2009-11-04 11:55:06

Un anno fa l’elezione di Barack Obama: intervista con l’ambasciatore Miguel H. Diaz


Il 4 novembre del 2008, Barack Obama vinceva le elezioni per la Casa Bianca diventando il primo afro-americano ad essere eletto presidente degli Stati Uniti. Un evento dal forte impatto simbolico, come prontamente riconobbe il suo stesso avversario John McCain. Il leit motiv della campagna elettorale di Obama fu la speranza nel cambiamento. Un tema, questo, su cui si sofferma l’ambasciatore americano presso la Santa Sede, Miguel H. Diaz, intervistato da Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

R. – I think that one year later...
Penso che un anno dopo quella speranza sia ancora viva. Ho già visto dei cambiamenti che sono avvenuti sia a livello interno che internazionale. Possiamo indicarne alcuni: Obama ha ispirato una nuova generazione di leader; sul fronte interno, ha preservato la nazione dalla depressione economica e sta attualmente spingendo per la riforma sanitaria, così che tutti gli americani possano godere di questo diritto fondamentale. Anche a livello internazionale, vedo una speranza viva su un certo numero di questioni. Obama si è impegnato a diminuire l’arsenale nucleare per promuovere la pace. Ha messo insieme le persone, per promuovere un dialogo, come il suo discorso al Cairo testimonia. Quindi, come ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede sono convinto al cento per cento che il messaggio di speranza del presidente è ancora vivo e che le persone di fede possano tradurlo in azione all’interno di una società democratica pluralistica. Alcune delle sue idee ci invitano proprio a far questo.

 
D. – Barack Obama si è presentato agli americani come un “costruttore di ponti”. Non è un’impresa facile, se si pensa ad una questione come l’aborto. Riuscirà a trovare un terreno comune con i suoi critici?

 
R. – From the beginning he has...
Dal principio ha sostenuto che su questioni difficili dobbiamo stare insieme per costruire un terreno comune, che dobbiamo opporci, se dobbiamo, senza essere sgradevoli l’uno con l’altro. E quindi egli ha già mostrato di avere la buona volontà di portare le persone attorno ad un tavolo per discutere, di confrontarci con prospettive differenti. Viviamo in un momento storico nel quale abbiamo bisogno di stare insieme, di trovare un terreno comune, di trovare dei modi con i quali possiamo costruire la pace, anche se possiamo essere in disaccordo l’uno con l’altro.

 
D. – Uno dei maggiori eventi di quest’anno è stato il discorso del presidente all’Università del Cairo. Un nuovo inizio nel dialogo tra gli Stati Uniti e il mondo musulmano, molti hanno detto. Che aspettative ha sul questo fronte?

 
R. – I think that the entire world...
Penso che il mondo intero sia stato emozionato nel sentirlo pronunciare il discorso al Cairo e ritengo che questo evento fornisca l’opportunità di trasformare il dialogo interreligioso in un servizio interreligioso per il bene comune della famiglia umana. La mia aspettativa è di continuare ad impegnarci nel dialogo interreligioso per il bene della trasformazione del mondo verso un futuro migliore per i nostri bambini e per quelli che erediteranno il pianeta.

 
D. – Un altro momento rilevante di questo primo anno del presidente è stata l’udienza dal Papa in Vaticano. Per lei qual è stato l’aspetto più importante di quell’incontro?

 
R. – I think the president was very...
Penso che il presidente sia stato davvero onorato e molto toccato dall’incontro con Benedetto XVI e che abbia apprezzato l’opportunità di incontrarlo e ascoltarlo su varie questioni. Questo presidente e questa amministrazione vogliono ascoltare gli altri, imparare dagli altri e quindi penso che per lui tutto l’incontro sia stato importante. So che il presidente apprezza il rapporto che abbiamo con la Santa Sede, come entità sovrana, attore globale umanitario e voce morale.

 
D. – Quali sono le sue speranze per il futuro di Barack Obama alla Casa Bianca?

 
R. – My hope is that we can continue…
La mia speranza è che continuiamo ad ascoltare il messaggio centrale del presidente su quello che possiamo fare insieme. Non è quello che il presidente Obama può fare da solo, ma quello che noi come comunità di persone possiamo raggiungere insieme. Quindi la mia speranza è che noi possiamo cogliere questo momento come nazione e come mondo a beneficio della famiglia umana.







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