Un anno fa l’elezione di Barack Obama: intervista con l’ambasciatore Miguel H.
Diaz
Il 4 novembre del 2008, Barack Obama vinceva le elezioni per la Casa Bianca diventando
il primo afro-americano ad essere eletto presidente degli Stati Uniti. Un evento dal
forte impatto simbolico, come prontamente riconobbe il suo stesso avversario John
McCain. Il leit motiv della campagna elettorale di Obama fu la speranza nel
cambiamento. Un tema, questo, su cui si sofferma l’ambasciatore americano presso la
Santa Sede, Miguel H. Diaz, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. – I think
that one year later... Penso che un anno dopo quella speranza sia ancora
viva. Ho già visto dei cambiamenti che sono avvenuti sia a livello interno che internazionale.
Possiamo indicarne alcuni: Obama ha ispirato una nuova generazione di leader; sul
fronte interno, ha preservato la nazione dalla depressione economica e sta attualmente
spingendo per la riforma sanitaria, così che tutti gli americani possano godere di
questo diritto fondamentale. Anche a livello internazionale, vedo una speranza viva
su un certo numero di questioni. Obama si è impegnato a diminuire l’arsenale nucleare
per promuovere la pace. Ha messo insieme le persone, per promuovere un dialogo, come
il suo discorso al Cairo testimonia. Quindi, come ambasciatore degli Stati Uniti presso
la Santa Sede sono convinto al cento per cento che il messaggio di speranza del presidente
è ancora vivo e che le persone di fede possano tradurlo in azione all’interno di una
società democratica pluralistica. Alcune delle sue idee ci invitano proprio a far
questo.
D. – Barack Obama si è presentato agli americani
come un “costruttore di ponti”. Non è un’impresa facile, se si pensa ad una questione
come l’aborto. Riuscirà a trovare un terreno comune con i suoi critici?
R.
– From the beginning he has... Dal principio ha sostenuto che su questioni
difficili dobbiamo stare insieme per costruire un terreno comune, che dobbiamo opporci,
se dobbiamo, senza essere sgradevoli l’uno con l’altro. E quindi egli ha già mostrato
di avere la buona volontà di portare le persone attorno ad un tavolo per discutere,
di confrontarci con prospettive differenti. Viviamo in un momento storico nel quale
abbiamo bisogno di stare insieme, di trovare un terreno comune, di trovare dei modi
con i quali possiamo costruire la pace, anche se possiamo essere in disaccordo l’uno
con l’altro.
D. – Uno dei maggiori eventi di quest’anno
è stato il discorso del presidente all’Università del Cairo. Un nuovo inizio nel dialogo
tra gli Stati Uniti e il mondo musulmano, molti hanno detto. Che aspettative ha sul
questo fronte?
R. – I think that the entire world... Penso
che il mondo intero sia stato emozionato nel sentirlo pronunciare il discorso al Cairo
e ritengo che questo evento fornisca l’opportunità di trasformare il dialogo interreligioso
in un servizio interreligioso per il bene comune della famiglia umana. La mia aspettativa
è di continuare ad impegnarci nel dialogo interreligioso per il bene della trasformazione
del mondo verso un futuro migliore per i nostri bambini e per quelli che erediteranno
il pianeta.
D. – Un altro momento rilevante di
questo primo anno del presidente è stata l’udienza dal Papa in Vaticano. Per lei qual
è stato l’aspetto più importante di quell’incontro?
R.
– I think the president was very... Penso che il presidente sia stato davvero
onorato e molto toccato dall’incontro con Benedetto XVI e che abbia apprezzato l’opportunità
di incontrarlo e ascoltarlo su varie questioni. Questo presidente e questa amministrazione
vogliono ascoltare gli altri, imparare dagli altri e quindi penso che per lui tutto
l’incontro sia stato importante. So che il presidente apprezza il rapporto che abbiamo
con la Santa Sede, come entità sovrana, attore globale umanitario e voce morale.
D.
– Quali sono le sue speranze per il futuro di Barack Obama alla Casa Bianca?
R.
– My hope is that we can continue… La mia speranza è che continuiamo ad
ascoltare il messaggio centrale del presidente su quello che possiamo fare insieme.
Non è quello che il presidente Obama può fare da solo, ma quello che noi come comunità
di persone possiamo raggiungere insieme. Quindi la mia speranza è che noi possiamo
cogliere questo momento come nazione e come mondo a beneficio della famiglia umana.