2009-11-03 15:30:27

Cile: l’episcopato contrario ad un’apertura sulle unioni di fatto


La Chiesa cattolica cilena, con una nota della presidenza della Conferenza episcopale, ieri ha espresso preoccupazione di fronte al fatto che la Camera dei Deputati, nel corso di una combattuta campagna elettorale per le presidenziali di dicembre, ha aperto una discussione per trovare norme che consentano di regolare le unioni di fatto. Si tratta tra l’altro di un’iniziativa del Movimento per l’integrazione e la liberazione omosessuale (Movilh) che si propone di far rientrare nella dicitura “unione di fatto” anche le unioni tra persone dello stesso sesso. Quindi non si esclude che il dibattito in corso possa concludersi con una vera e propria legalizzazione delle coppie gay. La Chiesa, nella sua nota dal titolo:“Difendiamo il matrimonio per il bene del Cile”, ritiene che il Paese sia di fronte a eventuali leggi che potrebbero “diminuire il valore e il senso del matrimonio” e pertanto rivolge ai legislatori diverse domande con lo “scopo di chiarire la situazione”. “Come mai si cerca di dare una specie di statuto giuridico speciale a persone che potendo sposarsi non lo fanno? come mai si cerca di risolvere problemi patrimoniali e di eredità con nuove norme mentre le leggi che regolano il matrimonio già hanno risolto questi quesiti?” I presuli cileni soprattutto si chiedono “come mai, in un momento intenso di campagna elettorale e a pochi giorni della chiusura estiva del Parlamento, si pretenda di votare con tanta fretta” una materia per la quale occorre “un dibattito” tra idee mature e in un clima di serenità. I vescovi ribadiscono quanto già hanno espresso in altri documenti sulla dignità della persona, sulla sacralità della vita, sulla natura e ruolo del matrimonio tra persone di sesso diverso e quindi sulla famiglia più in generale. E sempre rivolgendosi ai deputati domandano se “non sarebbe meglio incoraggiare i giovani cileni al matrimonio”, promuovendo misure adeguate e opportune in favore di coloro che scelgono l’unione sponsale a tutti gli effetti e che decidono di passare da situazioni di fatto a regolarizzazioni piene. I cinque presuli membri della presidenza, sotto la guida del vescovo di Rancagua, mons. Alejandro Goic, presidente della Conferenza episcopale, chiedono - “a coloro che sono stati scelti dai cittadini” - “che ci conducano al bene comune e non si lascino trascinare da azioni frettolose e pericolose”, poiché si tratta di decidere su materie delicate per la persona e la nazione, per il suo presente e per il suo futuro. Infine i vescovi chiedono ai cristiani di riflettere sui valori veri di una società fondata sugli insegnamenti del Vangelo misurando in ogni istante le “dolorose conseguenze sociali e personali che si potrebbero subire con l’indebolimento del matrimonio”. (A cura di Luis Badilla)







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