Il Papa all'udienza generale: utili e necessarie le discussioni teologiche ma abbiano
lo scopo di far trionfare la verità nella carità
Il Papa nell’udienza generale di oggi ha affrontato la celebre controversia teologica
tra San Bernardo di Chiaravalle e Abelardo nel 12.mo secolo. Ha sottolineato “la necessità
di una sana discussione teologica nella Chiesa, soprattutto quando le questioni dibattute
non sono state definite dal Magistero”. Il Papa ha ricordato che la controversia si
concluse con la “piena riconciliazione tra i due” : in entrambi “prevalse ciò che
deve veramente stare a cuore quando nasce una controversia teologica, e cioè salvaguardare
la fede della Chiesa e far trionfare la verità nella carità. Che questa sia anche
oggi l’attitudine con cui ci si confronta nella Chiesa, avendo sempre come meta la
ricerca della verità”. Ecco ampi stralci della catechesi del Papa:
Cari
fratelli e sorelle, nell’ultima catechesi ho presentato le
caratteristiche principali della teologia monastica e della teologia scolastica del
XII secolo, che potremmo chiamare, in un certo senso, rispettivamente “teologia del
cuore” e “teologia della ragione”. Tra i rappresentanti dell’una e dell’altra corrente
teologica si è sviluppato un dibattito ampio e a volte acceso, simbolicamente rappresentato
dalla controversia tra san Bernardo di Chiaravalle ed Abelardo. Per
comprendere questo confronto tra i due grandi maestri, è bene ricordare che la teologia
è la ricerca di una comprensione razionale, per quanto possibile, dei misteri della
Rivelazione cristiana, creduti per fede: fides quaerens intellectum – la fede che
cerca l’intellegibilità – per usare una definizione tradizionale, concisa ed efficace.
Ora, mentre san Bernardo, tipico rappresentante della teologia monastica, mette l’accento
sulla prima parte della definizione, cioè sulla fides - la fede, Abelardo, che è uno
scolastico, insiste sulla seconda parte, cioè sull’intellectus, sulla comprensione
per mezzo della ragione. Per Bernardo la fede stessa è dotata di un’intima certezza,
fondata sulla testimonianza della Scrittura e sull’insegnamento dei Padri della Chiesa.
La fede inoltre viene rafforzata dalla testimonianza dei santi e dall’ispirazione
dello Spirito nell’anima dei singoli credenti. Nei casi di dubbio e di ambiguità,
la fede viene protetta e illuminata dall’esercizio del Magistero ecclesiale. Così
Bernardo fa fatica ad accordarsi con Abelardo, e più in generale con coloro che sottoponevano
le verità della fede all’esame critico della ragione; un esame che comportava, a suo
avviso, un grave pericolo, e cioè l’intellettualismo, la relativizzazione della verità,
la messa in discussione delle stesse verità della fede. In tale modo di procedere
Bernardo vedeva un’audacia spinta fino alla spregiudicatezza, frutto dell’orgoglio
dell’intelligenza umana, che pretende di “catturare” il mistero di Dio. In una sua
lettera, addolorato, scrive: “L’ingegno umano si impadronisce di tutto, non lasciando
più nulla alla fede. Affronta ciò che è al di sopra di sé, scruta ciò che gli è superiore,
irrompe nel mondo di Dio, altera i misteri della fede, più che illuminarli; ciò che
è chiuso e sigillato non lo apre, ma lo sradica, e ciò che non trova percorribile
per sé, lo considera nulla, e rifiuta di credervi” (Epistola CLXXXVIII,1: PL 182,
I, 353). Per Bernardo la teologia ha un unico scopo: quello
di promuovere l’esperienza viva e intima di Dio. La teologia è allora un aiuto per
amare sempre di più e sempre meglio il Signore, come recita il titolo del trattato
sul Dovere di amare Dio (De diligendo Deo). In questo cammino, ci sono diversi gradi,
che Bernardo descrive approfonditamente, fino al culmine quando l’anima del credente
si inebria nei vertici dell’amore. L’anima umana può raggiungere già sulla terra questa
unione mistica con il Verbo divino, unione che il Doctor Mellifluus descrive come
“nozze spirituali”. Il Verbo divino la visita, elimina le ultime resistenze, l’illumina,
l’infiamma e la trasforma. In tale unione mistica, essa gode di una grande serenità
e dolcezza, e canta al suo Sposo un inno di letizia. Come ho ricordato nella catechesi
dedicata alla vita e alla dottrina di san Bernardo, la teologia per lui non può che
nutrirsi della preghiera contemplativa, in altri termini dell’unione affettiva del
cuore e della mente con Dio. Abelardo, che tra l’altro è proprio
colui che ha introdotto il termine “teologia” nel senso in cui lo intendiamo oggi,
si pone invece in una prospettiva diversa. Nato in Bretagna, in Francia, questo famoso
maestro del XII secolo era dotato di un’intelligenza vivissima e la sua vocazione
era lo studio. Si occupò dapprima di filosofia e poi applicò i risultati raggiunti
in questa disciplina alla teologia, di cui fu maestro nella città più colta dell’epoca,
Parigi, e successivamente nei monasteri in cui visse. Era un oratore brillante: le
sue lezioni venivano seguite da vere e proprie folle di studenti. Spirito religioso,
ma personalità inquieta, la sua esistenza fu ricca di colpi di scena: contestò i suoi
maestri, ebbe un figlio da una donna colta e intelligente, Eloisa. Si pose spesso
in polemica con i suoi colleghi teologi, subì anche condanne ecclesiastiche, pur morendo
in piena comunione con la Chiesa, alla cui autorità si sottomise con spirito di fede.
Proprio san Bernardo contribuì alla condanna di alcune dottrine di Abelardo nel sinodo
provinciale di Sens del 1140, e sollecitò anche l’intervento del Papa Innocenzo II.
L’abate di Chiaravalle contestava, come abbiamo ricordato, il metodo troppo intellettualistico
di Abelardo, che, ai suoi occhi, riduceva la fede a una semplice opinione sganciata
dalla verità rivelata. Quelli di Bernardo non erano timori infondati ed erano condivisi,
del resto, anche da altri grandi pensatori del tempo. Effettivamente, un uso eccessivo
della filosofia rese pericolosamente fragile la dottrina trinitaria di Abelardo… Anche
in campo morale il suo insegnamento non era privo di ambiguità: egli insisteva nel
considerare l’intenzione del soggetto come l’unica fonte per descrivere la bontà o
la malizia degli atti morali, trascurando l’oggettivo significato e valore morale
delle azioni…………. È questo un aspetto molto attuale per la nostra epoca, nella quale
la cultura appare spesso segnata da una crescente tendenza al relativismo etico……………
Non bisogna dimenticare, comunque, anche i grandi meriti di Abelardo, che ebbe molti
discepoli e contribuì decisamente allo sviluppo della teologia scolastica, destinata
a esprimersi in modo più maturo e fecondo nel secolo successivo. Né vanno sottovalutate
alcune sue intuizioni, come, ad esempio, quando afferma che nelle tradizioni religiose
non cristiane c’è già una preparazione all’accoglienza di Cristo, il Verbo divino. Che
cosa possiamo imparare……… dal confronto, dai toni spesso accesi, tra Bernardo e Abelardo,
e, in genere, tra la teologia monastica e quella scolastica? Anzitutto credo che esso
mostri l’utilità e la necessità di una sana discussione teologica nella Chiesa, soprattutto
quando le questioni dibattute non sono state definite dal Magistero, il quale rimane,
comunque, un punto di riferimento ineludibile. San Bernardo, ma anche lo stesso Abelardo,
ne riconobbero sempre senza esitazione l’autorità. Inoltre, le condanne che quest’ultimo
subì ci ricordano che in campo teologico deve esserci un equilibrio tra quelli che
possiamo chiamare i principi architettonici datici dalla Rivelazione e che conservano
perciò sempre la loro prioritaria importanza, e quelli interpretativi suggeriti dalla
filosofia, cioè dalla ragione, e che hanno una funzione importante ma solo strumentale.
Quando tale equilibrio …………. viene meno, la riflessione teologica rischia di essere
viziata da errori, ed è allora al Magistero che spetta l’esercizio di quel necessario
servizio alla verità che gli è proprio. Inoltre, occorre mettere in evidenza che,
tra le motivazioni che indussero Bernardo a “schierarsi” contro Abelardo e a sollecitare
l’intervento del Magistero, vi fu anche la preoccupazione di salvaguardare i credenti
semplici ed umili, i quali vanno difesi quando rischiano di essere confusi o sviati
da opinioni troppo personali e da argomentazioni teologiche spregiudicate, che potrebbero
mettere a repentaglio la loro fede. Vorrei ricordare, infine,
che il confronto teologico tra Bernardo e Abelardo si concluse con una piena riconciliazione
tra i due, grazie alla mediazione di un amico comune, l’abate di Cluny, Pietro il
Venerabile…….. Abelardo mostrò umiltà nel riconoscere i suoi errori, Bernardo usò
grande benevolenza. In entrambi prevalse ciò che deve veramente stare a cuore quando
nasce una controversia teologica, e cioè salvaguardare la fede della Chiesa e far
trionfare la verità nella carità. Che questa sia anche oggi l’attitudine con cui ci
si confronta nella Chiesa, avendo sempre come meta la ricerca della verità.