccomanda che la Chiesa promuova attività per i giovani come lo sport e la musica. Una formazione tecnica, psicologica e spirituale è necessaria anche per gli operatori pastorali che vogliono affrontare il grave problema dei senza fissa dimora. Nell’elaborazione delle politiche governative la Chiesa deve continuare ad essere la “voce” di coloro che non hanno voce. Nel Documento si ricorda che le persone senza domicilio fisso fanno parte delle parrocchie in cui sono momentaneamente presenti ed hanno diritto perciò a partecipare alla vita della parrocchia stessa. Il linguaggio della Chiesa e quello dello Stato non sono gli stessi, osserva il Documento, mentre la prima promuove “l’amore per il prossimo” , il secondo usa la lingua della sicurezza e, a volte, della protezione sociale. Le persone senza fissa dimora non devono essere viste solo come un problema, ma come uno dei modi con cui Cristo manifesta la sua presenza in mezzo a noi. In conclusione il Documento sostiene che per coloro che vivono e soffrono sulle strade un itinerario di fede è possibile e auspicabile. L’importante è vincere le nostre paure, spesso primo ostacolo all’evangelizzazione.








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