Crisi economica: si riduce il salario reale dei lavoratori
Nonostante una possibile ripresa economica a livello globale, i salari reali subiranno
un’ulteriore battuta d’arresto. Lo afferma l'Organizzazione Internazionale del Lavoro,
l'Ilo, il cui 'Global Wage Report 2009' è in discussione da oggi presso la sede centrale
a Ginevra, insieme all'attuazione del Patto Globale per l'Occupazione. Tra gli interventi
caldeggiati dall’organizzazione internazionale, che riunisce parti sociali, governi
e imprenditoria, l’enfasi viene posta sulla necessità di mantenere le misure sostegno
all'occupazione e delle produttività. Lo studio evidenzia, infatti, che nella metà
dei 35 Paesi esaminati i salari reali mensili si sono ridotti spesso a causa della
riduzione delle ore di lavoro. Sull’allarme lanciato dal Rapporto Stefano Leszczynski
ha intervistato Furio Rosati, funzionario dell’Ilo.
R. – Ci sono
almeno due ordini di motivi per cui questo dato è preoccupante. Il primo indica che
in effetti la crisi ha avuto un impatto per coloro che percepiscono redditi più bassi.
Inoltre si è osservata in questi anni una riduzione dei salari in una fase di rapida
trasformazione economica poco regolata, come quella che abbiamo osservato, che comporterà
probabilmente un ulteriore aumento della disuguaglianza all’interno dei Paesi, generando
quindi anche problemi di tensioni tra gruppi sociali.
D.
– Rischia di risultare anche una sorta di falla nel processo di ripresa economica,
c’è qualcosa che può inficiare poi gli sforzi che sono stati messi in campo fino ad
oggi?
R. – Il fatto che i salari crescano poco –
o addirittura, come sembra, si siano ridotti in numerosi Paesi – vuol dire che parte
della ripresa che ci aspettiamo provenire dalla domanda privata sarà minore e quindi
questo determina sicuramente un rallentamento delle possibilità di ripresa e richiederà,
per essere compensato, uno sforzo ulteriore da parte dei governi, con tutti i problemi,
poi, in termini di finanziamento del disavanzo che ben conosciamo. Vorrei poi sottolineare
anche un’altra cosa: il dato sui salari è preoccupante di per sé, ma dobbiamo tener
presente che, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, una parte abbastanza grande
della popolazione non percepisce salari e ovviamente questo tipo d’attività economiche
soffriranno ancora di più da una riduzione della domanda o da minor crescita della
domanda che deriva da salari che non crescono e che addirittura si riducono.
D.
– Quali sono quindi le aspettative di trovare una risposta alle problematiche che
il rapporto sottolinea?
R. – Quello che dicono gli
analisti è che assistiamo ad una trasformazione strutturale del sistema produttivo.
Per fare un esempio, il sistema produttivo italiano uscirà profondamente trasformato
da questa crisi; una serie di imprese che sopravvivevano al margine giocando su prezzi
bassi rispetto alla competizione internazionale, probabilmente non rientreranno più
sul mercato, anche quando la crisi è finita. Non solo ci sarà quindi da discutere
della situazione, di come proteggere i salari attraverso interventi che riguardano
il salario minimo e così via, ma anche, in una prospettiva più ampia, come seguire
e tutelare i lavoratori in una fase che sarà, anche durante la ripresa, di profonda
trasformazione dei sistemi di produzione.