Alda Merini: testimonianza di padre Pasquale che l'ha accompagnata nelle ultime ore
Funerali di Stato oggi nel Duomo di Milano per Alda Merini, la poetessa scomparsa
lo scorso primo novembre all’ospedale San Paolo del capoluogo lombardo. Tante le persone
che le hanno reso omaggio in questi giorni nella camera ardente allestita nelle sale
del Comune di Milano. Benedetta Capelli ha raccolto la testimonianza di padre
Gianluigi Pasquale, frate cappuccino e docente di teologia alla Pontificia Università
Lateranense di Roma, che ha trascorso con Alda Merini le sue ultime ore:
R. – Alda
Merini ed io ci conoscevamo indirettamente per i libri che ho scritto su Padre Pio
e perché lei voleva che facessi una prefazione al suo ultimo libro che uscirà postumo;
un libro di poesie tutte dedicate a San Pio da Pietrelcina. Sono salito all’ottavo
piano, dov’era ricoverata nella sua stanza privata ed ho trovato Alda Merini che aveva
un po’ bruciacchiato tutta la camera di mozziconi di sigarette. Aveva anche decorato
la stanza di immagini sacre. Lei, con una nonchalance unica, ha chiesto all’infermiera
che le mettessero lo smalto rosso sulle unghie e poi ha chiesto il Sacramento della
Confessione. Mi ha fatto poi leggere alcune poesie che aveva dedicato a Giovanni Paolo
II – del quale era una grande estimatrice – ed anche una preghiera a Benedetto XVI.
Ad un certo punto, con l’indice della mano destra, ha indicato il quadro di Padre
Pio che era appeso sul muro ed ha voluto, sul letto di morte, farsi fotografare con
questa immagine. Ha poi indicato il comodino ed ho visto che lì c’era una reliquia
di Padre Pio molto sgualcita, che portava con sé da fanciulla. Ho visto che lei l’ha
stretta ed io le ho fatto un segno della Croce sulla fronte. Ecco, in quel momento
– non ho timore di dirlo né come teologo né come sacerdote – mi sono sentito penetrare
l’anima dallo sguardo profondo di Alda Merini.
D.
– Se lei dovesse definire la spiritualità di Alda Merini quali sarebbero le parole
più adatte?
R. – Alda Merini, secondo me, è riuscita,
attraverso la sua poesia e l’arte poetica, a trasmettere la vera umanità del cristianesimo.
Nelle sue poesie ad esempio dice: "Gesù, tu sei stato confitto sul legno della Croce,
il cui legno era anche il legno di tuo papà, il falegname". Ecco, lei spargeva schegge
di carne dell’umanità del cristianesimo su credenti e non credenti. In questo senso
aveva un’arte poetica proprio da autentica credente.
D.
– Alda Merini ha conosciuto il dolore, lo ha espresso nelle sue composizioni ma ha
anche avuto il dono e la consolazione della fede…
R.
– Sì. E’ morta però con un grande dolore: prima di morire non ha potuto vedere la
figlia Eleonora. E a proposito della fede, della grande capacità che hanno i Santi
di poter stare vicino a noi, voglio raccontare un aneddoto. Alda Merini sapeva che
Padre Pio si manifestava e si manifesta con il profumo, allora mi disse - sul letto
di morte - scherzando: “Quanto vorrei che Padre Pio mi facesse sentire il profumo
di un’ultima sigaretta!”. Questo era per dire che lei sapeva che Padre Pio appare
a chi lo invoca. Era il senso di una fede cristiana e popolare che lei aveva. Questa
era Alda Merini: una cristiana in senso positivo “folle”, cioè andava al di là dei
confini e dei parametri normali.