Il celibato al centro della riflessione del cardinale Tettamanzi nella festa di San
Carlo
In occasione della festa di San Carlo Borromeo, il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo
di Milano, ha esortato i sacerdoti a “mostrare il profondo significato umano e umanizzante
della propria scelta, che non impoverisce né tanto meno soffoca i valori della sessualità”
e a proporre così una “terapia spirituale” per i “propri fratelli e sorelle”, in modo
da “guarire le ferite che il male arreca ai valori della persona o perché li assolutizza
in quanto spinge in vario modo a trasgredirli”. Il porporato – riferisce il Sir -
ha spiegato che “vivere con maturità, letizia e dedizione il celibato ha un significato
non solo personale ed ecclesiale, ma anche sociale, culturale, laico” perché riguarda
anche il mondo, la società, il costume in atto, la mentalità dominante. L’arcivescovo
di Milano ha anche aggiunto che il celibato può diventare “una singolare forza di
provocazione e attrazione” e che la castità è una “forma indispensabile di educazione
all’amore” che vale sia per coloro che abbracciano la scelta del matrimonio, sia per
chi sceglie la strada del sacerdozio”. Il dono del celibato va ravvivato e accompagnato
da “una grande vigilanza” ma anche dalla sobrietà grazie ad uno “stile complessivo
di vita governato dalla giusta misura in tutto: nelle parole, negli sguardi, nei cibi
e nelle bevande, negli incontri, nei gesti, nell’uso del tempo, dei media”, per non
incorrere ad esempio in forme di “dipendenza” da Internet. Infine l’esortazione ai
religiosi a “perseverare nella fedeltà creativa”, considerata come un dono di Dio.
(B.C.)