Dibattito in Australia sui servizi sanitari cattolici
“Motivi che hanno poco a che fare con l’efficienza dei servizi sanitari”. Con queste
parole – riportate dall’Osservatore Romano – il cardinale George Pell, arcivescovo
di Sydney, è intervenuto nel dibattito che da giorni sta infiammando in Australia.
La vicenda riguarda la possibile vendita del Calvary Public Hospital, una struttura
sanitaria di Canberra che offre 250 posti letto, la cui proprietà e gestione è di
pertinenza della Little Company of Mary, istituto di religiose cattoliche fondato
nel 1887 a Nottingham, in Gran Bretagna. Il Governo laburista ha avanzato all'istituto
religioso un'offerta di 77 milioni di dollari per l'acquisto della struttura motivando
l'iniziativa con la volontà di favorire gli investimenti per implementare i servizi
sanitari. Secondo le intenzioni dell’esecutivo, questo comporterebbe un risparmio
in tasse per i cittadini pari a 145 milioni di dollari in più di vent'anni. La proposta
del Governo includerebbe la possibilità per l'istituto religioso di acquistare in
cambio la Clare Holland House, una struttura sanitaria per le cure palliative, confinante
con l'ospedale, il cui valore è fissato a 9 milioni di dollari. Il cardinale Pell
ritiene che la questione relativa al Calvary Public Hospital possa rientrare "in un
contesto più ampio di ostilità nei riguardi della partecipazione dei religiosi nella
vita pubblica e nelle strutture di servizi". Una preoccupazione condivisa da molti
altri responsabili della comunità cattolica. Si teme infatti che i nosocomi gestiti
dalla comunità cattolica possano passare in mano pubblica, innescando così un processo
di progressiva eliminazione dell'influenza della comunità cattolica nella vita pubblica.
Una partecipazione molto attiva e sentita che conta tra l'altro la gestione di una
sessantina di ospedali 407 residenze per anziani e disabili, 164 orfanotrofi e asili,
480 centri di reinserimento sociale e 210 consultori per la famiglia e la difesa della
vita. Tra le iniziative avviate c'è la creazione di apposite strutture di assistenza
per le donne, al fine di limitare la piaga degli aborti, che in Australia hanno superato
il numero dei 90 mila l'anno. (B.C.)