Mons. Tomasi: necessaria la volontà politica per una maggiore tutela dei diritti dei
minori
Lanciare un appello alla comunità internazionale affinché i minori siano tutelati
e rispettati. E’ la sfida del convegno internazionale promosso dall’Università Cattolica
del Sacro Cuore di Milano, che si chiude oggi. Due giorni di lavori in cui si sono
confrontati docenti, magistrati ed esperti in politiche sociali di diversi Paesi,
a vent’anni dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia. La violazione totale
o parziale di tali diritti si presenta come una realtà diffusa, ma molti sono gli
strumenti creati per arginare questa drammatica realtà. Tra i relatori del convegno
l’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso
l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:
R. – Abbiamo
degli strumenti validi e importanti che sono stati creati dopo la Seconda Guerra Mondiale
fino ad oggi, come la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, il Comitato di monitoraggio
di questa Convenzione, la Interagency for Juvenile Justice, che riguarda i bambini
che hanno problemi con i tribunali, con le carceri e così via.
D.
– Meccanismi importanti che spesso vengono elusi. Qual è la condizione nel mondo?
R.
– Ci sono 400 e più milioni di bambini che sono malnutriti, due milioni e centomila
bambini che nascono affetti dall’Hiv - 170 milioni circa sono bambini di strada -
per non parlare dei bambini soldato o i 40 milioni circa di bambini, che non vengono
mai registrati all’anagrafe e che, quindi, rimangono dei clandestini per tutta la
vita. I problemi persistono in certi Paesi poveri, ma non solo, anche nei Paesi ricchi.
A me fa molta tristezza vedere che nei 300 e più campi dove vengono raccolti e detenuti
gli immigrati irregolari e i richiedenti asilo ci sono minori non accompagnati. E’
un’esperienza che lascia traumatizzati e che crea quindi problemi per il futuro della
società.
D. – La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia
è il trattato sui diritti umani maggiormente ratificato nella storia umana. Non hanno
firmato Somalia e Stati Uniti...
R. – La Somalia,
perché manca un governo di fatto, e gli Stati Uniti, perché ci sono difficoltà legali
nei rapporti tra gli Stati e il governo federale. Ma non è che negli Stati Uniti non
si faccia un grande lavoro in difesa dei bambini, anche se nei tribunali ancora rimane
aperta la possibilità di processare i bambini come se fossero degli adulti. Su questo
tema si sta cercando di trovare una soluzione. Però, anche se la quasi totalità dei
Paesi del mondo hanno firmato la Convenzione, i problemi persistono. Quindi, dobbiamo
chiudere questa distanza che esiste tra gli obblighi statutari che gli Stati si sono
assunti e la realtà che vediamo in giro per il mondo.
D.
– Ma questo concretamente come si realizza?
R. –
Ci vuole una volontà politica più forte, in modo da mettere a disposizione le risorse
e le persone che sono necessarie, per arrivare veramente a delle soluzioni operative.