Padre Lombardi esprime stupore e rammarico per la sentenza della Corte europea: il
Crocifisso segno di offerta di amore di Dio e accoglienza per l'umanità
“Amarezza e non poche perplessita’”. Così la Conferenza episcopale italiana commenta
la sentenza con cui la Corte dei Diritti dell’uomo di Strasburgo ha definito la presenza
dei Crocefissi nelle aule scolastiche una violazione del diritto dei genitori di “educare
i figli secondo le loro convinzioni” e una violazione della “libertà di religione
degli alunni”. Il caso deriva dal ricorso di una donna italo-finlandese che si è appellata
all’Europa dopo che i tribunali italiani avevano respinto la richiesta di rimuovere
il Crocifisso dalla scuola dei figli. La sentenza prevede un risarcimento di cinquemila
euro per danni morali dal governo italiano, che annuncia il ricorso. La nota di Padre
Federico Lombardi, direttore generale della Radio Vaticana
La
sentenza della Corte europea è stata accolta in Vaticano con stupore e rammarico. Il
Crocifisso è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza
per tutta l’umanità. Dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di
esclusione o di limitazione della libertà. Non è questo, e non lo è nel sentire comune
della nostra gente. In particolare, è grave voler emarginare dal mondo educativo
un segno fondamentale dell’importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura
italiana. La religione dà un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale
delle persone, ed è una componente essenziale della nostra civiltà. E’ sbagliato e
miope volerla escludere dalla realtà educativa. Stupisce poi che una Corte
europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata alla identità
storica, culturale, spirituale del popolo italiano. Non è per questa via che si viene
attratti ad amare e condividere di più l’idea europea, che come cattolici italiani
abbiamo fortemente sostenuto fin dalle sue origini. Sembra che si voglia disconoscere
il ruolo del cristianesimo nella formazione dell’identità europea, che invece è stato
e rimane essenziale.