2009-11-03 13:19:33

La preghiera di Benedetto XVI sulle tombe dei predecessori nelle Grotte Vaticane


Nel giorno in cui, ieri, la Chiesa ha commemorato i fedeli defunti in tutto il mondo, si è rinnovata, in serata, la tradizionale cerimonia che ha visto Benedetto XVI scendere all’interno delle Grotte Vaticane, nella Basilica di San Pietro, e soffermarsi in preghiera in suffragio dei Pontefici suoi predecessori. Il servizio di Cecilia Seppia:RealAudioMP3

Una preghiera intensa e solenne in ricordo di chi prima di lui fu pastore della Chiesa universale, successore di Pietro. L’ha rivolta Benedetto XVI, durante la sua visita all’interno delle Grotte Vaticane, dove sono sepolti i suoi predecessori.

 
“In queste Grotte Vaticane, affidiamo alla misericordia del Padre, coloro che hanno qui il loro sepolcro ed attendono la resurrezione della carne e in particolare Papa Giovanni Paolo II e gli altri Sommi Pontefici che hanno svolto il servizio di pastori della Chiesa universale, perché siano partecipi dell’eterna Liturgia del cielo”.

 
Durante la preghiera, è stata proclamata la lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi in cui l’Apostolo delle genti ci esorta ad attendere la venuta del Salvatore che trasfigurerà il nostro misero corpo mortale per unirci alla sua Gloria. Poi il pensiero del Pontefice è andato a tutti i familiari, gli amici e i benefattori defunti. Nella preghiera dei fedeli, anche quella per tutti coloro che sono vittime di ogni forma di violenza, perché il loro sacrificio affretti un’era di fraternità e pace.

 
Perché preghiamo per i nostri defunti? E quale rapporto hanno con noi vivi. Cosa si intende per "anima del defunto"? Sono alcune delle domande alle quali risponde con profondità il libro recentemente pubblicato dall'Editrice Ancora, intitolato "Pensieri durante un funerale". L'autore è il sacerdote, Pierluigi Plata, che svolge attualmente il ruolo di direttore spirituale del seminario Maggiore dell'ordinariato militare in Italia. Fabio Colagrande gli ha chiesto di rispondere ad alcune di queste domande:RealAudioMP3

R. – Dobbiamo pregare per tutti i nostri defunti perché in questo modo compiamo un atto d’amore. Tant’è vero che noi possiamo ancora aiutare i nostri defunti qui, in terra, forse ancora di più di quand’erano vicino a noi, perché una preghiera, un atto di suffragio, applicare a loro l’indulgenza particolare o plenaria, far celebrare delle Messe in suffragio è un grande atto di carità per loro. Precisiamo anche che pregare per i defunti non è vano, perché io non so che vita ha vissuto intimamente il defunto con Dio, perciò non posso sapere se è stato escluso dalla partecipazione divina – ha cioè purtroppo scelto egli stesso l’Inferno – oppure se si trova nello stato di purificazione, in Purgatorio, o già nella gloria celeste. Ecco perché serve pregare: perché io devo sempre pensare che lui abbia scelto Dio.

 
D. – Una domanda che sorge spesso spontanea nei pensieri che si fanno in un’occasione così triste come un funerale è: “Avrei voluto fare di più per lui, ora è proprio troppo tardi”. Ma è davvero troppo tardi?

 
R. – Non è troppo tardi, perché grazie alla comunione dei Santi – come ha detto domenica all’Angelus il Papa – noi possiamo avere una possibilità di fare ancora qualcosa per loro. Certo, dobbiamo ravvederci e nello stesso tempo dev’essere un monito, un’esortazione per fare di più per le persone che stanno vicine a noi, vivono insieme a noi, che condividono tutta l’esistenza, i nostri affetti, le nostre croci e tribolazioni. Nonostante la perdita prematura di una persona, noi possiamo continuare ancora per lei, in suo suffragio. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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